È definitivo: la destra vince
L’Unione democratica di centro, partito di destra dura, vince le elezioni nazionali. Dopo il conteggio dei voti in tutti i cantoni, all'UDC vanno 11 seggi in più.
Il partito ha già annunciato la candidatura del tribuno Chistoph Blocher al governo. Nel caso di una non elezione, si annuncia la fine della concordanza.
Il conteggio finale dei risultati in tutti i cantoni disegna importanti spostamenti all’interno delle forze politiche del paese.Il sistema di voto proporzionale favorisce in genere la stabilità politica, ma in questo caso i risultati sono già ritenuti di portata storica.
Con 11 seggi in più, l’UDC è la chiara vincitrice di questo scrutinio. I risultati per il Consiglio nazionale confermano infatti la polarizzazione, delineatasi negli ultimi anni con il rinnovo dei parlamenti cantonali.
La marcia dell’Unione democratica di centro (UDC) non si è fermata e gli esponenti del partito hanno già annunciato battaglia nelle istituzioni.
Avanzata nella Svizzera romanda
Nel cantone di Zurigo – patria di Christoph Blocher, il leader carismatico che ha conferito all’ex-partito agrario un chiaro profilo di destra – l’UDC ha marciato sul posto, perdendo anzi un seggio, ma è a ovest, nella Svizzera romanda, che incassa i profitti di una politica senza compromessi.
Anche in Ticino l’UDC ha ottenuto un risultato di rispetto con circa il 7%. Non basta ancora per un seggio, ma il partito erode il terreno della protesta, fin ora appannaggio della Lega dei Ticinesi. Ormai l’UDC non è più solo un partito di lingua tedesca.
Sui 200 seggi del Consiglio nazionale, il partito disporrà nella nuova legislatura di 55 seggi. Ben 11 in più delle elezioni del 1999. In percentuale si passa dal 22,5% al 27,7% delle preferenze a livello nazionale.
La resistenza della sinistra
All’altro estremo della scacchiera politica, i socialisti riescono a rafforzare minimamente la propria delegazione in Parlamento. Con posizioni chiaramente contrapposte all’UDC, il Partito socialista è riuscito a consolidare la sua posizione: dal 22,5% passa ora al 24,2%.
In seggi, il partito socialista riesce a conquistare soli due posti in più. Dunque la delegazione a Palazzo federale passa da 51 a 52, cedendo il primato all’UDC.
La sorpresa a sinistra è il risultato dei Verdi. Dati per spacciati più volte, gli ecologisti ripetono l’exploit del 1991, passando da 9 a 13 seggi. Raccolgono il 7,7% dei consensi (+2,7%).
L’agonia del centro
I grandi perdenti di queste elezioni sono i partiti di centro (tranne il piccolo Partito evangelico, che conserva i suoi tre seggi). Il tracollo non riguarda solo il Partito popolare democratico, ma anche Partito liberale radicale e il Partito liberale svizzero.
Il PLR passa dal 19,9% al 16% delle preferenze, toccando il suo minimo storico e perdendo 7 seggi (da 43 a 36). Stessa perdita di seggi anche per il PPD, che manderà a Berna solo 28 deputati alla camera bassa, contro i 35 di quattro anni fa.
Il PLS dal canto suo ha perso 2 dei suoi 6 deputati e non avrà perciò più la forza necessaria a formare un gruppo parlamentare. Il partito è inoltre ormai confinato nella Svizzera romanda, avendo perso il seggio di Basilea Città.
Sulle ragioni dell’erosione del centro si avanzano alcune ipotesi. Da una parte i radicali, come partito vicino all’economia, pagano pegno per i numerosi scandali avvenuti ai piani alti dell’economia.
Dall’altra nella campagna elettorale, giudicata da più parti molto pallida, i due partiti storici del centro non sono riusciti a darsi il profilo necessario a convincere gli elettori.
Anche la partecipazione al voto – con il 42,5% ancora più bassa di quattro anni fa – avrebbe avuto un suo ruolo nello sfavorire i partiti tradizionali.
La fine della formula magica?
Dal 1959 la Svizzera è governata da un governo di concordanza. I quattro maggiori partiti si dividono i sette seggi del Consiglio federale. Rafforzando le posizioni già conquistate nel 1999, l’UDC non è però più la formazione junior, ma il primo partito nazionale con oltre un quarto dei voti.
Dopo l’annuncio dei seggi, il presidente UDC, Ueli Maurer ha già chiesto un secondo seggio in governo, proponendo proprio il candidato di punta: Christoph Blocher.
Con questa uscita sorprendente il partito mette un «aut aut» agli altri partiti di governo. Nel caso il candidato non dovesse venir eletto, il partito romperebbe la concordanza storica del governo svizzero.
Gli occhi sono già puntati al 10 dicembre, quando il nuovo parlamento riunito eleggerà il nuovo governo.
swissinfo
UDC 55 seggi (+11)
PSS 52 (+1)
PLR 36 (-7)
PPD 28 (-7)
Verdi 13 (+4)
Partecipazione al voto: 42.5% (-0.8% rispetto al 1999)
La destra avanza a larghe falcate e il clima politico cambia. Gli esponenti UDC hanno già annunciato, con tutto il peso dei loro 11 seggi in più, che chiederanno alle istituzioni una svolta a destra.
Meno tasse, meno spese pubbliche, giro di vite con l’immigrazione; questi i temi della campagna elettorale che adesso devono prendere forma.
La prima sfida sarà l’elezione del governo. Sette sono i ministri: attualmente due socialisti, due radicali, due democristiani e un solo UDC. Dalle 19.00 di domenica Christoph Blocher, l’ideologo della linea dura, è candidato ufficiale alla poltrona di secondo ministro UDC.
«O lui entra, o l’UDC abbandona il governo», ha precisato il presidente Ueli Maurer. Adesso tocca a radicali e democristiani, gli altri due partiti borghesi, rispondere alla sfida. L’UDC ha vinto, ma non ha la maggioranza assoluta.
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