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Onu: raggiunto l’accordo sulla protezione degli oceani

L'Alto mare svolge un ruolo vitale nel sostenere le attività di pesca, nel fornire habitat a specie cruciali per la salute del pianeta e nel mitigare l'impatto della crisi climatica. KEYSTONE/EPA/ALEJANDRO ZEPEDA sda-ats

(Keystone-ATS) Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno finalmente raggiunto un accordo, dopo anni di negoziati, per proteggere l’Alto mare, un tesoro fragile e vitale che copre quasi la metà del pianeta.

“La nave ha raggiunto la riva”, ha annunciato il presidente della conferenza Rena Lee presso la sede delle Nazioni Unite a New York poco prima delle 21.30 di ieri ora locale (le 3.30 di oggi in Svizzera) tra gli applausi dei delegati.

L’Alto mare è l’area di mare che si trova al di là della zona economica esclusiva (ZEE) nazionale – oltre le 200 miglia nautiche (370,4 chilometri) dalla costa, se gli Stati hanno dichiarato la ZEE – e occupa circa due terzi dell’oceano. Questa zona fa parte delle acque internazionali, quindi al di fuori delle giurisdizioni nazionali, in cui tutti gli Stati hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca, per esempio.

Allo stesso tempo, l’Alto mare svolge un ruolo vitale nel sostenere le attività di pesca, nel fornire habitat a specie cruciali per la salute del pianeta e nel mitigare l’impatto della crisi climatica.

Finora nessun governo si è assunto la responsabilità della protezione e della gestione sostenibile delle risorse dell’Alto mare, il che rende queste zone vulnerabili. Di conseguenza, alcuni degli ecosistemi più importanti del pianeta sono a rischio, con conseguente perdita di biodiversità e habitat. Secondo le stime, tra il 10% e il 15% delle specie marine è già a rischio di estinzione.

Greenpeace: “momento storico”

Il trattato è una “vittoria monumentale per la protezione degli oceani e un segnale importante del fatto che il multilateralismo funziona ancora, in un mondo sempre più diviso”, afferma Greenpeace in una nota.

L’accordo dà una possibilità concreta all’obiettivo 30×30: proteggere il 30% degli oceani entro il 2030. Il testo, frutto di un negoziato serrato, presenta comunque dei punti critici e adesso sta ai governi ratificare al più presto il trattato e quindi metterlo in pratica in modo rapido, efficace ed equo, si legge nella nota.

“Questo è un momento storico per la protezione della natura e degli oceani. Ed è anche un segnale che in un mondo sempre più diviso, la protezione della natura e delle persone può trionfare sui calcoli della geopolitica”, dichiara Laura Meller di Greenpeace, citata nella nota. “Ci congratuliamo con tutti i paesi per aver raggiunto un compromesso mettendo da parte le diverse posizioni e producendo un trattato che ci permetterà di proteggere il mare, aumentare la nostra resistenza ai cambiamenti climatici e proteggere la vita e il benessere di miliardi di persone”, aggiunge.

Reazione analoga da parte dell’Ue. “È un momento storico per i nostri oceani. Facciamo un passo avanti fondamentale per preservare la vita marina e la biodiversità che sono essenziali per noi e per le generazioni a venire”, afferma il commissario europeo per l’ambiente Virginijus Sinkevicius su Twitter.

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