Blindati svizzeri non ancora spediti in Iraq
Nonostante l'approvazione del Governo, manca l'autorizzazione definitiva alla fornitura di 180 carri armati destinati a Baghdad via Emirati Arabi Uniti.
Gli attentati di Londra hanno inoltre riacceso la polemica e le preoccupazioni legate alla transazione e alle implicazioni per la neutralità elvetica.
Nonostante l’approvazione da parte del Consiglio federale a fine giugno, la fornitura di 180 carri da trasporto truppe agli Emirati Arabi Uniti non è ancora iniziata. L’Iraq, a cui i mezzi corazzati saranno offerti, deve infatti ancora confermare ufficialmente chi sarà l’utilizzatore finale.
Manuel Sager, portavoce del Dipartimento federale dell’economia (DFE), ha ribadito venerdì che l’autorizzazione definitiva all’esportazione non è ancora stata rilasciata, confermando così un’informazione anticipata dalla stampa.
I 180 carri M 113 – per un valore complessivo di 12 milioni di franchi – fanno parte del materiale che l’esercito svizzero deve liquidare. Gli Emirati Arabi Uniti, che intendono acquistarli, li regaleranno poi all’Iraq.
Si attende il “via libera” americano
Sager ha spiegato che lo Stato iracheno deve confermare ufficialmente di essere l’utilizzatore finale dei blindati. Tale dichiarazione deve essere indirizzata al segretariato di Stato all’economia (seco) da parte del fabbricante di armi Ruag, all’origine della domanda di esportazione.
Il seco ha inoltre confermato l’informazione del Blick, secondo cui un’altra questione burocratica è ancora pendente: gli Stati Uniti, paese in cui i carri armati sono fabbricati, devono a loro volta approvare l’operazione.
Aspra polemica
La vendita dei blindati ha suscitato diverse discussioni in Svizzera. Secondo il Consiglio federale, i mezzi corazzati serviranno a proteggere le forze di sicurezza irachena, oggetto di attacchi quotidiani da parte della guerriglia.
Inoltre, l’Esecutivo ha ricordato che la vendita non infrange alcun embargo internazionale, aggiungendo che la stabilizzazione della situazione in Iraq è nell’interesse elvetico. Una posizione, questa, sostenuta dai popolari democratici e dai liberali radicali.
Dal canto suo, il Partito socialista interpreta l’operazione come un’inversione di tendenza nella politica svizzera in materia di esportazione di armamenti. L’Unione democratica di centro (destra populista) ritiene minacciata la neutralità del Paese.
La polemica si è inasprita dopo i recenti attentati di Londra: gli oppositori sottolineano che la fornitura dei carri armati all’Iraq rischia di far diventare la Svizzera un bersaglio del terrorismo di matrice islamica.
swissinfo e agenzie
Entro il 2010, l’esercito svizzero deve liquidare materiale per circa 10 miliardi di franchi (calcolati secondo il prezzo d’acquisto del prodotto). In particolare:
1’200 blindati leggeri M109 e M133.
200 carri armati 68/88.
30 elicotteri Alouette III.
45 aerei da combattimento F-5 Tiger.
2’600 tonnellate di filo spinato.
20’600 tonnellate di materiale del genio.
320 tonnellate di reti mimetiche.
230 tonnellate di tende.

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