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Omicron fa sempre più paura, primo morto nel Regno Unito

Il premier Boris Johnson ha invitato tutti ad andare a ricevere la terza dose del vaccino. KEYSTONE/AP/Adrian Dennis sda-ats

(Keystone-ATS) La paura per la variante Omicron del coronavirus si diffonde dal Regno Unito, che registra il primo decesso causato dalla mutazione, al resto del mondo.

“C’è almeno un morto”, ha annunciato il primo ministro britannico Boris Johnson ritrovatosi ancora una volta al centro della guerra contro il Covid.

Quel ‘at least’ (almeno) non può che preoccupare, mentre arriva la notizia che negli ospedali inglesi ci sono 10 ricoverati per l’infezione dalla variante. Ma il bilancio dei decessi e il numero dei ricoverati è destinato a peggiorare giorno dopo giorno, “in modo drammatico”, come ha ricordato in serata il ministro della Sanità, Sajid Javid. Omicron è stata riscontrata nel 20% dei casi in Inghilterra e nel 44% a Londra.

“Entro domani sarà la maggioranza dei casi e sta aumentando sempre di più”, è la previsione fatta da Johnson. Che sia questione di ore o al massimo giorni poco conta, ci si deve quindi preparare al peggio e Nhs England (il servizio sanitario inglese) ha annunciato che tornerà al suo più alto livello di preparazione alle emergenze, chiamato ‘Level Four National Incident’, quello in vigore ai tempi bui della pandemia.

Sì perché i tassi di crescita di Omicron sono “senza precedenti”: 1576 nuovi casi nelle ultime 24 ore, col totale nel Regno a 4713. Al ritmo attuale la variante Delta verrà presto scalzata e non sarà più dominante. Come ha detto Johnson, bisogna “mettere da parte” le valutazioni sul fatto che Omicron sia più o meno pericolosa e piuttosto “riconoscere semplicemente il ritmo con cui accelera attraverso la popolazione”.

Gli ultimi dati generali dei contagi nel Regno vedono 54’661 casi di Covid e 38 decessi, segno che al momento comunque il sistema ‘regge’. Se ieri il premier Johnson aveva chiamato a ‘battaglia’ i britannici, con un appello tv alla nazione visto da milioni di persone e la richiesta di andare al più presto a vaccinarsi con la terza dose, anche detta ‘booster’, la risposta a quella chiamata c’è stata senza dubbio. Sono stati segnalati da parte di molti utenti lunghe attese, ritardi e disagi tecnici a fronte di un intasamento del sito dedicato dal servizio sanitario alla prenotazione dei booster. Mentre sembra di vedere un Paese intero in coda per il richiamo con le migliaia di persone in attesa di riceverlo davanti a numerosi centri di vaccinazione a Londra e nel resto dell’Inghilterra.

Il governo promette che non mancano le munizioni in questa battaglia, rappresentate da un milione di dosi al giorno, l’obiettivo ambizioso per salvare le feste di Natale e contrastare l'”ondata” di contagi in arrivo a causa della variante. O lo “tsunami” di infezioni, come ha detto la First Minister scozzese, Nicola Sturgeon, pronta a introdurre nuove restrizioni dopo che Johnson è passato per l’Inghilterra al piano B di misure e oggi non ha escluso la possibilità di doverle ulteriormente inasprire anche se per ora non ce ne sarebbe bisogno.

Passaggio quello del leader Tory che non si preannuncia però facile quando domani verrà votato alla Camera dei Comuni. Se infatti non ci sono ostacoli all’approvazione del pacchetto di misure è la modalità con cui questa può avvenire che preoccupa BoJo. Decine di deputati conservatori, fra 60 e 70 secondo le stime dei media, si preparano a una ‘ribellione’ contro le restrizioni ma anche in segno di protesta per i recenti scandali e passi falsi che hanno riguardato il premier: forse sarà costretto a dover ricorrere alla ‘stampella’ dell’opposizione laburista per il voto in Parlamento.

Intanto la corsa della Omicron a livello mondiale continua, presente ormai in almeno 63 Paesi. La Cina ha identificato il suo primo caso a Tianjin, a 150 chilometri a est di Pechino e si tratta di un viaggiatore arrivato dall’estero il 9 dicembre, ricoverato in isolamento in ospedale. Un altro primo caso è stato registrato in Pakistan, mentre altri 15 nuovi contagi sono segnalati in Israele, portando il totale a 67, di cui 13 non sono completamente vaccinati. Mentre introducono misure di contenimento altri Paesi, come la Danimarca, pronta a ridurre a 4 mesi e mezzo l’intervallo di tempo tra la seconda e la terza dose per tutti gli over 40.

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