Berlino riduce la pressione sui controlli doganali
Dopo quattro giorni di disagi, la Germania annuncia la riduzione dei controlli sistematici dei veicoli in transito dalla Svizzera.
Introdotte la fine settimana scorsa, le misure hanno provocato code infinite ai passaggi fra i due paesi e sollevato una maretta diplomatica. Manca una spiegazione ufficiale.
Nel pomeriggio di mercoledì il traffico di confine fra la Germania e la Svizzera è tornato a scorrere. Il portavoce del governo di Berlino, Rainer Lingenthal ha comunicato infatti che «i controlli sistematici di tutti i veicoli in transito sono stati ridotti ad un livello consueto».
Nei giorni scorsi, l’applicazione zelante degli accordi di Schengen – di cui la Svizzera, come paese extracomunitario non fa parte – aveva provocato delle colonne chilometriche ai passaggi fra i due paesi.
Le guardie di confine tedesche hanno infatti applicato per la Svizzera le stesse regole, valide per i confini estremi dell’Unione europea, dove ogni singolo veicolo viene controllato.
Ritorsione contro la Svizzera?
La misura ha suscitato immediatamente ampie reazioni. I giornali svizzeri hanno ricordato i punti di attrito fra la Svizzera e il grande vicino. Dalla tassazione dei risparmi, al problema del traffico aereo, passando per le previste soprattasse sulle reimportanzioni, gli argomenti non mancano.
Ma il portavoce del governo tedesco ha smentito le affermazioni della stampa, che vedeva nell’azione una misura di ritorsione contro l’irremovibile posizione della Confederazione in difesa del segreto bancario. Si tratterebbe di «speculazioni terribili e selvagge», le relazioni fra i due paesi sarebbero, come sempre, eccellenti.
Le spiegazioni, immediatamente sollecitate da Berna, sono comunque rimaste vaghe. I severi controlli sarebbero stati introdotti dopo una «valutazione della situazione», ma le ragioni vengono mantenute segrete «per ragioni di sicurezza».
L’imbarazzo a Berna
Interpellato urgentemente in parlamento mercoledì mattina, il Presidente della Confederazione, Joseph Deiss, si è detto sorpreso di non essere stato informato dalle autorità tedesche delle misure straordinarie introdotte.
D’altra parte Deiss ha ammesso che «è legittimo e, probabilmente, anche necessario che l’Unione europea faccia differenza fra chi partecipa a pieno titolo a compiti e diritti e chi ha scelto una via separata, come la Svizzera. Questa posizione ci mette a volte in situazioni difficili o imbarazzanti».
Il ministro dell’economia e Presidente della Confederazione ha comunque precisato che «vuole credere alle autorità tedesche quando affermano che non si tratta di una misura di ritorsione contro i trattati bilaterali fra Europa e Svizzera, ma di una semplice applicazione coerente degli accordi interni all’Unione». Nei prossimi giorni, la diplomazia rimarrà attiva per chiarire esattamente tutti gli aspetti del caso.
Conseguenze anche per la Germania
L’improvviso cambiamento di procedura ha infatti portato a innumerevoli difficoltà, non solo da parte svizzera. Le migliaia di frontalieri tedeschi che quotidianamente varcano il confine per lavorare, si sono viste incolonnate per ore per tornare a casa.
Anche i commercianti tedeschi delle regioni di confine si sono lamentati immediatamente. Gli svizzeri che approfittano dei vantaggi economici, facendo gli acquisti oltre confine, sono un importante fattore economico delle regioni di confine.
L’Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) ha già chiesto a Berna di valutare delle controdisposizioni che danneggino, per esempio, il traffico pesante che attraversa la Svizzera verso la Germania.
Ai 90 posti doganali che costellano il confine fra Germania e Svizzera la situazione dovrebbe normalizzarsi, anche se non si ritornerà alla pratica liberale precedente. I controlli saranno meno sistematici, rispetto agli scorsi giorni, ma si ritiene che le autorità doganali tedesche si atterranno ai criteri di Schengen.
swissinfo e agenzie
Da venerdì scorso le guardie di confine tedesche controllano ogni vettura che entra in Germania dalla Svizzera.
Gli ingorghi maggiori si sono avuti nella regione di Basilea. Le code sulle strade svizzere hanno raggiunto i 13 chilometri.
I valichi di frontiera fra la Svizzera e la Germania sono 90.
L’Accordo d’applicazione del Trattato di Schengen è stato firmato il 19 giugno 1990 dai cinque Stati membri: Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Olanda.
Regola l’applicazione e le condizioni alle quali viene garantita la libera circolazione delle persone. Negli anni seguenti hanno aderito al trattato anche Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Austria, Svezia, Finlandia, Danimarca, Norvegia e Islanda.
Il Trattato di Schengen fa parte dei 9 dossiers dei negoziati bilaterali II, iniziati nel giugno del 2001 fra la Svizzera e l’Unione europea.
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