Barometro elettorale: l’ambiente torna in primo piano
In progressione Verdi, Verdi liberali, Partito borghese democratico e Unione democratica di centro. In calo invece liberali radicali, popolari democratici e socialisti. Questi i dati salienti dell'ultimo sondaggio della SRG SSR, che misura le ricadute politiche dell'incidente nucleare di Fukushima.
I sondaggi elettorali lasciano generalmente trasparire delle tendenze, che possono trovare conferma il giorno del voto, ma spesso sono condizionati da eventi eccezionali, che influenzano lo stato d’animo temporaneo dell’opinione pubblica.
Così, sul primo barometro elettorale della SRG SSR, realizzato nell’ottobre scorso dall’istituto gfs.bern, aveva pesato in particolare l’effetto dell’elezione in governo della socialista Simonetta Sommaruga e del liberale radicale Johann Schneider-Ammann. Il Partito socialista (PS) e il Partito liberale radicale (PLR) ne erano usciti leggermente avvantaggiati.
In gennaio, al momento del secondo sondaggio, era stata invece l’Unione democratica di centro (UDC) a trarre profitto del successo ottenuto poche settimane prima nella votazione federale sull’espulsione degli stranieri criminali. Ora, come prevedibile, sono soprattutto i due partiti ecologisti a raccogliere le ricadute politiche dell’evento numero uno di questi ultimi due mesi, la catastrofe nucleare di Fukushima, in Giappone.
In base all’ultimo barometro elettorale, realizzato tra il 4 e il 16 aprile, l’ambiente è difatti ritornato in primo piano tra le preoccupazioni degli svizzeri. Per il 28% delle persone interrogate i cambiamenti climatici e le catastrofi ambientali sono i problemi più urgenti che i politici svizzeri devono risolvere attualmente. Seguono le questioni legate alle migrazioni, prioritarie per il 19% degli interrogati, e la disoccupazione (8%).
Verdi liberali e PBD favoriti
Per quanto riguarda i partiti, l’Unione democratica di centro rimane saldamente al primo rango con il 29,9% delle preferenze, una percentuale mai raggiunta da nessun partito dal 1919. Lo schieramento di destra, che sale dell’1% rispetto alle elezioni federali del 2007, riuscirebbe così ad assorbire anche la scissione al suo interno, che ha portato tre anni fa alla nascita del Partito borghese democratico (PBD).
A sinistra, il Partito ecologista svizzero (PES) approfitta del dibattito sull’energia atomica per issarsi al 10,9% (+1,3% rispetto al 2007). I socialisti non hanno invece potuto trarre vantaggio dalla loro posizione antinucleare: il PS scende al 17,7%, perdendo l’1,8% rispetto alle ultime elezioni federali.
Al centro si conferma la progressione dei due partiti emergenti, a scapito delle due grandi forze storiche. I Verdi liberali raggiungono il 5,7% (+4,3%), mentre il PBD raccoglie il 3,5% dei consensi. In calo il PLR, che si ritrova al 15,2% (-2,5%), come pure il Partito popolare democratico (PPD), che non va oltre il 12,7% (-1,8%). A liberali radicali e popolari democratici non sembra aver giovato il loro repentino cambiamento di posizione sul nucleare, adottato dopo la catastrofe di Fukushima.
Soluzioni pragmatiche
L’incidente nucleare in Giappone ha spostato l’attenzione dell’opinione pubblica dal dibattito sugli stranieri alle questioni ambientali, ma rimane ancora difficile da prevedere se le sue ricadute politiche saranno durevoli fino alle prossime elezioni, in programma tra 6 mesi.
“L’effetto Fukushima si è fatto parzialmente sentire nei risultati delle ultime elezioni cantonali e nelle intenzioni di voto per le prossime elezioni federali. Credo però che non vada neppure sopravvalutato e probabilmente sarà superato da altri temi prima del 23 ottobre”, ritiene Claude Longchamp, responsabile dell’istituto gfs.bern.
A detta del politologo, si potrebbe pronosticare un effetto duraturo, se la catastrofe nucleare avesse suscitato una forte mobilitazione elettorale e quindi un voto di protesta – come è stato il caso recentemente in Germania, nelle elezioni regionali del Baden Württemberg. Questa mobilitazione non si è però registrata nelle elezioni cantonali tenute dopo l’11 marzo e non traspare neppure dal sondaggio per le prossime elezioni federali.
“L’elettorato svizzero sembra preferire soluzioni pragmatiche, piuttosto che dogmatiche in politica energetica”, osserva ancora Longchamp. Secondo il sondaggio, il 65% degli interrogati si dichiara attualmente favorevole o piuttosto favorevole ad una rinuncia alle centrali nucleari, ma il 92% vorrebbe una sostituzione graduale dell’energia atomica con energie rinnovabili.
Tendenze confermate
Effetto Fukushima o meno, l’ultimo barometro elettorale conferma le tendenze emerse dalle elezioni cantonali tenute in questi ultimi 4 anni. Tra i vincitori troviamo infatti l’Unione democratica di centro, che ha rafforzato il proprio elettorato in quasi tutti gli scrutini cantonali.
Pure in progressione il PES e, nei cantoni in cui si sono presentati, anche i Verdi liberali e il PBD. A perdere voti sono stati invece, quasi ovunque, il PS, il PLR e il PPD. Ai tre partiti che avevano determinato maggiormente la politica svizzera nel secolo scorso rimangono solo 6 mesi per tentare di ribaltare queste tendenze e bloccare il loro declino.
Il terzo barometro elettorale della SRG SSR è stato realizzato tra il 4 e il 16 aprile dall’istituto gfs.bern, interrogando 2011 persone in tutte le regioni linguistiche del paese.
Non sono stati interpellati invece gli svizzeri residenti all’estero, di cui oltre 135’00 sono iscritti nei registri elettorali.
Dall’anno scorso, il Dipartimento federale degli affari esteri non mette infatti più a disposizione degli istituti di ricerche politiche gli indirizzi dei connazionali all’estero, allo scopo di garantire la protezione dei loro dati personali.
Secondo Claude Longchamp, si tratta di una limitazione importante per l’allestimento e la precisione del barometro elettorale, dal momento che le preferenze politiche dei cittadini espatriati non corrispondono in modo uniforme a quelle degli svizzeri residenti sul territorio nazionale.
Secondo il sondaggio, a metà aprile il 28% degli interrogati considerava l’ambiente (clima e catastrofi ambientali) come il problema più urgente da risolvere in campo politico. In gennaio, questo tema preoccupava prioritariamente solo il 6% degli svizzeri.
Le questioni legate alle migrazioni (stranieri, asilo e integrazione) erano in aprile il problema numero uno per il 19% degli interpellati, contro il 22% in gennaio.
I problemi sociali rimangono su percentuali stabili, ma sembrano preoccupare meno gli svizzeri: la disoccupazione è giudicata attualmente prioritaria solo dall’8% dei partecipanti al sondaggio, le casse malati e l’AVS dal 7%.
Il futuro delle relazioni con l’Unione europea inquieta in queste ultime settimane soltanto il 3% degli interrogati, il 5% in meno rispetto a gennaio.
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