Barack Obama: un uomo, mille speranze
Il nuovo presidente degli Stati Uniti incarna le speranze di rinascita dell'America e del mondo intero. Sostenuto dall'euforia popolare, Obama non potrà però tergiversare. Come avverte la stampa elvetica, le sfide del futuro sono parecchie e non tutte potranno essere affrontate in modo indolore.
“Il giuramento della speranza”, “La speranza al posto della paura”, “Il soffio della speranza dopo tanta attesa” o ancora “Obama annuncia una nuova America”. Sono alcuni dei titoli dei quotidiani elvetici che ben evidenziano le immense aspettative riposte nel 44esimo presidente degli Stati Uniti.
«Su di lui, primo presidente di colore alla Casa Bianca, convergono le speranze e le aspettative di milioni di americani ansiosi di ripartire da capo», scrive il Corriere del Ticino.
In particolare, aggiunge Der Bund, gli americani si aspettano una politica «meno ideologica» di quella di Bush, che riesca a «focalizzarsi sui reali problemi del popolo».
Secondo il romando Le Temps, la «nuova era di responsabilità» iniziatasi con il giuramento di Obama dovrà «rimpiazzare il cinismo con la riconciliazione, il dogmatismo con l’efficacia, l’arroganza con la generosità, la paura con la speranza».
Obama non è Bush
A differenza di George W. Bush, rammenta La Regione Ticino, Obama «non ha parlato ad un’America spaventata, né le ha fornito paure o puntelli ideologici per inventarsene di nuove».
Il contrasto «abissale» con il suo predecessore è evocato anche dal 24 Heures, per il quale «Bush era un cavaliere vendicativo che partiva in una crociata inconcludente», mentre «Obama inizia il suo cammino a piedi, deciso ma senza trucco, determinato ma senza odio né accenti messianici».
«Nessun incorpora meglio di Obama la capacità di rinnovo», osserva la Neue Zürcher Zeitung, che sottolinea il bagno di folla che ha accompagnato il primo giorno del nuovo presidente: «Nonostante il gelo di Washington, mai così tanti americani, circa due milioni di persone, hanno seguito la cerimonia d’insediamento».
Aiuto divino
Come annunciato nel suo discorso d’investitura – che sembrava un vero e proprio «programma governativo», scrive l’editorialista della Basler Zeitung – Obama desidera poter iniziare al più presto a mettere in pratica le sue idee. Tra i dossier più urgenti figurano la crisi economica mondiale, le guerre in Irak e Afghanistan e la pessima assistenza sanitaria negli Stati Uniti.
«Molti compiti difficili attendono Obama», avverte il Tages Anzeiger, rammentando al nuovo presidente che dovrà affrontare lo stato catastrofico della finanza, la precarietà sul mondo del lavoro e le lacune nel sistema educativo.
«Obama ha assunto una funzione di una responsabilità così imponente da aver bisogno quasi di un aiuto divino», sostiene il Corriere del Ticino. Perché come ricordano vari quotidiani tra cui Der Bund, «Obama non è il Redentore, come lasciava trasparire in campagna elettorale, ma semplicemente un politico».
Non solo gioie e speranze
Non ci si dovrà quindi sorprendere, prosegue il giornale bernese, se presto o tardi i sostenitori di Obama saranno delusi. «Non trasformerà l’America in un altro paese in una sola notte».
Se vorrà riportare gli Stati Uniti sulla via della crescita e aiutare il pianeta a trovare maggiore stabilità, ribadisce anche il Tages Anzeiger, «Obama dovrà applicare delle soluzioni impopolari», inclusi l’aumento delle imposte e dei tagli nel sistema sociale.
Obama non dovrà dimenticare che «i sentimenti positivi possono rapidamente mutare in negativo, quando le speranze sono deluse», avverte Der Bund.
Più fiduciosa, la Neue Zürcher Zeitung osserva che nessuno, dei presidenti degli ultimi 25 anni, ha potuto beneficiare di una maggioranza così forte in Campidoglio e nelle due camere del Congresso, come quella detenuta Obama. «Ciò rappresenta una possibilità per concretizzare le sue riforme».
Spostando infine l’accento dal nuovo presidente all’America in quanto nazione, Le Temps s’interroga se il paese saprà utilizzare la sua energia vitale nel momento delle grandi difficoltà. E soprattutto: «L’America da ricostruire, sarà all’altezza delle aspirazioni che (Obama) ha per lei?».
swissinfo, Luigi Jorio
Barack Hussein Obama è nato a Honolulu (Hawaii) il 4 agosto 1961, figlio di un kenyota e di una cittadina statunitense del Kansas. Nel 1963 i genitori si separano e successivamente divorziano; terminati gli studi universitari, il padre rientra in Kenya, dove muore in un incidente stradale nel 1982.
La madre si risposa con un cittadino indonesiano e nel 1967 si trasferisce in Indonesia: a Giacarta, Obama frequenta le scuole elementari. Nel 1971 ritorna negli Stati Uniti. Viene allevato principalmente dai nonni materni.
Nel 1983, Obama consegue la laurea in scienze politiche alla Columbia University di New York. In seguito si trasferisce a Chicago per sostenere programmi sociali.
Nel 1991 ottiene la laurea in giurisprudenza ad Harvard e un anno più tardi sposa Michelle Robinson. Dalla loro unione nascono due figlie. Tornato a Chicago, Obama si impegna nella difesa dei diritti civili e insegna diritto costituzionale all’università.
L’impegno politico di Obama comincia nel 1992, quando aiuta Bill Clinton nelle elezioni presidenziali. Nel 1996 è eletto senatore nell’Illinois e nel 2004 diventa senatore a Washington. Tre anni dopo, il 10 febbraio 2007, Obama annuncia ufficialmente la sua candidatura per le elezioni presidenziali del 2008. Dopo un lungo duello, riesce a battere l’ex first lady Hillary Clinton alle elezioni primarie del Partito Democratico.
Il 4 novembre 2008, Obama supera largamente il suo avversario John McCain, diventando così il 44esimo presidente statunitense, nonché il primo afroamericano alla Casa Bianca.
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