Appello del Cicr per la Striscia di Gaza
Rientrato in Svizzera dopo una visita di tre giorni della regione, il presidente del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) Jakob Kellenberger si è detto preoccupato e addolorato per quanto visto.
«La situazione a Gaza è veramente triste. Ciò che ho potuto constatare è molto doloroso», ha affermato martedì Jakob Kellenberger, dopo avere visitato l’ospedale Al-Shefa.
Il presidente del Cicr, che ha definito «drammatica» la situazione umanitaria nella regione, ha rivolto un appello alle parti in conflitto affinché la popolazione civile venga rispettata. A tal proposito, Kellenberger ha aggiunto: «È assolutamente necessario – e non negoziabile – che le squadre mediche siano tutelate: i feriti non possono attendere giorni prima di essere trasportati e curati».
Privi di elettricità, la maggior parte dei nosocomi della Striscia funzionano grazie ai generatori di corrente. Tuttavia, il carburante comincia a scarseggiare, mettendo a repentaglio la vita dei pazienti, molti dei quali versano in gravi condizioni. «I nostri medici attivi all’ospedale di Al-Shefa vedono arrivare donne e bambini seriamente feriti: ciò la dice lunga sulla violenza dei combattimenti e il loro impatto sulla popolazione civile», ha dichiarato Simon Schorno, portavoce del Cicr.
Norme da rispettare
Nel corso del suo soggiorno in Medio Oriente, Kellenberger ha avuto occasione di discutere con diversi rappresentanti dei due contendenti, tra cui i ministri israeliani Ehud Barak (difesa) e Tzipi Livni (esteri). Il presidente del Cicr ha insistito affinché il diritto umanitario internazionale sia sempre rispettato.
In particolare, facendo riferimento al bombardamento israeliano che ha colpito l’ospedale Al-Quds di Gaza, gestito dalla Società palestinese della Mezzaluna Rossa, Kellenberger ha definito «inaccettabile» il fatto di mettere a repentaglio la vita dei pazienti. Anche il Dipartimento federale degli affari esteri aveva fermamente condannato l’attacco.
Venerdì, la ministra svizzera degli esteri Micheline Calmy-Rey ha dichiarato che la Confederazione non assiste passivamente al conflitto nella Striscia di Gaza, ma s’impegna affinché il diritto internazionale umanitario venga rispettato e tenta di fare in modo che il Cicr abbia accesso alle vittime.
«La situazione non ci ha mai lasciati indifferenti. Anch’io vorrei abbracciare quei bambini e soccorrere le loro madri, ma dobbiamo agire nel modo più efficace», ossia attraverso il sostegno umanitario, ha affermato la consigliera federale.
Dal canto suo, John Ging – responsabile delle operazioni a Gaza dell’Agenzia delle nazioni unite per i palestinesi (UNRWA) – ha parlato di «una crisi senza precedenti», che costituisce un vero e proprio «banco di prova per verificare la nostra capacità di aiuto».
Situazione nota
In occasione dell’incontro con il presidente del Cicr, la ministra degli esteri israeliana Tzipi Livni ha detto che Israele «è conscio della situazione umanitaria nella striscia di Gaza e coopera con la Croce Rossa Internazionale per migliorarla; al tempo stesso, però, si aspetta da questa organizzazione un concreto riconoscimento anche delle sofferenze dei cittadini israeliani esposti ai lanci di missili».
Kellenberger ha risposto che il Cicr riconosce le difficoltà dei cittadini israeliani e non le sottovaluta. Nel corso della sua visita, il presidente del Cicr si è infatti recato anche nella cittadina israeliana di Sderot, presa di mira dai razzi artigianali sparati dai militanti di Hamas.
Il presidente del Cicr ha definito «molto difficile» la situazione per gli abitanti, e «particolarmente traumatica» per i bambini, che da anni vivono sotto la minaccia dei razzi.
Aiuti inadeguati
John Ging ha rammentato che la situazione si sta deteriorando di ora in ora, evidenziando che gli aiuti umanitari sono insufficienti: il Programma alimentare mondiale è riuscito a inviare 25 camion, ciò che corrisponde però soltanto a un quarto delle necessità reali.
A Gaza vi è segnatamente carenza di medicamenti, carburante, cibo e pure acqua, dal momento che le canalizzazioni danneggiate non hanno potuto essere riparate. Secondo gli operatori umanitari presenti sul posto, la tregua di tre ore garantita quotidianamente dall’esercito israeliano non basta per raggiungere i centri di distribuzione di generi alimentari e i rari negozi ancora aperti. Per riuscire ad ottenere una razione di pane, sottolinea l’UNRWA, sono necessarie sei ore di coda.
In una dichiarazione congiunta, il Cicr, la Federazione internazionale e le società nazionali della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa hanno perciò chiesto ai contendenti, rivolgendosi in particolare a Israele, di garantire un corridoio umanitario per poter assicurare l’arrivo dei soccorsi nella zona di conflitto.
swissinfo e agenzie
Hamas ha proposto venerdì a Israele una tregua di un anno in cambio di un ritiro delle truppe dello Stato ebraico dalla Striscia di Gaza e della fine del blocco imposto all’enclave. Nella tarda mattinata di venerdì, Israele ha risposto di non voler accettare una soluzione che impone limiti di tempo.
Dal canto, il portavoce del primo ministro israeliano Ehud Olmert ha affermato che l’offensiva di Israele nella Striscia di Gaza starebbe entrando nel suo «atto finale».
Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha intanto lanciato un appello a Gerusalemme affinché sospenda l’offensiva militare, iniziata il 27 dicembre scorso.
La Svizzera è profondamente scioccata per il numero di vittime civili nel conflitto israelo-palestinese, ha dichiarato mercoledì l’ambasciatore svizzero alle Nazioni Unite Peter Maurer.
La Confederazione ha lanciato un appello alle due parti perché mettano fine immediatamente alle ostilità e rispettino il diritto internazionale, che impone una distinzione tra obiettivi militari e obiettivi civili durante un conflitto. In caso di attacco, la risposta deve essere proporzionata, ha ammonito il diplomatico svizzero.
Lanciata il 27 dicembre per mettere fine al lancio di razzi palestinesi verso il sud di Israele, l’operazione militare dello stato ebraico nella Striscia di Gaza ha fatto più di 1’000 morti e 5’000 feriti, stando a fonti palestinesi. I bambini deceduti a causa del conflitto sarebbero varie centinaia.
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