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Polemiche su biografia Netanyahu, il premier furioso

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (foto d'archivio). KEYSTONE/AP/ALEXANDER ZEMLIANICHENKO sda-ats

(Keystone-ATS) Uscita ieri nelle librerie d’Israele, la nuova biografia del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu scritta dall’editorialista di Maariv, Ben Caspit, è già al centro di un’accesa polemica fra il primo ministro e il giornalista.

Nel libro – frutto di anni di lavoro – Caspit descrive Netanyahu come una figura “ancora più complessa” di David Ben Gurion, il fondatore di Israele. Gli riconosce meriti nelle gestione dell’economia e (sia pure con moltissime riserve) anche nella protezione della sicurezza del Paese. Non esita però a qualificarlo come un personaggio “inquietante” e perfino “pericoloso per il nostro Stato e per il nostro popolo. Ci arreca danni incommensurabili – denuncia Caspit – sia all’interno sia all’estero”.

Tutto ciò sarebbe forse passato senza reazioni particolari se il giornalista non avesse dedicato attenzione alla figlia di primo letto del premier, Noa, pressoché sconosciuta agli israeliani. La tesi è che Netanyahu si sia trovato prigioniero fra l’amore paterno da un lato e il quieto vivere con la terza moglie, Sarah, e che abbia sacrificato i rapporti con la prima. Con la morte della madre di Netanyahu, Zila – sostiene Caspit – “si è spezzato l’ultimo filo che legava padre e figlia. È stata quella, per certi versi, la vittoria definitiva di Sarah, che è divenuta così l’unica donna della sua vita. La figlia maggiore è stata spazzata sotto a un tappeto”. Noa è sposata con un ebreo ortodosso, ha tre figli e risiede in un rione religioso di Gerusalemme.

Fulminea la reazione dell’ufficio del premier. Dopo aver ricordato che ancora di recente Caspit ha dovuto risarcire Sarah Netanyahu con 50 mila shekel (12 mila euro) per averla denigrata, ha bollato come “sciocchezze” i contenuti del libro. “Noa, il marito e i loro figli visitano costantemente il primo ministro e la consorte nella loro residenza ufficiale. Una verifica dei fatti avrebbe fatto crollare questa e altre menzogne di Caspit”.

Sul piano politico, Caspit riconosce a Netanyahu una sua “genialità” nel dichiarare una disponibilità di massima alla formula dei 2 Stati e tuttavia “far sì che comunque lo Stato palestinese non ci sia”. Così come l’abilità nel tradurre in sostegno politico in casa i suoi passati bisticci con i presidenti Usa. Ma ciò, secondo il giornalista, a scapito degli interessi nazionali. Non mancano poi attacchi molto duri alla politica interna di Netanyahu: l’aver fomentato nel 1995 manifestazioni di piazza contro Yitzhak Rabin, pochi mesi prima del suo assassinio, “per far vacillare il governo”; e anche, nel giorno delle elezioni politiche 2015, il videomessaggio con cui avvertiva i sostenitori del Likud che “gli arabi stanno andando a votare in massa, sostenuti dalla sinistra”. Un classico esempio di ‘fake news’, secondo Caspit, privo di riscontri, ma che gli servì a conquistare in extremis la vittoria.

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