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Appello del Cicr alle forze di occupazione in Iraq

Jakob Kellenberger, presidente del Cicr Keystone

Il Comitato internazionale della Croce rossa ha chiesto alle truppe anglo-americane in Iraq di proteggere infrastrutture come ospedali e condutture idriche e di vegliare sull'ordine pubblico.

Il Cicr è molto preoccupato sull’attuale stato di anarchia nel paese.

Stazionate nei paesi limitrofi, le organizzazioni umanitarie dell’Onu sono pronte ad ‘invaderè l’Iraq non appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno, ma per ora l’anarchia ed il caos succedute al crollo del regime di Saddam Hussein impediscono ogni tipo di soccorso e fanno temere il peggio per i civili iracheni.

La situazione è caotica ed allarmante a Baghdad e in altre regioni dell’Iraq, dove persone che non obbediscono più a nessuno, a volte armate, saccheggiano strutture essenziali quali gli ospedali o le stazioni per l’acqua potabile.

Nella capitale, una città di oltre 5 milioni di abitanti, il «sistema ospedaliero è praticamente al collasso». Non c’è più nessuno o quasi per occuparsi dei malati e dei feriti i morti sono abbandonati. Con il caldo e i danni alle infrastrutture, le epidemie sono in agguato», ha ammonito venerdì a Ginevra il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), presente in Iraq.

Appello urgente

Il Cicr ha quindi rivolto un «appello urgente» alle forze della coalizione in Iraq e ad ogni altra persona che esercita un’autorità affinché facciano tutto il possibile per proteggere le infrastrutture essenziali – ospedali e sistemi per la fornitura e l’evacuazione dell’acqua in particolare – contro i saccheggi e la distruzione».

Il presidente del Cicr Jakob Kellenberger ha avuto contatti personali con rappresentanti di alto livello delle forze anglo- americane per ricordare loro gli obblighi delle potenze occupanti, in particolare quello di «fare il possibile per ristabilire e mantenere l’ordine pubblico e la sicurezza».

«Nelle zone che controllano – ha ricordato Kellenberger – le forze della coalizione devono prendere tutte le misure in loro potere per ristabilire e mantenere l’ordine pubblico e la sicurezza. Ponendo fine ai saccheggi e alle violenze contro i civili e le strutture civili».

Insicurezza ostacolo ad ogni azione umanitaria

I delegati del Cicr presenti nel Paese hanno enormi difficoltà a muoversi e devono ridurre al minimo i loro spostamenti. Per il Cicr, l’insicurezza è il principale ostacolo ad ogni operazione umanitaria.

Anche le organizzazioni dell’Onu, il cui personale è stato evacuato alla vigilia del conflitto e pronte ad intervenire dai Paesi confinanti, stanno valutando il fattore sicurezza. Già nei prossimi giorni, esperti dell’unità delle Nazioni Unite condurranno alcune missioni per valutare le modalità di un ritorno delle Nazioni Unite in Iraq.

«È su questa base che decideremo se tornare. Il nostro ritorno non dipende da un’autorizzazione delle forze anglo-americane», ha spiegato la portavoce dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari, Elisabeth Byrs. Ma nel frattempo, la situazione umanitaria si degrada e la gente comincia a fuggire.

Alla mancanza di acqua e di corrente elettrica a Baghdad e in altre città si sommano i saccheggi. Ospedali e strutture sanitarie a Baghdad e nel sud del paese in particolare sono state distrutte, i malati e i feriti non possono recarsi all’ospedale, ha deplorato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Profughi in Iran

Un automezzo di aiuti dell’Unicef destinato a Nassiryah (tra Bassora e Baghdad) è dovuto tornare indietro, mentre l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha segnalato l’arrivo alla frontiera iraniana di 30’000 persone fuggite da Baghdad e da Nassiriya.

«È vitale che chiunque si senta minacciato dal caos nel quale sono precipitate varie città irachene possa essere in grado di fuggire. Gruppi di persone fuggono da Baghdad e da altre città alla ricerca di sicurezza», ha detto il portavoce dell’Unhcr, Ron Redmond, senza essere in grado di confermare il dato di 100’000 profughi iracheni giunti a Badrah, nei pressi del confine con l’Iran.

Situazione igienica precaria

Al sud, sono esplosi i casi di diarrea tra i bambini sotto i cinque anni, ha deplorato l’Unicef. Nelle due province del sud, dove l’approvvigionamento di acqua è più che precario, sono stati segnalati 50 casi di diarrea tra i bambini in soli cinque giorni, contro i 30 casi notificati per tutto il mese di aprile l’anno scorso.

Meno preoccupato appare il Pam. Sul fronte alimentare, le riserve della popolazione dovrebbero bastare fino alla fine del mese e, non appena sarà possibile, il Pam e i suoi impiegati sono pronti a tornare nel sud e nel nord del paese per aprire corridoi umanitari.

Il Pam si dice preparato a trasportare l’equivalente di 1,6 milioni di tonnellate in sei mesi grazie a 9’300 automezzi. Ma la sicurezza resta la condizione necessaria a far scattare le operazioni di aiuti.

Per le Nazioni Unite, la coalizione anglo-americana è responsabile del benessere della popolazione e della sicurezza degli aiuti nelle zone da essa controllata. «Ribadiamo il nostro appello per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza. Meno la situazione sarà sotto controllo, più avremo difficoltà ad operare e più sarà ritardato il lavoro di ricostruzione», ha ammonito Byrs.

swissinfo e agenzie

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