A piccoli passi verso una Svizzera più sociale
Vittoria storica per le donne. E risultato dignitoso per l'iniziativa sulla posta.
Nei due temi di politica sociale, emerge una Svizzera moderatamente progressista.
Per le donne il 26 settembre 2004 sarà un giorno da ricordare. Dopo quasi sessant’anni dall’approvazione dell’articolo costituzionale sull’assicurazione maternità, il popolo svizzero ha approvato una legge che lo mette in pratica.
Certo, c’è voluta tanta pazienza e la capacità di incassare molte sconfitte. L’ultimo progetto di assicurazione maternità era stato respinto alle urne nel 1999.
Da quella sconfitta, i fautori di un’indennità per le donne in congedo maternità hanno tratto un insegnamento importante. Per avere successo, nell’attuale clima politico della Svizzera, le riforme in ambito sociale devono procedere con i piedi di piombo.
Soluzione di compromesso
Il progetto in votazione, frutto di un’iniziativa parlamentare del deputato radicale Pierre Triponez, rappresenta una soluzione minima di compromesso, che ha saputo raccogliere consensi sia nei sindacati, sia fra il padronato.
Il modello, basato su un finanziamento paritario da parte di datori di lavoro e lavoratori, ha tolto vento alle vele a quanti a destra sono pronti a scagliarsi contro ogni ampliamento dello Stato sociale.
Durante la campagna, gli avversari della legge hanno avuto difficoltà a giustificare la loro opposizione con argomenti finanziari, tanto più che il ricorso al fondo d’indennità per perdita di guadagno alleggerisce gli oneri dei datori di lavoro.
Oltre la frontiera linguistica
La proposta è riuscita a far breccia anche in alcuni cantoni della Svizzera tedesca (Berna, i due semicantoni di Basilea e Zurigo), tradizionalmente meno propensi ad aumentare la spesa pubblica. Insieme al fronte compatto dei cantoni latini, questi hanno determinato la vittoria del sì.
Non c’è dubbio che la discussione sull’assicurazione maternità non è destinata a concludersi con questa votazione. A sinistra si cercherà indubbiamente di estenderla alle casalinghe e alle adozioni.
Ma il voto del 26 settembre dimostra che la Svizzera rimane il paese dei piccoli passi e dei grandi compromessi. E che sui temi sociali, a differenza di quel che è accaduto nelle due votazioni sulla naturalizzazione degli stranieri, l’ostruzionismo dell’Unione democratica di centro può essere sconfitto. Purché il messaggio sia chiaro e ben scandito.
Ad un passo dalla sorpresa
Il successo è stato sfiorato anche dall’iniziativa «Posta per tutti», lanciata dalla sinistra e dai sindacati e approvata dal 49,77% della popolazione e da 9,5 cantoni (su 23).
Qui il discorso è diverso. L’iniziativa era espressione dello scetticismo della sinistra nei confronti della liberalizzazione dei servizi postali e della conseguente soppressione di posti di lavoro.
L’ampio sostegno ottenuto dall’iniziativa va cercato innanzitutto nel legame affettivo che molti svizzeri hanno ancora con la posta, considerata simbolo stesso dell’efficienza elvetica.
Inoltre l’iniziativa ha ottenuto l’appoggio di alcuni cantoni di montagna, quali Uri e Grigioni, generalmente poco propensi a sostenere le proposte della sinistra.
Insieme ai cantoni latini e a Basilea, i due cantoni hanno espresso efficacemente i timori che la ristrutturazione dei servizi pubblici suscita in una larga fetta della popolazione.
Come già il no alla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica nel 2002, questo voto dimostra l’esistenza di un diffuso scetticismo fra la popolazione verso le riforme di stampo neo-liberale. E lancia un forte segnale di sostegno al servizio pubblico.
swissinfo, Andrea Tognina
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