Camere con vista sul governo in finale di campagna
La lotta per la composizione del governo si profila come il tema dominante nella fase finale della campagna per il rinnovo delle Camere federali del 23 ottobre. Il 6° barometro elettorale SRG SSR non segnala cambiamenti di rilievo nelle forze partitiche.
Il ritiro dall’esecutivo della ministra socialista Micheline Calmy-Rey segna una svolta nella campagna elettorale. Nelle battute conclusive, le discussioni s’incentreranno sulle personalità, relegando in secondo piano i temi su cui si è finora focalizzata l’attenzione, ossia la migrazione, l’energia nucleare e l’economia, afferma Claude Longchamp, direttore dell’istituto gfs.bern, che realizza il sondaggio, per conto della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR.
“Ormai c’è il rischio probabile che si scateni un conflitto, soprattutto fra i due partiti ai poli opposti dello spettro politico”, pronostica il politologo. La battaglia fra il Partito socialista (PS) e l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) sulla ripartizione dei seggi governativi coinvolgerà inevitabilmente altri partiti, aggiunge Longchamp.
L’esito delle discussioni resta incerto, ma l’esperto vede il PS in buona posizione nelle prossime settimane. A suo avviso, in linea di principio, i socialisti dovrebbero essere in grado di trarre profitto dall’attenzione mediatica di cui godranno in seguito all’annuncio, dato il 7 settembre, della partenza di Micheline Calmy-Rey per la fine della corrente legislatura, e della conseguente corsa alla sua successione.
Posizione privilegiata
La situazione offre ai socialisti un palcoscenico politico sul quale possono difendere il loro seggio vacante da attacchi di altri partiti e mobilitare i propri sostenitori.
Il partito appare peraltro in ascesa nei sondaggi. Secondo il 6° barometro, i cui risultati sono stati pubblicati venerdì, se le elezioni federali si fossero svolte ora, il PS avrebbe ottenuto il 20,5% dei voti. Ciò rappresenta 2 punti percentuali in più rispetto alla precedente inchiesta demoscopica, condotta un mese prima dagli specialisti del gfs.bern, e 1 punto percentuale in più del risultato ottenuto alle ultime elezioni nell’ottobre 2007.
Con il 28%, resta ancora saldamente in prima posizione l’UDC, che riprende leggermente quota in confronto al 27,4% segnato nel barometro precedente, ma che rimane sotto il 28,9% conseguito alle elezioni di quattro anni fa. E soprattutto la campagna dei democentristi sembra aver rallentato il passo rispetto all’inizio dell’anno, rileva Logchamp.
Lo specialista di sondaggi, tuttavia, spazza via le accuse secondo cui i media stanno ignorando la campagna del partito di destra.
Diverse fasi
“Vedo invece tre fasi distinte nella campagna”, ha detto Longchamp. La fase iniziale è stata caratterizzata dalla votazione federale sull’iniziativa popolare per l’espulsione di stranieri che commettono reati, nel novembre 2010, che ha messo le ali all’UDC. Ma poi sono intervenuti il disastro nucleare di Fukushima e le preoccupazioni legate all’impatto negativo della forza del franco svizzero, che hanno fatto guadagnare leggermente terreno ai Verdi e ai socialisti.
“Gli immigrati rimangono il tema centrale, davanti all’ambiente e all’energia, come pure all’economia. Questi temi riassumono la storia della campagna finora”, dice Longchamp.
A meno che subentrino grandi eventi imprevisti, nella fase finale della campagna elettorale 2011 tutti questi temi appaiono ormai destinati ad essere messi in ombra da una lotta per la composizione del governo, che sarà eletto dal nuovo parlamento in dicembre.
“Quattro fasi distinte bastano. È improbabile che si aggiunga un ulteriore tema importante”, osserva Longchamp.
Il politologo fa notare che negli ultimi 12 anni la campagna ha assunto una dimensione nazionale, che supera i confini delle circoscrizioni cantonali e che è sempre più influenzata da questioni globali.
Stabilità
Dai risultati del 6° sondaggio, effettuato otto settimane prima delle elezioni, emerge una certa stabilità delle forze politiche. Mentre l’UDC mantiene chiaramente il primo posto e il PS rinsalda il secondo, le due formazioni di centro-destra tradizionali – il Partito liberale radicale (PLR) e il Partito popolare democratico (PPD) – stagnano, dando segnali di leggero cedimento.
Il recente spostamento dell’attenzione su problemi riguardanti i consumatori e i timori di perdite di posti di lavoro, probabilmente hanno aumentato la popolarità dei socialisti, secondo Longchamp.
Le prospettive per i liberali radicali, invece, sembrano cupe. Il sondaggio ha rilevato un’incapacità del PLR di mobilitare la propria base.
Le due nuove e piccole formazioni di centro-destra, i Verdi liberali e il Partito borghese democratico (PBD), appaiono destinate a guadagnare terreno alle elezioni di ottobre. Con rispettivamente il 4,5% e il 3,1% nel 6° barometro, confermano i risultati dei sondaggi precedenti.
A meno di due mesi dalle elezioni federali, complessivamente, i principali partiti presenti in parlamento, sembrano avviati a consolidare le proprie posizioni. Invariate rispetto ai sondaggi precedenti sono risultate anche le preoccupazioni principali dell’elettorato elvetico: l’immigrazione, l’ambiente e l’economia.
Il sesto barometro elettorale della SRG SSR è stato realizzato tra il 23 agosto e il 3 settembre dall’istituto gfs.bern, su un campione rappresentativo di 2009 persone con diritto di voto in tutte le regioni linguistiche del paese. Non sono stati interpellati invece gli svizzeri residenti all’estero, di cui oltre 135’000 sono iscritti nei registri elettorali.
Il margine di errore è del +/-2,2%.
In totale l’istituto gfs.bern esegue 7 sondaggi sulle elezioni federali del 23 ottobre. Questo è dunque il penultimo barometro elettorale 2011.
Dal 6° barometro è nuovamente emersa una scarsa propensione alla mobilitazione: solo il 47% ha dichiarato che intende votare il 23 ottobre. Si tratta di una partecipazione pari a 1 punto percentuale in meno rispetto a quella registrata alle precedenti elezioni federali del 2007.
Nel 6° barometro elettorale 2011 è stato chiesto agli intervistati anche chi degli attuali sette membri del governo svizzero dovrebbero essere riconfermati oppure non rieletti.
In testa alle preferenze popolari si colloca la ministra delle infrastrutture Doris Leuthard (PPD), con il 75% dei consensi. Seguono quasi appaiati la ministra della giustizia e della polizia Simonetta Sommaruga (PS), con il 70%, e il collega dell’interno Didier Burkhalter, con il 69%.
Al quarto posto si colloca la ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf (PBD), con il 65%, che precede i ministri della difesa Ueli Maurer (UDC), con il 60%, e dell’economia Johann Schneider-Ammann (PLR), con il 56%.
Fanalino di coda la responsabile degli affari esteri Micheline Calmy-Rey (PS), con il 51%. L’indagine demoscopica è stata effettuata prima dell’annuncio della socialista di non ripresentarsi alle elezioni del governo per la prossima legislatura.
I 7 membri dell’esecutivo saranno eletti individualmente dalle Camere federali riunite in assemblea nella sessione parlamentare invernale, il 14 dicembre. Gli eletti ricevono un
mandato di 4 anni. Nel corso della legislatura sono sostituiti solo se si dimettono.
(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)
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