“Agli svizzeri e alle svizzere i divieti non piacciono”
![gruppo di persone](https://www.swissinfo.ch/content/wp-content/uploads/sites/13/2025/02/646107580_highres_2ada53.jpg?ver=61304a84)
L'iniziativa per la responsabilità ambientale mirava a una rapida transizione verso un'economia sostenibile. Questo obiettivo è stato chiaramente respinto domenica dall’elettorato. L’analisi della politologa Cloé Jans.
Swissinfo.ch: L’iniziativa ha ottenuto il 30% di consensi; si può comunque parlare di successo per un’iniziativa che era considerata senza speranza?
Cloé Jans: Il risultato è in linea con le aspettative ed è degno di rispetto, in quanto i promotori dell’iniziativa sono riusciti a mobilitare bene la propria base. L’elettorato di sinistra e ecologista ha probabilmente votato a favore in modo relativamente chiaro. Ma per parlare di vero successo, sarebbe stato necessario riuscire a mobilitare oltre questa base.
![Cloé Jans](https://www.swissinfo.ch/content/wp-content/uploads/sites/13/2019/04/46a654461496860a1340601e54d69213-cloe_jans_gfsbern-data.jpg?ver=31846014)
Alcuni cantoni rurali hanno respinto l’iniziativa con oltre l’80% di voti contrari. Chi ha portato avanti l’iniziativa ha pensato troppo in termini globali, trascurando l’importanza del locale?
Sì, se le iniziative ambientali vogliono avere una possibilità, devono sempre riuscire a convincere le persone anche in un ambiente rurale e conservatore. In questo caso, non è stato possibile.
Tuttavia, i contenuti dell’iniziativa hanno ricevuto un’approvazione relativamente ampia. Ciò significa che ben oltre il 30% delle persone ritiene che sia necessario frenare il consumo di risorse. Ma a quanto pare, i promotori del testo non sono riusciti a far sì che questo sentimento di base spingesse la gente a inserire un “sì” nell’urna. Le preoccupazioni ambientali sono quasi sempre ampiamente supportate, almeno per quanto riguarda il fatto di riconoscere il problema. Su questo, c’è un ampio consenso. Ma quando si tratta di affrontare il problema, tale consenso si dissolve rapidamente.
![persona con un pallone su cui è raffigurata la Terra](https://www.swissinfo.ch/content/wp-content/uploads/sites/13/2025/02/467184953_highres.jpg?ver=2182ff92)
Altri sviluppi
L’elettorato svizzero boccia seccamente l’iniziativa “per la responsabilità ambientale”
Se si confronta l’iniziativa per la responsabilità ambientale con altre iniziative ecologiste, quanto era utopica?
L’opposizione ha sottolineato con forza gli aspetti utopici, affermando che sarebbe stato impossibile attuare i cambiamenti richiesti in Svizzera in così poco tempo. Credo che questa sia stata la debolezza più grande. L’iniziativa si concentrava fortemente sullo stile di vita dei singoli individui e non era pensata per la società nel suo insieme. Tutti hanno compreso cosa avrebbe significato per loro accettarla. Di conseguenza, i margini per attaccare questo testo erano molto ampi.
Ritiene che i Giovani Verdi siano comunque riusciti a stimolare il dibattito?
Sì. Anche se l’attenzione dei media è stata scarsa, i Giovani Verdi hanno avuto la fortuna che fosse l’unico progetto di legge in votazione questa domenica. Quindi, si è parlato solo di questo argomento. Alla fine, però, è stata anche la loro sfortuna, perché meno persone si sono recate alle urne. Quando si vota su molti progetti, si mobilitano sempre molte più persone.
Tuttavia, non vi è stato un vero dibattito. Perché non è stato possibile portare l’idea della responsabilità ambientale globale nel dibattito pubblico o nei media?
Viviamo in un clima sociale diverso rispetto a quello del 2019, ad esempio, quando le elezioni sono state dominate dalla questione climatica e contraddistinte dalla forte progressione dei Verdi. Al momento, invece, stiamo vivendo un periodo di incertezze geopolitiche. Anche le preoccupazioni economiche sono un tema dominante. È un clima che ha giocato a sfavore di questa iniziativa, poiché se accettata avrebbe causato incertezze proprio nel settore economico.
Quindi l’iniziativa è arrivata nel momento sbagliato?
Sicuramente non è arrivata nel momento in cui avrebbe potuto avere il massimo impatto, ovvero subito dopo le elezioni del 2019. Allo stesso tempo, è anche figlia di un’epoca in cui queste questioni sono diventate improvvisamente urgenti e hanno acquisito una forte rilevanza. Senza il risultato delle elezioni del 2019 e gli scioperi per il clima, oggi ci troveremmo in una posizione completamente diversa nel dibattito ambientale.
Anche dalle votazioni cantonali sono scaturiti risultati piuttosto conservatori: niente diritto di voto a 16 anni a Lucerna, nessun salario minimo nei Cantoni di Soletta e Basilea Campagna, nessun sgravio fiscale per le auto elettriche a Sciaffusa. Anche se ogni risultato non sorprende di per sé, nell’insieme è degno di nota. La Svizzera sta vivendo un contraccolpo, sei anni dopo l’ondata verde?
Sì, lo dimostra anche il barometro delle preoccupazioni. Al momento, le questioni che favoriscono le forze conservatrici sono in crescita: migrazione, crescita demografica, economia. In parte, anche la sinistra, in particolare il mondo sindacale, può trarne vantaggio. La situazione per le questioni ambientali è difficile. Non va però dimenticato che nell’ultima votazione coloro che sostengono un approccio ambientale hanno ottenuto una vittoria, con il “no” all’ampliamento delle autostrade.
Con l’iniziativa sui pesticidi, la responsabilità ambientale, l’iniziativa sull’acqua potabile e l’iniziativa sulla biodiversità, le iniziative ecologiche sono state respinte in serie, con oltre il 60% di “no” per ciascuna. Cosa sta sbagliando il campo ecologista?
Come già detto, bisognerebbe riuscire a convincere le persone anche negli ambienti rurali, che sono generalmente conservatori. Oppure, come nel caso dell’ampliamento delle strade nazionali, mobilitare con forza altri gruppi. Quando si è trattato di ampliare le autostrade, sono state le donne a contribuire in modo decisivo al rifiuto. Gli svizzeri e le svizzere sono relativamente aperti alle questioni ambientali e ne riconoscono l’urgenza, ma non amano i divieti.
L’iniziativa per la responsabilità ambientale non forniva dettagli su come avrebbe dovuto essere attuata. È un punto che gli oppositori hanno sfruttato per attaccarla. Per la tredicesima rendita AVS, invece, proprio questa vaghezza ha portato alla vittoria. Esiste una formula vincente?
In definitiva, più specifici sono i requisiti, più vulnerabile è un’iniziativa. Se rimane vaga, almeno è ancora possibile discutere l’argomento. Quando vi sono direttive concrete, il campo avversario può smontarle sistematicamente.
I Giovani Verdi hanno quindi fatto la cosa giusta a rimanere vaghi e a non fissarsi sui dettagli?
Sì, ma fin dall’inizio si sono trovati in una posizione difensiva. All’inizio, nelle iniziative popolari l’attenzione si concentra sempre sul problema, poiché il consenso è relativamente ampio e si raccolgono facilmente le 100’000 firme. Durante la campagna, però, non ci si focalizza più sul problema ma sulle soluzioni proposte. E più l’iniziativa va nello specifico, più è vulnerabile.
Per quanto riguarda l’ambiente, il problema non si attenuerà. Un’altra ondata verde è possibile?
Sì, la politica è spesso ciclica. Attualmente, stiamo vivendo in un’epoca di grandi sconvolgimenti e disordini. Quando accadono così tante cose contemporaneamente, la visione comune dei problemi passa in secondo piano. Ma le inondazioni e la siccità continueranno a mantenere alta l’urgenza per quanto concerne questi temi.
Articolo a cura di Benjamin von Wyl
Traduzione di Daniele Mariani
Il servizio del TG 20.00 della RSI del 9 febbraio 2025:
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