Battaglia in parlamento sull’inchiesta nel caso UBS
Occorre creare una commissione d'inchiesta per far luce sulla vicenda UBS e sulla trasmissione di dati dei suoi clienti al fisco americano? I due rami del parlamento sono divisi: mentre l'Ufficio della Camera dei cantoni vuole temporeggiare, quello del Consiglio nazionale esige una rapida decisione.
In che modo il governo ha gestito la crisi dell’UBS? Il controllo esercitato dai poteri pubblici sulla grande banca era sufficiente? Con quale legittimità l’Autorità di sorveglianza dei mercati finanziari (FINMA) ha trasmesso al fisco americano i dati di centinaia di clienti dell’UBS?
Sono queste alcune delle questioni principali sulle quali potrebbe chinarsi prossimamente una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI). In virtù della Legge sull’Assemblea federale, quest’organo speciale può essere istituito dal parlamento “per indagare su fatti e procurarsi altre basi di giudizio”, qualora”occorra far luce su eventi di grande portata”. Finora ciò è avvenuto solo quattro volte.
Il controverso intervento del governo e della FINMA in favore dell’UBS andrebbe sottoposto all’esame di una CPI, ritengono non pochi parlamentari. Il 5 febbraio scorso, l’Ufficio della Camera del popolo si era espresso in favore di un’inchiesta da parte di quest’organo speciale. Quello del Consiglio degli Stati ha invece preferito questo mercoledì sospendere la decisione in attesa del rapporto della Commissione di gestione, previsto il 31 maggio.
Il rinvio non è stato per nulla apprezzato dai rappresentanti del Consiglio nazionale, che hanno immediatamente chiesto giovedì ai membri dell’Ufficio della Camera dei cantoni di rivedere la loro decisione nell’ambito di una seduta comune, in programma la settimana prossima. Non si può bloccare in questo modo il processo democratico su una vicenda di tale importanza, ha dichiarato la presidente del Consiglio nazionale Pascale Bruderer.
Pressioni politiche
Se dovesse ottenere luce verde da entrambi i rami del parlamento, la CPI sarà formata da rappresentanti delle due camere e dei principali partiti, in misura proporzionale al numero di seggi di cui dispongono nel legislativo.
La CPI disporrà di un proprio segretariato, potrà convocare dei testimoni – anche al di fuori dell’amministrazione federale – e disporrà di un diritto di richiedere informazioni che supera quello delle Commissioni di gestione. Queste ultime, che indagano sulla vicenda UBS dal marzo 2009, si erano pronunciate contro l’istituzione di una CPI prima delle conclusione del loro stesso lavoro d’inchiesta.
Ma la pressione politica si è fatta troppo forte. Già nella primavera dell’anno scorso, l’UDC aveva rivendicato la creazione di una CPI per chiarire in che modo il governo e l’amministrazione avevano gestito la crisi UBS. Alla fine del 2009, questa richiesta ha ottenuto il sostegno dei socialisti e del Partito ecologista svizzero.
La pressione è ulteriormente aumentata in gennaio, quando il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha stabilito che la trasmissione dei dati dei clienti dell’UBS alle autorità fiscali americane, da parte della FINMA, era illegale.
Secondo il TAF, il governo aveva inoltre oltrepassato le sue competenze, firmando un accordo con Washington che autorizzava la consegna di dati relativi a clienti sospettati di sottrazione fiscale. In base convenzione sulla doppia imposizione sottoscritta dai due paesi, la Svizzera fornisce assistenza amministrativa soltanto in caso di frode fiscale e non di sottrazione fiscale.
Radicali contrari
Per quanto concerne invece gli schieramenti politici del centro, il Partito liberale radicale (PLR) ha manifestato sin dall’inizio la sua opposizione all’istituzione della CPI. I radicali hanno infatti continuamente difeso l’operato del loro ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, fortemente criticato da oltre un anno e accusato tra l’altro di aver privilegiato gli interessi dell’UBS, suo ex datore di lavoro, piuttosto che quelli della piazza finanziaria svizzera.
Da parte sua, il Partito popolare democratico, che rappresenta spesso l’ago della bilancia in parlamento, ha tergiversato a lungo, prima di dichiararsi a sua volta favorevole alla creazione della CPI. A condizione, tuttavia, che nessun rapporto intermedio venga pubblicato dalla Commissione di gestione del parlamento prima della sessione primaverile delle camere federali.
Informazioni segrete
Rimane da risolvere la questione fondamentale relativa all’accesso ai documenti. In gennaio, il governo ha finalmente accettato alcune proposte della Commissione di gestione, che si lamentava di non aver ottenuto diverse informazioni importanti, in base alle quali il governo aveva deciso di dare seguito alle richieste delle autorità fiscali americane.
La CPI, che dispone di un diritto d’informazione ancora più esteso, potrebbe ritrovarsi di fronte ad un altro ostacolo. Secondo quanto reso noto dalla Radio della Svizzera romanda (RSR), all’inizio di febbraio il governo avrebbe deciso di mantenere completamente segrete le discussioni condotte in seno all’esecutivo sul caso UBS, tra agosto 2008 e febbraio 2009. Questa notizia non è stata tuttavia né confermata né smentita dal governo.
Un trampolino per i parlamentari
Finora, il parlamento ha istituito soltanto in quattro occasioni una CPI, nonostante le numerose richieste presentate negli ultimi anni. Dall’ultima istituzione di quest’organo eccezionale nel 1995, ben 22 domande sono state inoltrate. tra cui per il collasso della Swissair, il finanziamento dell’esposizione nazionale 2002 o il sostegno accordato dalla Svizzera al regime dell’apartheid in Sudafrica.
La CPI, chiamata a presentare entro fine 2010 i risultati delle sue inchieste sulla vicenda UBS, potrebbe tra l’altro servire da trampolino di lancio per alcuni suoi membri verso una carica di governo. Già in passato, quest’organo speciale aveva infatti permesso di profilarsi a dei parlamentari, che erano poi stati eletti nell’esecutivo.
È stato il caso, ad esempio, di Kurt Furgler, Rudolf Gnägi e Pierre Graber nell’ambito della CPI sull’affare “Mirage” o di Moritz Leuenberger in occasione dell’inchiesta sulla vicenda delle schedature.
Carole Wälti e Armando Mombelli, swissinfo.ch
Finora il parlamento svizzero ha istituito solo quattro volte una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI).
1964: il parlamento decide di ricorrere a quest’organo speciale per indagare sul superamento delle spese nell’ambito dell’acquisto degli aerei da combattimento Mirages. Nel contempo, le camere federali gettano le basi legali per l’istituzione di una CPI.
1989: una CPI viene creata per far luce sulle circostanze che avevano portato alle dimissioni della consigliera federale Elisabeth Kopp.
1990: lo scandalo delle schedature suscita grande scalpore in Svizzera. Il parlamento decide di istituire una CPI per chiarire le responsabilità all’interno dell’apparato statale.
1995: i parlamentari fanno di nuovo ricorso a quest’organo per appurare le ragioni che hanno portato all’enorme buco finanziario della Cassa federale di pensioni.
Giugno 2008: le autorità americane prendono nel mirino l’UBS, sospettata di aver aiutato migliaia di clienti ad evadere il fisco negli Stati uniti, e chiedono assistenza amministrativa alla Confederazione.
Febbraio 2009: l’Autorità di sorveglianza dei mercati finanziari (FINMA) autorizzata l’UBS a trasmettere i dati di oltre 250 clienti al fisco americano.
Aprile 2009: il governo svizzero conclude un accordo con l’amministrazione americana, in cui si impegna a fornire informazioni su altri 4450 clienti dell’UBS.
Gennaio 2010: il Tribunale amministrativo federale stabilisce il 5 gennaio che la FINMA ha violato la legislazione elvetica, autorizzando la trasmissione dei dati dei clienti UBS. Il 21 gennaio la FINMA inoltra un ricorso al Tribunale federale.
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