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Bilancio di legislatura in chiaroscuro

Tra il 2003 e il 2007 sui banchi del Parlamento non sono mancati i dossier importanti Keystone

Nel corso della legislatura che sta per concludersi, il Parlamento ha svolto un grande lavoro. Progressi, in particolare, nella politica familiare e nel settore dei bilaterali.

A volte, tuttavia, il successo è venuto meno, come nel caso del cantiere delle riforme della sicurezza sociale, che dal 2003 al 2007 non si è praticamente mosso.

Il Parlamento è riuscito ad invertire la tendenza tenendo sotto controllo il deficit pubblico. Le “grandi pulizie” hanno così permesso di ritrovare bilanci e budget positivi. Questa schiarita si spiega certamente in chiave di ripresa economica, ma è anche figlia delle misure di risparmio intraprese.

“Si tratta, in generale, di un chiaro successo della destra” afferma con soddisfazione Léonard Bender. Per il vicepresidente del Partito liberale radicale (PLR, destra) occorre però restare vigili e non abbassare la guardia.

A sinistra l’entusiasmo è molto più spento, poiché si tratta di risparmi “estremamente violenti” che hanno causato una riduzione dei compiti dello Stato e un trasferimento delle spese ai cantoni.

“Ho l’impressione – osserva il senatore socialista Alain Berset – che sono state migliorate le finanze federali appoggiandosi considerevolmente sui cantoni: non è una soluzione d’avvenire”. Per il vicepresidente del Partito socialista, nuovi tagli sarebbero ormai “inutili e controproducenti”.

Confermata la via bilaterale

Concernente le relazioni con l’Unione europea, il Parlamento ha proseguito sulla via degli accordi bilaterali. La Svizzera ha pertanto aderito agli accordi di Schengen/Dublino, attribuito il miliardo di coesione destinato ai nuovi paesi membri dell’UE e esteso a questi paesi l’accordo sulla libera circolazione delle persone.

Queste scelte, del resto, sono state confermate dal popolo consegnando nelle mani dell’Unione democratica di centro (UDC/destra dura) – che aveva raccomandato di respingere le proposte – tre secche sconfitte.

“Io sono invece convinto – afferma il vicepresidente dell’UDC e deputato Yvan Perrin, ridimensionando l’esito del voto – che l’avvenire ci darà ragione”. Con il miliardo di coesione la Svizzera non ha finito di pagare il suo tributo, poiché si tratta ora di venire in aiuto a Bulgaria e Romania.

In maniera generale la via bilaterale – seguita da diversi anni e confermata dall’attuale legislatura – soddisfa comunque tutti i partiti. Per la destra e per l’UDC l’opzione bilaterale procrastina alle calende greche la questione dell’adesione della Svizzera all’UE.

A dire il vero a sostenere ancora l’adesione c’è solo la sinistra. “Siamo molto chiaramente favorevoli – dichiara il parlamentare Ueli Leuenberger – all’avvio di negoziati d’adesione già a partire dalla prossima legislatura”. Secondo il vicepresidente dei Verdi il fatto che la Svizzera si adegui, in sostanza, alla legislazione europea senza aver voce in capitolo, è sempre più problematico.

Una migliore politica familiare

La legislatura ha intascato diversi progressi nel campo della politica familiare. L’esempio più concreto è l’introduzione di un congedo maternità sul piano federale che le donne svizzere attendevano da oltre cinquant’anni. Il principio di un’assicurazione maternità era stato iscritto nella Costituzione nel 1945 ma era rimasto per decenni lettera morta.

In questo settore vale la pena citare il contributo, su quattro anni, di 120 milioni di franchi per gli asili nido, la fine della discriminazione fiscale che colpiva le coppie sposate rispetto ai concubini, l’attribuzione di un assegno familiare minimo a livello federale.

Il Partito popolare democratico (PPD/ centro destra) – che aveva chiaramente indicato la famiglia come priorità della legislatura 2003-2007 – può ritenersi soddisfatto. “Siamo davvero molto contenti – ha commentato il deputato e vicepresidente Dominique de Buman – per essere riusciti a mantenere i nostri impegni”.

Giro di vite nei confronti degli stranieri

In questa legislatura si inscrive però a chiare lettere un netto giro di vite nei confronti degli stranieri dopo l’approvazione di due nuove leggi sugli stranieri e sull’asilo. Con l’irrigidimento delle nuove disposizioni legali, venire in Svizzera per un cittadino che non proviene dall’UE è molto più difficile.

Per i partiti di destra l’inasprimento delle leggi erano necessarie. “Abbiamo voluto correggere – sottolinea Yvan Perrin – degli disfunzionamenti: ora abbiamo gli strumenti giusti”. Di parere evidentemente opposto la sinistra. “Siamo di fronte – commenta Ueli Leuenberger – ad una deriva xenofoba dei partiti borghesi”.

Quanto alla naturalizzazione agevolata per gli stranieri della seconda e della terza generazione, il popolo svizzero si è espresso negativamente. Sola contro tutti, l’UDC è riuscita a forzare la mano. Questa chiusura sul fronte delle naturalizzazionie è vissuta con rincrescimento dalla sinistra e dalla destra moderata.

Sicurezza sociale: riforme arenate

Gli eletti hanno dovuto mettere mano anche all’annoso problema delle assicurazioni sociali. L’Assicurazione vecchiaia (AVS) è minacciata dall’invecchiamento della popolazione. Mentre l’Assicurazione invalidità (AI), versa da tanto tempo nelle cifre rosse a causa dell’aumento dei beneficiari.

La legislatura agli sgoccioli non ha consentito di trovare delle soluzioni. L’ undicesima revisione dell’AVS, che fissava l’età pensionabile delle donne e degli uomini a 65 anni, è stata respinta dal popolo. I cittadini e le cittadine hanno anche rifiutato l’aumento dell’Imposta sul valore aggiunto (IVA) per finanziare le due assicurazioni.

La revisione della legge sull’AI, che permette di ridurre le rendite mettendo l’accento sul reinserimento professionale dei disabili, è stato approvato nella votazione popolare del 17 giugno. La questione del finanziamento resta, tuttavia, irrisolta.

Nessuna soluzione neppure su un tema che pesa molto sulle spalle, e sull’economia domestica, degli svizzeri e delle svizzere: i costi della salute e i premi delle casse malati. Gli aumenti sono più contenuti rispetto al passato, ma rimangono pur sempre tali.

Un tema che comincia a scottare

Ad emergere in modo dirompente in questo scorcio di legislatura, è la questione ambientale: i rapporti degli esperti internazionali sullo stato di salute del pianeta e sul riscaldamento climatico, hanno imposto una presa di coscienza. Resta da vedere se il Parlamento darà ascolto a questi segnali di allarme.

Per i Verdi la risposta è chiara: in Parlamento non si è fatto niente. Il vicepresidente Ueli Leuenberger denuncia, per esempio, i colpi di scure nel campo del risparmio energetico.

Meno severo il giudizio degli altri partiti, secondo cui il Parlamento ha comunque accettato la tassa di dissuasione sul CO2 nel caso in cui le misure volontarie non fossero sufficienti a raggiungere gli obiettivi della Svizzera in materia di controllo dei gas ad effetto serra. “Si tratta di una vittoria importante – evidenzia Alain Berset – dell’ultima legislatura”.

swissinfo, Olivier Pauchard
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

I quattro principali partiti, l’Unione democratica di centro (26,6% des voti alle elezioni del 2003), il Partito socialista (22,47%), il Partito liberale radicale (17.3%) e il Partito popolare democratico (15,9%) si ripartiscono i sette seggi dell’Esecutivo federale.

Con circa il 5% dei voti nel 2003, I Verdi sono il più grande dei piccoli partiti. Ma attualmente gli ecologisti sono in una fase di piena progressione. Un recente sondaggio li attesta a circa il 10% delle intenzioni di voto.

La legislatura 2003-2007 ha registrato un importante cambiamento nella stanza dei bottoni.

Dagli anni Cinquanta, democristiani, radicali e socialisti avevano due seggi in Consiglio federale, mentre i democentristi uno solo.

In seguito alla netta progressione elettorale dell’UDC, in occasione delle elezioni federali del 2003, l’UDC ha conquistato un secondo seggio a scapito del PPD.

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