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Affitti: respinte le nuove norme su disdetta facilitata e subaffitti più severi

Chiavi attaccate a porta aperta
Le svizzere e gli svizzeri non vogliono inasprire le regole per la sublocazione di un immobile in affitto né facilitare la disdetta del contratto di locazione "per uso personale". Entrambi gli oggetti sono stati respinti rispettivamente con il 51,6% e il 53,8% dei voti. Keystone / Peter Klaunzer

Il popolo svizzero ha respinto sia la disdetta facilitata del contratto di locazione che le regole più severe per il subaffitto. È quanto emerge dai risultati finali delle votazioni, dopo un pomeriggio di incertezza.

La Svizzera, Paese di case in affitto per il 60% della popolazione, ha rifiutato entrambe le modifiche di legge in materia di disdetta del contratto di locazione e di subaffitto.

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La rescissione facilitata del contratto, a favore di chi possiede l’immobile, non è piaciuta alla maggioranza delle svizzere e degli svizzeri, che l’hanno respinta con il 53,8% dei voti contrari.

A bocciarla sono stati soprattutto i cantoni romandi, tra cui spiccano Neuchâtel e Vaud, a eccezione del Vallese. Tra i cantoni germanofoni, quello di Basilea Città ha visto trionfare il “no” con più decisione, seguito da Zurigo. I cantoni italofoni del Ticino e dei Grigioni hanno votato invece a favore.

Anche l’esito della votazione sulla stretta sul subaffitto, rimasto incerto per diverse ore, ha infine visto la vittoria del “no”: a votare contro è stato il 51,6% dell’elettorato.

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Come per la modifica che riguardava la disdetta del contratto di locazione, il Röstigraben (differenza di mentalità e di voto tra la Svizzera tedesca e quella francese) e il divario tra città e campagna sono risultati evidenti anche in questa votazione.

I cantoni romandi hanno respinto il testo in maniera più decisa, specialmente Neuchatel e Ginevra. Tra i cantoni germanofoni, il voto contrario ha prevalso soprattutto in quelli più urbani di Basilea Città, Zurigo e Berna. Il “sì” ha invece avuto la meglio in Ticino e nei Grigioni.

I due oggetti hanno mobilitato mediamente l’elettorato, con una partecipazione del 45% circa.

La nuova legislazione avrebbe permesso a chi possiede un immobile, sia esso residenziale o commerciale, di rifiutare il subaffitto che supera i due anni o che prevede condizioni abusive – come più persone del previsto residenti nell’immobile – o svantaggiose – come un aumento del canone ingiustificato per chi subaffitta. Le persone locatarie avrebbero inoltre dovuto ottenere il consenso scritto da parte di chi affitta.

Il Parlamento, che ha votato a favore di questo emendamento, riteneva che la nuova legge permettesse di impedire abusi da parte della persona locataria. Se chi affitta avesse dovuto violare le norme sulla sublocazione, chi possiede l’immobile avrebbe potuto inviare una diffida scritta e, se infruttuosa, disdire il contratto di locazione con un preavviso di 30 giorni. 

La seconda modifica di legge, invece, consentiva a chi possiede un immobile in affitto di recedere anticipatamente dal contratto di locazione per uso proprio, senza più bisogno di dimostrare una necessità specifica o urgente com’era previsto in precedenza.

Per il proprietario o la proprietaria sarebbe quindi stato più facile disdire il contratto: si sarebbe rivelato sufficiente dimostrare un bisogno personale “importante e attuale”. Ciò valeva specialmente in tre casi: se si acquistava un immobile in affitto, dopo un contenzioso, nel caso di una disdetta con effetti gravosi per la persona in locazione. 

Un risultato che non sorprende, nel Paese europeo con più persone in affitto

Il sostegno alle due revisioniCollegamento esterno della legge sulla locazione è crollato nel corso della campagna elettorale. Un risicato 50% dell’elettorato si era detto ancora favorevole a condizioni più severe per il subaffitto nell’ultimo sondaggio della SSR. Il “no” alla modifica delle regole sulle disdette, invece, era già emerso in maniera più chiara, con il 53% delle persone intervistate pronte a respingerla. 

Le modifiche delle norme che riguardano gli affitti sono piuttosto spinose, in quanto toccano la maggior parte della popolazione. La Svizzera, infatti, è il Paese europeo con la più bassa percentuale di proprietari e proprietarie di case. 

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Una vittoria per gli inquiline e le inquiline

L’Associazione svizzera inquilini (ASI) accoglie positivamente la bocciatura della modifica relativa alla disdetta per bisogno personale.

L’accettazione del progetto avrebbe significato un indebolimento degli affittuari, ha dichiarato oggi Sarah Brutschin, membro del comitato direttivo dell’associazione, alla televisione svizzerotedesca SRF.

La bocciatura delle nuove norme sulla sublocazione apre la strada a soluzioni “reali ed efficaci”. Lo afferma l’associazione svizzera inquilini (ASI), che ha denunciato per anni lacune in questo ambito, in particolare in caso di subaffitti tramite piattaforme come Airbnb. L’associazione invita a trovare soluzioni costruttive che non sacrifichino gli inquilini e le inquiline e ha definito il risultato odierno “un sonoro schiaffo alla lobby immobiliare orientata al profitto”.

>> La cronaca e le reazioni di questa giornata di votazioni nell’edizione serale del TG:

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Anche il Partito socialista (PS), contrario a entrambi gli emendamenti, si rallegra della loro bocciatura. Tali norme aiutavano la lobby immobiliare a sbarazzarsi più rapidamente di chi affitta e ad aumentare gli affitti più facilmente, ha dichiarato oggi il partito in un comunicato.

Per il PS il vero problema sono gli abusi. Il partito chiede quindi una moratoria immediata sulle pigioni, l’obbligo di verificare regolarmente i rendimenti per i grandi locatori e la promozione della costruzione di alloggi senza scopo di lucro.

Persa occasione per eliminare costi inutili

L’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) si rammarica per la bocciatura delle due modifiche del diritto locativo: a suo avviso è stata persa l’occasione per eliminare inutili costi normativi.

La nuova disposizione sul subaffitto avrebbe rafforzato il diritto di proprietà e ristabilito l’equilibrio tra i diritti di chi affitta e di chi è in affitto, si legge in un comunicato.

Dal canto loro le normative relative alla disdetta per bisogno personale, viene aggiunto, avrebbero liberato entrambe le parti da inutili costi normativi.

Questi due “no” non risolvono i problemi vigenti legati agli abusi, secondo l’Associazione dei proprietari fondiari (APF/HEV). La riforma avrebbe aumentato la trasparenza e la certezza del diritto, contribuendo alla protezione delle persone che affittano, che sono in affitto o che subaffittano, ha sottolineato l’associazione in una nota.

Dal canto loro, i partiti borghesi si rammaricano per la bocciatura dei due testi sul diritto di locazione. L’Alleanza del Centro deplora la mancata introduzione di “un quadro più severo” e l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) di “regole eque”, mentre il Partito liberale radicale (PLR, centro-destra) parla di “un colpo al futuro del nostro Paese”.

Gli argomenti di chi appoggiava e di chi criticava la nuova legge 

Entrambe le revisioniCollegamento esterno della legge sulla locazione erano appoggiate dal Parlamento, specialmente dai partiti di destra, dal Governo e dal settore immobiliare. Questi attori consideravano le nuove disposizioni mirate a chiarire la legge attuale ed eque, oltre che prive di effetti sugli affitti.

Ritenevano che i due adeguamenti avrebbero avuto conseguenze trascurabili per chi è in locazione e che avrebbero permesso a chi voleva recuperare la propria proprietà per bisogno personale di farlo senza dover aspettare i tre o quattro anni attuali.  

Le regole del subaffitto, inoltre, erano definite in maniera più chiara, secondo il campo del “sì”, specialmente di fronte agli abusi perpetrati tramite piattaforme di affitto breve come Airbnb. Queste, infatti, consentono di togliere un immobile dal mercato e di subaffittarlo con margini di profitto molto alti. 

All’origine del referendum, le associazioni per la difesa degli inquilini, uscite vittoriose da questa domenica di votazioni, ritenevano invece che la riforma fosse svantaggiosa per i locatari e le locatarie, rendendo più semplice la disdetta dei contratti con il reale obiettivo di aumentare le pigioni.

La riforma, inoltre, non rispondeva ad alcuna esigenza specifica e complicava solo le relazioni tra chi è in affitto e chi possiede l’immobile.

Il campo del “no”, guidato dalla sinistra e dai sindacati, credeva che queste norme fossero volte a smantellare i meccanismi di protezione degli inquilini e delle inquiline, dando un margine di manovra molto ampio alla proprietà.  

>> Se volete saperne di più sulle due riforme della legge sulla locazione, leggete il nostro articolo: 

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