Calcoli politici del presidente iraniano
Le dichiarazioni negazioniste di Mahmoud Ahmadinejad sull'Olocausto non sarebbero rappresentative del regime e della popolazione in Iran.
È quanto ritiene l’ex-ambasciatore svizzero a Teheran Tim Guldimann, intervistato da swissinfo, secondo il quale il presidente iraniano perseguirebbe solo scopi di politica interna.
Le dichiarazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, secondo le quali l’Olocausto rappresenta soltanto un mito, hanno sollevato un coro di condanne in numerosi paesi, tra cui la Svizzera.
Convocando l’ambasciatore iraniano a Berna, il Dipartimento svizzero degli affari esteri ha riaffermato di non poter accettare nessuno dubbio per quanto concerne il genocidio perpetrato durante la Seconda guerra mondiale.
In un comunicato congiunto, due organizzazioni ebraiche svizzere hanno dichiarato di considerare “intollerabile il fatto che il presidente di un paese membro delle Nazioni unite possa esprimere simili affermazioni dementi e rivoltanti”.
Già in ottobre Mahmoud Ahmadinejad aveva sollevato l’indignazione internazionale, sostenendo che “bisognerebbe cancellare Israele dalla carta geografica”.
Sulle affermazioni del presidente iraniano, swissinfo ha raccolto le considerazioni del diplomatico Tim Guldimann, ex-ambasciatore a Teheran tra il 1999 e il 2004.
swissinfo: Quali obbiettivi persegue Ahmadinejad con i suoi attacchi contro Israele?
Tim Guldimann: La tradizione anti-sionista e anti-israeliana ha rappresentato una componente importante della rivoluzione islamica avvenuta nel 1979 in Iran. Si può quindi presumere che queste dichiarazioni riflettano convinzioni personali di Mahmoud Ahmadinejad.
Secondariamente, è possibile che il presidente iraniano si serva di queste provocazioni per rafforzare la sua posizioni politica interna. Le forze politiche di opposizione sono attualmente molto divise.
Inoltre, sollevando aspre critiche internazionali nei confronti dell’Iran, Ahmadinejad può sperare di ottenere un maggiore solidarietà nei confronti del suo regime.
Il presidente iraniano non è il numero uno nel suo paese: la sua posizione è paragonabile piuttosto a quella di un primo ministro in altri Stati. Il leader supremo in Iran è la guida spirituale Ayatollah Ali Khamenei, il quale ha già criticato in passato le dichiarazioni di Ahmadinejad riguardo a Israele.
Secondo me queste dichiarazioni non sono comunque soltanto di natura tattica, costituiscono anche il frutto di un pensiero radicale.
swissinfo: In che modo gli Stati uniti, l’Europa e Israele possono rispondere a queste provocazioni?
T.G.: Non credo che questi atteggiamenti possano far scattare una risposta militare, benché siano già state formulate delle minacce da parte israeliana ed americana. È comunque chiaro che bisogna prendere sul serio questi attacchi verbali.
Ahmadinejad ha già affermato che si dovrebbe cancellare Israele dalla carta geografica. Si tratta di posizioni politiche molto pericolose che vanno denunciate.
D’altra parte, occorre anche evitare di entrare in questo gioco. Attaccando il presidente iraniano si rischia soltanto di rafforzare la sua posizione. Non va dimenticato che queste dichiarazioni rappresentano solo una parte del regime iraniano.
Le autorità iraniane devono poter risolvere questo problema da soli. Un confronto internazionale renderebbe una soluzione interna ancora più difficile.
swissinfo: In che misura le dichiarazioni di Mahmoud Ahmadinejad trovano sostegni in Iran?
T.G.: Questo pensiero radicale non rappresenta una corrente dominante in Iran, né tra le autorità e neppure tra la popolazione. Nessuno desidera veramente uno scontro diretto con il resto del mondo.
Non bisogna quindi esagerare questa vicenda. È assolutamente escluso che il regime iraniano si lanci in un attacco politico e militare diretto contro Israele.
swissinfo: Questa vicenda può influenzare i negoziati in corso sul programma nucleare iraniano?
T.G.: Dalla riunione dello scorso 24 settembre dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (IAEA) sono stati segnalati alcuni progressi per quanto concerne le posizioni iraniane. Il governo di Teheran ha autorizzato l’accesso degli ispettori dell’IAEA ai siti militari iraniani e ha consegnato alcuni documenti in merito ai legami con l’esperto nucleare pakistano A.Q.Khan.
La cooperazione tra Iran e AIEA non è pessima. Il governo iraniano ha già fatto molte concessioni per quanto riguarda le possibilità di accesso degli ispettori internazionali ai suoi siti. Non conosco altri paesi in cui gli ispettori dell’AIEA possono condurre inchieste così a fondo.
Il problema principale concerne il programma iraniano di arricchimento dell’uranio, considerato inaccettabile da parte degli Occidentali. In seguito alla persistente mancanza di fiducia, la comunità internazionale è molto più dura nei confronti dell’Iran che di altri paesi in cui sono in corso programmi nucleari.
(traduzione Armando Mombelli)
Vincendo le elezioni tenute nel giugno 2005, Mahmoud Ahmadinejad ha sostituito Mohammad Khatami alla presidenza in Iran.
In ottobre, il capo dello Stato aveva sollevato l’indignazione internazionale, affermando che bisognerebbe cancellare Israele dalla carta geografica.
La settimana scorsa Ahmadinejad aveva sollevato dei dubbi sul destino di 6 milioni di ebrei durante la Seconda guerra mondiale.
Mercoledì scorso, Ahmadinejad ha ribadito le sue dichiarazioni, sostenendo che l’Olocausto è stato soltanto un mito inventato per giustificare la creazione dello Stato israeliano.
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