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7 marionette in Consiglio federale?

I due nuovi membri del governo sono accolti dai colleghi. Keystone

L'atmosfera è tesa a Palazzo federale dopo la redistribuzione dei ministeri. I partiti di centro si sono imposti e occupano ora i dipartimenti chiave. Ma è davvero così importante? O in Svizzera il potere del governo è limitato?

I due partiti con più elettori hanno reagito con stupore quando la nuova formazione del Consiglio federale, il governo svizzero, ha annunciato lunedì la ripartizione dei dipartimenti, l’equivalente dei ministeri.

Il Partito socialista (PS) si è sentito ingannato e l’Unione democratica di centro (UDC) ha accusato i partiti di centro di volersi conquistare così il potere.

Questi due partiti hanno in parte ottenuto ragione dai politologi. «La distribuzione dei dipartimenti è relativamente importante perché ci sono effettivamente dei ministeri nei quali si può plasmare di più il discorso politico di altri», ricorda Wolf Linder. Un suo collega, Iwan Rickenbacher, aggiunge che i partiti «preferiscono vedere i loro ministri laddove il partito ha i maggiori interessi politici».

L’UDC ha definito la distribuzione di ministeri «irresponsabile», «quattro dipartimenti con un nuovo ministro, a un anno prima della fine della legislatura, è solo testardaggine».

L’attribuzione dei dipartimenti si è trasformata in una «pura dimostrazione di potere», critica dal canto suo il PS. «I partiti di centro, che assieme rappresentano circa il 30% dell’elettorato e 76 dei 200 seggi della Camera bassa, occupano ora i quattro ministeri più importanti del governo». Si tratta di un divario rispetto alla loro reale forza elettorale.

Il cambiamento è avvenuto «in una dimostrazione di potere sostenuta da una presidente della Confederazione che ha preferito portare avanti i propri interessi personali, quelli del suo partito e di Economiesuisse invece di accordare più importanza alla collegialità da lei sempre difesa e lodata», sostiene ancora il PS.

Una volta di più, ci si chiede chi tira veramente i fili in Svizzera. Entrambi i politologi sono dell’avviso che in Svizzera il potere è suddiviso tra diversi gruppi. Oltre al Consiglio federale, figura anche l’amministrazione, il parlamento, alcuni politici d’opposizione, associazioni e infine anche la popolazione con i suoi diritti popolari come l’iniziativa.

Potere sopravvalutato in crescita

Tra la popolazione, il potere del Consiglio federale è piuttosto sopravvalutato, ritiene Rickenbacher. In effetti questo potere riguarda principalmente «la possibilità di definire l’agenda a livello temporale».

Linder conferma e aggiunge: «Con l’europeizzazione e la globalizzazione, rivestono un ruolo sempre più importante gli accordi internazionali e aumenta il potere dell’esecutivo svizzero. Il parlamento non può deliberare su questo tipo di accordi come invece fa per le leggi. Li deve accettare o respingere in blocco».

L’amministrazione garantisce la continuità

I due politologi ritengono che anche l’amministrazione abbia ottenuto più potere. Infatti, grazie all’amministrazione viene garantita una certa continuità, mentre la politica è in parte «molto frenetica e a volte segue un corso oscillante» continua Linder.

«Nei ministeri rivestono un ruolo chiave i responsabili degli uffici o i segretari generali», spiega Rickenbacher. «Fino a che punto i segretari generali abbiano voce in capitolo, dipende anche dallo stile direzionale del rispettivo ministro», in altre parole, i consiglieri federali possono decidere se condividere una parte del loro potere con altri.

Per quanto riguarda invece il parlamento, i due politologi non sono completamente d’accordo. Rickenbacher ritiene piuttosto minimo l’influsso di un parlamento di milizia sulla politica, mentre Linder parla di un «rapporto di forza bilanciato» tra parlamento e Consiglio federale.

I parlamentari sono anche lobbisti

Rimane la domanda sull’influsso del mondo economico, la cui presenza in parlamento è assicurata da un folto numero di rappresentanti di diverse associazioni. Iwan Rickenbacher, lui stesso molto attivo nella capitale come lobbista, afferma senza mezzi termini: «Nel nostro sistema, i lobbisti più efficaci sono i parlamentari che fanno parte delle commissioni e difendono gli interessi delle associazioni da cui ricevono anche uno stipendio».

Rickenbacher ritiene che le associazioni economiche importanti abbiano un grande influsso. «Infatti, nel nostro paese, tutte le maggiori associazioni, l’unione degli imprenditori, i sindacati e l’unione dei contadini, sono stati fondati ancora prima dei partiti».

Wolf Linder ribadisce però che non tutte le associazioni dispongono di una buona rete di contatti. Per questo, l’industria farmaceutica ha più facilità nel portare avanti i propri interessi rispetto al settore agricolo. In generale, si può affermare «che l’influsso soprattutto dell’industria d’esportazione e dei suoi imprenditori è andato aumentando, mentre i lavoratori e i sindacati hanno perso piglio».

L’incontro segreto

Quando si parla di suddivisione del potere in Svizzera, è impossibile non accennare all’incontro annuo segreto avvolto dal mistero «Rive-Reine» che si tiene da 35 anni in un hotel per seminari della multinazionale Nestlé tra Montreux e Vevey. Nel libro «Machtiger» (I potenti), l’ex giornalista di Palazzo federale Viktor Parma menziona per la prima volta nel 2007 questi incontri.

Durante questa «conferenza segreta della Svizzera» (Tages Anzeiger), i consiglieri federali e gli alti quadri dell’economia stabiliscono in un ambiente informale il corso della politica svizzera per il futuro lontani da sguardi indiscreti.

Per i due politologi l’incontro Rive-Reine non è niente di particolare, entrambi ritengono che l’influsso esercitato non è fondamentale. Ci sono anche altri incontri di questo tipo, aggiunge Rickenbacher. E servono più che altro a «dibattere su questioni di carattere generale e stilare uno stato dell’arte».

Anche Linder ritiene che lo scambio tra i due mondi sia utile. «L’incontro in sé non mi dà fastidio, il problema è piuttosto il clima di confidenzialità assoluta delle discussioni che non permette a nessuno di seguire quello che veramente accade».

Il potere della democrazia diretta

Per concludere, concordano i due politologi, anche la popolazione ha una voce in capitolo tramite il sistema di democrazia diretta.

I partiti sono obbligati, nonostante tutte le dispute, a collaborare nell’interesse del paese, sottolinea Linder: «Proprio perché hanno bisogno della concordanza per ottenere la maggioranza alle votazioni popolari».

Pertanto anche la popolazione è una parte integrante del circo politico, e «gli svizzeri sono consapevoli di questo potere in tutta fierezza e coraggio» conclude Rickenbacher.

1959 – 2003
La lunga era della “formula magica”: 2 seggi al Partito socialista (PS), 2 al Partito liberale radicale (PLR), 2 al Partito popolare democratico (PPD) e 1 all’Unione democratica di centro (UDC).

2004 – 2007
L’UDC, con Christoph Blocher, strappa un seggio al PPD: 2 seggi PS, 2 PLR, 2 UDC e 1 PPD.

Dicembre 2007
Christoph Blocher è estromesso dal governo. Il parlamento elegge la sua collega di partito Eveline Widmer-Schlumpf. È la goccia che fa traboccare il vaso e che porta a una scissione dell’UDC.

2008
I due UDC in governo Eveline Widmer-Schlumpf e Samuel Schimd lasciano il partito ed entrano nel nuovo Partito borghese democratico (PBD): 2 seggi PS, 2 PLR, 2 PBD e 1 PPD.

2009
In gennaio l’UDC ritorna in governo con Ueli Maurer che subentra al dimissionario Samuel Schmid: 2 seggi PS, 2 PLR, 1 PPD, 1 UDC e 1 PBD. In settembre, il radicale Didier Burkhalter subentra in governo al collega dimissionario Pascal Couchepin.

2010
Il PS Moritz Leuenberger e il PLR Hans-Rudolf Merz si sono dimessi per ottobre. L’Assemblea federale il 22 settembre ha eletto alla loro successione la PS Simonetta Sommaruga e il PLR Johann Schneider-Ammann.

L’esecutivo elvetico dal 1848 è denominato Consiglio federale.

Composto da sette membri, è eletto ogni quattro anni dalle Camere del parlamento riunite in Assemblea federale.

I sette membri del governo prendono le decisioni in modo collegiale.

In Svizzera non c’è un capo di governo o di Stato. La carica di presidente della Confederazione è assunta a turno dai membri del governo. Il mandato presidenziale dura un anno. Non comporta competenze e poteri particolari.

Per la prima volta, il governo svizzero è a maggioranza femminile. Infatti, 4 membri su 7 sono donne.

Invariata rimane invece la composizione partitica: 2 seggi al Partito socialista, 2 al Partito liberale radicale, 1 al Partito popolare democratico, 1 all’Unione democratica di centro e 1 Partito borghese democratico.

Traduzione e adattamento Michela Montalbetti

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