Bilaterali bis: l’alleato austriaco
L’Austria sostiene gli sforzi della Svizzera perché il nuovo pacchetto di accordi con l'UE sia accettato nel suo insieme.
L’assicurazione giunge da Benita Ferrero-Waldner, ministra degli esteri austriaca, che giovedì ha accolto a Vienna la sua omologa elvetica Micheline Calmy-Rey.
L’Austria auspica una soluzione “il più globale possibile”, ha detto la Ferrero-Walder al termine dell’incontro durato una novantina di minuti. Nessun dossier dovrebbe essere tralasciato, ha aggiunto riferendosi alle spinose questioni riguardanti Schengen/Dublino e la lotta contro la frode.
A causa di problemi tecnici nel negoziato sull’assistenza giudiziaria, si rende necessaria una decisione politica che possa sbloccare la situazione, ha da parte sua precisato la responsabile della diplomazia elvetica.
Maggiore collaborazione
Le due ministre intendono poi rinforzare la collaborazione tra i due paesi in seno ad istituzioni internazionali come le Nazioni Unite.
Benita Ferrero-Waldner ha precisato come Vienna e Berna condividano infatti i medesimi punti di vista su importanti questioni come i diritti umani, la necessità di sviluppare i diritti dei popoli ed il consolidamento della pace.
Prima tappa
La tappa di Vienna s’inserisce in un viaggio di quattro giorni durante i quali la Calmy-Rey si recherà anche in Bosnia-Erzegovina, Serbia-Montenegro e Italia.
Sabato e domenica la consigliera federale ginevrina sarà in Serbia e Montenegro, dove incontrerà il ministro degli esteri Goran Svilanovic. I colloqui verteranno sulla solidarietà svizzera con l’Europa del sud-est.
Lunedì a Roma si tornerà invece a parlare di accordi bilaterali con l’Unione europea (UE).
In Italia, Stato presidente di turno dell’UE, sono previsti incontri con il premier Silvio Berlusconi e con il ministro degli esteri Franco Frattini.
Sempre per discutere di bilaterali, la Calmy-Rey si recherà poi in ottobre a Berlino e a Parigi. Lo scopo di questo periplo attraverso le capitali europee è quello di ottenere il maggior sostegno politico possibile dai Quindici, al fine di concludere il più rapidamente possibile (entro fine anno?) il nuovo pacchetto d’accordi.
10 nuovi dossier
I bilaterali bis contemplano dieci dossier, sette dei quali già praticamente in porto.
Quelli su Schengen e Dublino – accordi che prevedono la cooperazione nei settori giustizia, polizia, asilo e migrazione – nonché quello sulla frode doganale restano aperti.
La Svizzera, che non contempla la frode fiscale, respinge la portata dell’assistenza giudiziaria prevista dall’accordo. La Svizzera teme infatti che un’assistenza giudiziaria generalizzata possa nuocere al suo segreto bancario.
Una prospettiva che non piace a Berna. Rischierebbe infatti di rimettere in gioco proprio quel segreto bancario che, dopo l’accordo d’inizio giugno sulla tassazione del risparmio, sembrava ormai al sicuro.
swissinfo e agenzie
I bilaterali bis comprendono 10 dossiers:
1) Servizi; 2) Pensioni; 3) Prodotti agricoli trasformati; 4) Ambiente; 5) Statistica; 6)Educazione, formazione professionale, gioventù; 7) Media; 8) Tassazione dei redditi da risparmio; 9) Lotta contro la frode; 10) Cooperazione nei settori della giustizia, della polizia, dell’asilo e della migrazione (Schengen/Dublino).
Nel giugno 2001 la Svizzera e l’Unione Europea hanno deciso di intavolare nuovi negoziati bilaterali su dieci temi.
Si tratta, da un lato, di affrontare temi non trattati nel corso dei primi negoziati. Dall’altro, di avviare i negoziati su nuovi temi proposti dall’UE (lotta alla frode doganale e tassazione dei redditi da risparmio) e dalla Svizzera (partecipazione al sistema Schengen/Dublino).
Dall’estate 2002, i negoziati sono in corso in tutti i settori. Al fine di giungere ad un risultato equilibrato per la totalità dei negoziati II, la Svizzera intende coordinarli e condurli in parallelo.
Il primo pacchetto di bilaterali è entrato in vigore il 1. giugno 2002. Riguardava la libera circolazione delle persone, il trasporto aereo, i trasporti terrestri, l’agricoltura, gli ostacoli tecnici al commercio, gli appalti pubblici e la ricerca.
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