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Pigioni, aumenti per oltre un terzo degli inquilini svizzeri

(Keystone-ATS) Oltre un terzo degli inquilini svizzeri ha dovuto far fronte a un rincaro della pigione in seguito ai due aumenti del tasso ipotecario di riferimento annunciati l’anno scorso dall’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB).

Il dato emerge da un sondaggio rappresentativo condotto su mandato del portale immobiliare ImmoScout24. Come noto i proprietari hanno la possibilità di chiedere un incremento del canone d’affitto del 3% – alla successiva scadenza del contratto – per ogni 0,25 punti di incremento del tasso di riferimento. Questo indicatore, partito nel 2008 al livello massimo del 3,5%, era sceso sino al minimo di 1,25% nel marzo 2020. Nel 2023 vi sono poi stati due rialzi, rispettivamente in giugno e in dicembre: si è trattato dei primi movimenti in avanti in assoluto.

Il 62% delle 1200 persone interrogate ha indicato di non aver subito alcun aumento dell’affitto, con però differenze regionali importanti: il dato è del 55% nella Svizzera tedesca e del 78% in Romandia, mentre non è nota la quota a sud della Alpi. Stando agli esperti di ImmoScout24 i motivi del mancato rialzo possono essere diversi: oltre a considerazioni individuali da parte del locatore o dell’amministrazione, va tenuta presente la data dell’ultimo trasloco e quindi dal precedente tasso di interesse di riferimento su cui si basava la pigione.

L’11% del campione si è visto recapitare l’annuncio di ritocchi al rialzo sia dopo il primo che dopo il secondo aumento del tasso di riferimento. A questi si aggiungono coloro che hanno visto il contratto cambiare solo dopo il primo (10%) o dopo il secondo (15%) intervento. Complessivamente quindi la fattura è diventata più salata per il 36% dei locatari.

L’85% di coloro che hanno ricevuto un annuncio di aumento l’hanno accettato, mentre il 6% si è rivolto al proprietario o all’amministrazione per rinegoziare il canone e il 5% ha attivato l’autorità di conciliazione.

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