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Aspra battaglia sull’assicurazione disoccupazione

Le offerte di lavoro scarseggiano. La disoccupazione sta calando, ma lentamente. Keystone

Necessaria ed equilibrata, per i fautori. Inutile e antisociale, per gli oppositori. Il risanamento dell'assicurazione contro la disoccupazione (AD) è molto controverso. E la campagna per la votazione federale è decisamente combattuta. Il verdetto popolare uscirà dalle urne il 26 settembre.

Le previsioni di un tasso di senza lavoro medio annuo del 2,5%, sulle quali è stata basata la terza revisione della legge sull’assicurazione contro la disoccupazione (LADI), in vigore dal 2003, si sono rivelate sbagliate. Da allora in Svizzera il tasso medio annuo si è attestato al 3,3%. Una differenza che produce un deficit strutturale medio di circa un miliardo di franchi all’anno. Cosicché, alla fine di giugno, l’indebitamento dell’AD raggiungeva 7 miliardi di franchi.

La necessità di un risanamento è condivisa da tutti. Ma i pareri discordano sulle modalità. La maggioranza borghese del parlamento svizzero in marzo ha adottato la quarta revisione della LADI che comporta un lieve aumento dell’onere salariale e una serie di restrizioni delle prestazioni.

In tal modo annualmente si aumenterebbero le entrate di 646 milioni di franchi e si diminuirebbero le uscite di 622 milioni. L’AD dovrebbe pareggiare i conti e prosciugare i debiti sull’arco di 17 anni.

Più oneri, meno prestazioni

Concretamente, i contributi a carico, per metà ciascuno, dei dipendenti e dei datori di lavoro, sarebbero rincarati di 0,2 punti percentuali e passerebbero così al 2,2% dei salari lordi fino a 126mila franchi all’anno. Inoltre, fino al risanamento dei conti dell’AD, sarebbe prelevato un contributo di solidarietà dell’1% sulla parte degli stipendi fra i 126mila e i 315mila franchi.

Sul fronte delle principali modifiche delle prestazioni, un anno di contributi darebbe diritto a 260 indennità giornaliere, contro le 400 attuali. Ai disoccupati di età inferiore ai 25 anni senza famiglia a carico darebbe diritto a sole 200 indennità giornaliere.

Per avere diritto al massimo di 520 indennità giornaliere, i disoccupati che hanno più di 55 anni o che percepiscono una rendita d’invalidità di almeno il 40% dovrebbero aver pagato i contributi per almeno 24 mesi senza interruzione, contro i 18 mesi attuali.

Il tempo di attesa per percepire le indennità giornaliere – che attualmente è di 5 giorni, indipendentemente dalla paga – per gli stipendi superiori ai 60mila franchi annui lordi salirebbe a 10, 15 o 20 giorni, a seconda della fascia salariale (più è alta, più si deve attendere).

Alla conclusione degli studi o della formazione, i giovani senza lavoro che non hanno pagato contributi, dovrebbero aspettare 120 giorni per percepire le indennità di disoccupazione e avrebbero diritto al massimo a 90 giornaliere, contro le 260 attuali.

Il guadagno conseguito nell’ambito di programmi occupazionali finanziati da enti pubblici non sarebbe più assicurato e dunque non darebbe più diritto alle indennità di disoccupazione. Anche i pagamenti compensativi verrebbero esclusi dal guadagno assicurato.

La possibilità data ai cantoni con un alto tasso di disoccupazione di aumentare da 400 a 520 il numero massimo di indennità giornaliere sarebbe abolita.

Referendum riuscito

In parlamento la sinistra rosso-verde e i sindacalisti cristiano-sociali si sono battuti invano per un risanamento finanziario tramite un aumento più consistente dei contributi, come fatto negli anni ’90. Allora si era così ammortizzato un disavanzo di 8,8 miliardi di franchi nel giro di quattro anni.

Sconfitti in parlamento, i partiti rosso-verdi, assieme ai sindacati, ad associazioni di assicurati e a quattro comuni – La Chaux-de-Fonds, Delémont, Moutier e Porrentruy – hanno impugnato il referendum. Con successo, poiché hanno raccolto oltre 140mila firme, vale a dire oltre il doppio delle 50mila necessarie. La parola finale spetterà perciò al popolo, il 26 settembre.

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Referendum

Questo contenuto è stato pubblicato al Il referendum (facoltativo) permette ai cittadini di chiedere che sia il popolo a pronunciarsi su una legge accettata dal Parlamento. Se i promotori del referendum riescono a raccogliere 50’000 firme in 100 giorni viene organizzata una votazione. Nel caso in cui il Parlamento modifica la Costituzione è previsto invece un referendum obbligatorio. Il referendum facoltativo…

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Fra chi ripartire gli oneri?

Per i promotori del referendum, è “inaccettabile” una riforma “sulle spalle dei disoccupati” proprio in un momento di crisi. A loro avviso, bisognerebbe invece agire sulle entrate, aumentando maggiormente i contributi. In tal modo l’onere sarebbe equamente ripartito fra salariati e datori di lavoro, argomentano. Ciò consentirebbe inoltre di costituire riserve nei momenti di alta congiuntura, che verrebbero poi utilizzate nei momenti di recessione quando cresce la disoccupazione.

Nella stessa ottica, vorrebbero che il percento sulla parte non assicurata degli alti stipendi fosse prelevato in permanenza, non solo quando l’AD presenta un forte deficit. In proposito rilevano che l’AD è un’assicurazione sociale e che di conseguenza dovrebbe essere basata sul principio di solidarietà.

Per i sostenitori della revisione, invece, il risanamento dell’AD deve andare a carico per metà ciascuno fra coloro che versano i contributi e coloro che ricevono le prestazioni.

Partiti di destra e centro-destra e organizzazioni padronali, affermano che con un maggiore aumento delle trattenute salariali, per talune aziende il carico diventerebbe eccessivo e i lavoratori si ritroverebbero con meno soldi in tasca. Ridurrebbero quindi i consumi, con conseguenze negative sull’economia. Così si metterebbero a rischio altri posti di lavoro.

Gli oppositori della riforma denunciano l’operazione come un trasferimento dei costi dalla Confederazione ai Cantoni e ai Comuni. Infatti, le restrizioni escluderebbero dall’AD molti senza lavoro, che finirebbero all’assistenza sociale, affermano. Proprio per questo, l’Unione delle città svizzere combatte la revisione in votazione il 26 settembre.

La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) non nega che ci sarebbero ripercussioni in tal senso, ma calcola che sarebbero sopportabili per l’assistenza sociale.

Giovani in questione

Quanto al fatto che i cantoni con un forte tasso di disoccupazione non potrebbero più ricorrere a un aumento temporaneo del numero massimo delle indennità giornaliere, i fautori della revisione osservano che i disoccupati devono dare prova di flessibilità ed essere disposti ad andare a lavorare in altri cantoni.

Uno spirito di adattamento che i sostenitori della riforma chiedono anche ai disoccupati sotto i 30 anni senza figli a carico, i quali sarebbero costretti ad accettare un posto di lavoro proposto da un ufficio di collocamento, indipendentemente dalla formazione e dall’attività svolta in precedenza.

Questa condizione, come il fatto che i disoccupati fino a 25 anni abbiano diritto a meno indennità giornaliere, secondo i promotori del referendum, è intollerabile perché discrimina i giovani. Inoltre è contraria a tutti gli sforzi di formazione compiuti finora, sostengono.

I partigiani della quarta revisione della LADI rilevano che, in confronto internazionale, in Svizzera quest’assicurazione resterebbe comunque generosa. Gli avversari replicano che ciò compensa la minor protezione contro i licenziamenti che caratterizza la Svizzera.

Su un paio di punti però tutti sono d’accordo: la posta in gioco è importante e la lotta sarà dura. La campagna a suon di conferenze stampa, inserzioni e manifesti è già lanciata. E sarà dispendiosa.

Sonia Fenazzi, swissinfo.ch

Parlamento e governo raccomandano all’elettorato di votare alla quarta revisone della LADI.

Lo scorso marzo la Camera dei Cantoni l’ha approvata con 32 voti contro 12, la Camera del popolo l’ha adottata con 91 voti contro 64 e 37 astensioni.

A favore hanno votato la stragrande maggioranza dei liberali radicali e dei popolari democratici ed evangelici, tutti i borghesi democratici e la maggioranza dei democentristi.

Tutti i socialisti e i verdi si sono schierati contro.

La maggior parte delle astensioni (30) sono venute dai ranghi dell’Unione democratica di centro (destra conservatrice), che chiedevano maggiori restrizioni nelle prestazioni.

Fra i maggiori partiti e organizzazioni che hanno già preso posizione sulla quarta revisione della Legge sull’assicurazione contro la disoccupazione,

sono per il :

Partito liberale radicale
Unione democratica di centro
Partito verde liberale
Unione padronale svizzera
Unione svizzera delle arti e mestieri
economiesuisse
Swissmem
hotelleriesuisse

sono per il NO:

Partito socialista svizzero
I Verdi svizzeri
Partito cristiano sociale svizzero
Partito evangelico svizzero
Partito comunista
Unione sindacale svizzera e federazioni affiliate
Travail.Suisse (sindacati cristiano sociali)
Unione delle città svizzere
Federazione Svizzera delle Associazioni Giovanili
Unione svizzera degli studenti di scuole universitarie

Se il 26 settembre dalle urne uscisse un no, le trattenute salariali per l’assicurazione contro la disoccupazione dal 1° gennaio 2011 saliranno dal 2 al 2,5%.

Sarà inoltre prelevato un contributo di solidarietà dell’1% sulla parte di salario lordo annuale fra i 126mila e i 315mila franchi.

La misura è già stata decisa dal governo federale il 30 giugno, conformemente a quanto stabilito dalla LADI attualmente in vigore nel caso in cui l’indebitamento raggiunga il 2,5% della somma dei salari soggetti a contribuzione. Una soglia che è ormai stata superata in aprile.

L’esecutivo dovrà poi elaborare un nuovo progetto di revisione della LADI e presentarlo entro un anno al parlamento.

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