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A Cuba si apre una transizione dal futuro incerto

I giornali svizzeri dedicano ampio spazio al ritiro di Fidel Castro dalla presidenza cubana. swissinfo.ch

Il ritiro di Fidel Castro dalla presidenza è ben lungi dal rappresentare una rivoluzione per l'isola caraibica, commenta mercoledì la stampa svizzera.

Un primo test su quello che sarà il dopo-Fidel è previsto già domenica, quando l’assemblea nazionale dovrà eleggere il suo successore, con ogni probabilità il fratello Raul, presidente ad interim da 19 mesi.

I commentatori elvetici sono unanimi nel pronosticare una lunga transizione senza scossoni. Una transizione già iniziata, dopo che Fidel Castro nel luglio 2006 è stato costretto dalla malattia a cedere ad interim i poteri al fratello Raul. Ma quella che doveva essere una fase provvisoria si è trasformata in una situazione permanente.

La rinuncia alla presidenza annunciata ora da Fidel rappresenta dunque solo l’atto ufficiale di un cambiamento già avvenuto nei fatti. Ma la scomparsa dalla scena principale, non significa il ritiro dal potere, concordano i giornalisti svizzeri.

Dalla rivoluzione all’evoluzione

Questo passo “indica solo che il leader della Rivoluzione non è più in grado di assumere compiti ufficiali. Nulla di più”, commenta la “Berner Zeitung”. “Dietro le quinte continuerà ad avere in mano le redini del potere”, afferma il quotidiano bernese.

In pratica si tratta di “un passaggio di consegne per un’evoluzione dolce”, secondo il quotidiano romando”Le Temps”. Un processo di trasformazione che nei 18 mesi di interim i fratelli Castro hanno avuto il tempo di preparare.

Fidel se ne va, ma Castro rimane

La prima fase di transizione, avvenuta “silenziosamente, quasi inosservata” ha consentito a Raul di “guadagnare legittimità e autorità” e di “consolidare il potere”, osserva la “Neue Zürcher Zeitung” (NZZ). Questa evoluzione è “adesso probabilmente così avanzata che Raul può ufficialmente prendere il posto di Fidel”, scrive il quotidiano zurighese.

Quasi tutti vedono dunque in Raul il successore predestinato di Fidel, domenica prossima. I commentatori rilevano che in questi 18 mesi, senza creare sconvolgimenti, Raul ha già dato chiari segnali di cambiamenti.

In particolare, “Le Temps” rammenta che “ha proposto al nemico americano di avviare un dialogo sul piede di parità” ed ha rilanciato le relazioni diplomatiche con la Spagna, cosa quest’ultima che ha portato “lo scorso week-end alla liberazione di quattro dissidenti malati, accolti a Madrid”. Con Raul “può esserci apertura. Ho d’altronde sempre pensato che lui fosse sulla linea di Gorbaciov”, dichiara al giornale ginevrino Serge Raffy, autore di una biografia critica di Fidel Castro.

Ma anche se con ogni probabilità domenica sarà eletto il fratello di Fidel, questa seconda fase di transizione dovrebbe aprire la strada al dopo Castro, pronostica il “Bund”: “Anche i giorni di Raul sono contati. Ha già 76 anni e non gode delle migliori condizioni di salute”, ricorda il giornale bernese.

Una nuova chance, condizionata dai vicini

Indipendentemente da chi sarà eletto domenica – secondo il “Tages Anzeiger” -“quasi 50 anni dopo la Rivoluzione, Cuba riceve una nuova opportunità”. Ma l’isola caraibica “può sfruttare la chance di un nuovo inizio solo se i suoi potentissimi vicini glielo concedono”, afferma il giornale zurighese.

Il dopo Castro, si preannuncia in ogni modo “lungo, incerto e laborioso”, scrive il “Corriere del Ticino”. Oltre che dai rapporti con gli Stati Uniti, molto dipenderà anche dall’alleanza con il Venezuela di Hugo Chavez, che fornisce un importante aiuto economico a Cuba.

swissinfo

La Confederazione, che giudica buone le relazioni tra la Svizzera e Cuba, non prevede che il ritiro di Fidel Castro porterà a cambiamenti rapidi.

In una nota, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) indica di attendersi da parte del fratello di Fidel, Raul, progressi nel rispetto dei diritti politici e dei cittadini nonché una transizione verso il pluralismo politico.

Sull’isola, dal 2000 la Svizzera finanzia con cinque milioni di franchi un programma di aiuto allo sviluppo.

Inoltre, l’ambasciata svizzera rappresenta gli interessi statunitensi all’Avana dalla rottura diplomatica tra i due paesi nel 1961.

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