Berna e Berlino avanzano nella loro vertenza fiscale
Svizzera e Germania hanno firmato giovedì il protocollo che completa l’accordo fiscale dello scorso anno. La strada verso un’intesa nell’ambito della fiscalità rimane però in salita data la reiterata opposizione da parte della sinistra tedesca.
Il protocollo aggiuntivo prevede un aumento dell’imposta liberatoria che i cittadini tedeschi dovranno pagare per regolarizzare i loro patrimoni depositati nelle banche svizzere. Il relativo tasso è stato portato dal 19-34% al 21-41%, a seconda della durata del deposito in nero e dell’importo iniziale e finale del capitale.
«Abbiamo trovato un compromesso equilibrato per le due parti», ha affermato la presidente della Confederazione Eveline Widmer-Schlumpf, ammettendo di aver fatto concessioni sostanziali.
Malgrado l’agitazione degli ultimi tempi, le due delegazioni, a livello governativo, hanno saputo discutere «in modo pragmatico e costruttivo» per raggiungere l’obiettivo principale: rispettare la sfera privata dei clienti, e dunque il segreto bancario elvetico, e contemporaneamente rispondere alle pretese fiscali della Germania.
Il testo, che deve ancora essere dibattuto dai parlamenti dei due paesi, dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2013.
«I contribuenti tedeschi – ha aggiunto la ministra delle finanze – saranno tassati in Svizzera come nel loro paese». L’ammontare dei patrimoni tedeschi in Svizzera non è noto, ha detto Eveline Widmer-Schlumpf. Le valutazioni della stampa parlano di una somma compresa tra i 100 e i 200 miliardi di euro.
Anche per il ministro delle finanze tedesche Wolfgang Schäuble l’accordo fiscale riveduto con la Svizzera costituisce una «soluzione equilibrata», si legge in un comunicato diffuso dall’ambasciata di Germania a Berna.
Con la convenzione, la Germania ottiene la possibilità di tassare i patrimoni non dichiarati depositati da cittadini tedeschi in Svizzera «nel passato e in futuro». «Si tratta di entrate fiscali che senza accordo andrebbero continuamente in prescrizione. In questo modo viene fatta giustizia», sottolinea Schäuble.
Fine dei “furti bancari”
Quale novità il protocollo prevede anche la tassazione delle eredità: se i beneficiari non dichiareranno il lascito ricevuto alle autorità fiscali tedesche, saranno sottoposti a un prelievo fiscale del 50% del capitale.
Allo scopo di impedire che nuovi averi non tassati vengano depositati in Svizzera, è stato aumentato, da un massimo di 999 a 1’300 entro due anni, il numero di richieste di informazioni presentate dopo l’entrata in vigore della convenzione firmata nel settembre 2011. Questa possibilità, sottolinea il Dipartimento federale delle finanze, estende e completa lo scambio d’informazioni secondo lo standard minimo dell’OCSE.
Per evitare che i contribuenti tedeschi trasferiscano i loro fondi elvetici per sfuggire alla tassazione, lo spostamento di capitali dalla Svizzera a un paese terzo non sarà più possibile senza annuncio dal prossimo primo gennaio. Il termine era inizialmente stato fissato al 31 maggio.
Inoltre, per evitare le critiche di Bruxelles, Berna e Berlino precisano che gli interessi che soggiacciono all’accordo sulla fiscalità del risparmio con l’Unione europea non sono toccati dall’intesa firmata giovedì.
L’aliquota dell’imposta liberatoria alla fonte sui futuri redditi dei capitali dei clienti delle banche elvetiche rimane fissata al 26,375%, come previsto l’anno scorso.
L’accordo permetterà anche di mettere fine al dossier dei dati bancari rubati. Berlino non acquisterà più queste informazioni e Berna non replicherà penalmente. I procedimenti per spionaggio economico lanciati dal Ministero pubblico della Confederazione contro tre funzionari del fisco tedeschi saranno archiviati all’inizio del 2013.
Un accordo che tutela la sfera privata
L’accordo riveduto è stato accolto con soddisfazione dall’Associazione svizzera dei banchieri (ASB), secondo la quale «la Svizzera ha ampiamente dato seguito alle esigenze tedesche», si legge in un comunicato odierno.
Gli elementi chiave della strategia finanziaria elvetica sono tuttavia salvaguardati, in particolare il principio dell’anonimato dei clienti, la trattenuta liberatoria alla fonte, il futuro tasso di imposizione e l’accesso bilaterale al mercato bancario.
«Nel suo insieme – prosegue la nota – l’accordo è equo per i clienti, perché dà loro la possibilità di regolarizzare la propria situazione fiscale tutelando la sfera privata». I banchieri svizzeri mettono comunque le mani avanti: la loro associazione non ha infatti l’intenzione di sostenere ulteriori modifiche all’intesa negoziata.
La scadenza per l’attuazione dell’accordo «costituisce una grande sfida per le banche». «Il processo di ratifica deve quindi essere portato avanti quanto prima da entrambe le parti», auspica l’ASB.
Uno schiaffo all’onestà
I segnali che giungono dalla Germania lasciano tuttavia presagire che si è ancora lontani da un accordo definitivo. Nonostante i correttivi, il Partito Socialdemocratico (SPD) ha infatti reiterato giovedì la sua opposizione.
L’accordo è «un documento che scagiona le banche svizzere» e rappresenta «uno schiaffo per tutti i contribuenti onesti», ha affermato il suo presidente Sigmar Gabriel.
La SPD critica inoltre il fatto che la Svizzera non sia pronta a far entrare in vigore l’accordo retroattivamente. In questo modo sarebbe possibile evitare che gli evasori portino i loro soldi dalla Svizzera in un altro paradiso fiscale prima che vengano tassati. «Se la Svizzera non è disposta a impedirlo – ha avvertito Gabriel – non vedo alcuna chance per la firma da parte nostra» al momento dei dibattiti al Bundesrat, la Camera dei Länder.
A rincarare la dose è il capogruppo dei Verdi Jürgen Trittin, il quale afferma in un comunicato che «un accordo che garantisce l’anonimato di chi froda e che non offre nemmeno all’amministrazione tedesca i diritti (concessi dalla Svizzera) al fisco americano non può avere il nostro sostegno».
Dopo gli accordi firmati con Germania e Gran Bretagna, il Consiglio federale intende giungere a intese fiscali anche con altri paesi europei.
Il governo svizzero ha incaricato formalmente il Dipartimento federale delle finanze di riprendere i negoziati con Austria e Grecia.
Discussioni con i due paesi erano già in corso da tempo. Prima di dare seguito alle domande di Austria e Grecia, la Svizzera ha però sempre detto di voler concludere gli accordi con la Gran Bretagna e la Germania.
Definendolo un passo nella giusta direzione, il Segretario di Stato per le finanze austriaco Andreas Schieder ha affermato che l’accordo tra Berna e Berlino servirà da modello anche per il suo paese.
Vienna ritiene che sui conti bancari elvetici si trovino tra i 12 e i 20 miliardi di euro non dichiarati al fisco da cittadini austriaci. Un accordo con la Svizzera dovrebbe generare un introito di un miliardo di euro nel 2013.
Secondo lo svizzero Mario Tuor, portavoce della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, è tuttavia prematuro ritenere che l’accordo tra con l’Austria entrerà in vigore già l’anno prossimo.
Dal canto suo, la Grecia intende riprendere in modo urgente le discussioni, ha detto il Segretario di Stato alle finanze greco Ilias Plaskovitis in un’intervista apparsa il 3 aprile 2012 su Le Temps.
Unione democratica di centro (UDC): l’imposta liberatoria ricalca l’imposta preventiva in Svizzera, salvaguarda la sfera privata dei clienti bancari e tiene conto delle esigenze fiscali di altri paesi. Tuttavia delude il fatto che il governo svizzero abbia ceduto ulteriormente alle richieste della Germania
Partito socialista (PS): bisogna esaminare attentamente l’accordo per prevenire nuove possibilità di evasione. L’imposta liberatoria non rappresenta un’alternativa allo scambio automatico d’informazioni, a cui il PS è favorevole.
Partito popolare democratico (PPD): la convenzione è un buon equilibrio tra gli interessi dei due paesi. Il fatto di aver mantenuto il carattere liberatorio permette ai tedeschi di pagare le loro imposte e al contempo di salvaguardare l’anonimato, ciò che rappresenta un punto centrale per il PPD.
Partito liberale radicale (PLR): prende atto con soddisfazione della firma del protocollo aggiuntivo. L’accordo rappresenta un buon ponte tra giustizia e perdono.
Verdi: l’intesa pone le basi per una regolarizzazione degli averi tedeschi in Svizzera e una normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Non rappresenta tuttavia un’alternativa allo scambio automatico di informazioni, che dovrebbe essere introdotto per tutti i paesi.
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