Campagna elettorale: non solo questioni di stile
A due mesi dalle elezioni federali del 21 ottobre, i partiti politici svizzeri sono assorbiti dalla campagna, ma non tutti occupano la scena politica allo stesso modo.
Nel bel mezzo dell’estate, per esempio, due partiti (PPD e UDC) hanno ricordato “urbi et orbi” che il 2007 è un anno elettorale. Ma con stile e mezzi piuttosto diversi…
Per il Primo di agosto l’Unione democratica di centro (UDC, destra nazionalista) ha inondato le bucalettere del paese con un’iniziativa che chiede il rinvio degli stranieri criminali. Un tema che fa presa perché gli stranieri e l’integrazione figurano in testa alle preoccupazioni di buona parte degli svizzeri.
Pochi giorni dopo è il Partito popolare democratico (PPD) ad occupare il terreno, marcando il territorio in modo assai diverso, puntando cioè sul sito ebay.ch: la pausa caffè con la consigliera federale Doris Leuthard oltrepassa i 6 mila 500 franchi!
Il PPD spiega questa mossa ricordando di essere il partito della famiglia e assicurando che la somma raccolta sarà devoluta ad una fondazione attiva nella ricerca sul cancro dei bambini.
… colpi di fioretto mediatici
“I partiti rivaleggiano tra di loro per attirare l’attenzione dei media. Se il lancio di un’iniziativa popolare è uno strumento classico – osserva Pascal Sciarini, professore di Scienze politiche all’Università di Ginevra – la via scelta dal PPD per fare parlare di sé è indubbiamente inedita”.
La strategia del PPD, aggiunge il professore, segue comunque una tendenza già in corso in Svizzera, ossia la personalizzazione sempre più marcata della politica. “I vertici del partito, ministri compresi, sono direttamente chiamati in causa per fare campagna”.
Mezzi e strumenti, tuttavia, non si escludono. Il Partito socialista svizzero (PS) ha, per esempio, lanciato un’iniziativa per bloccare gli abusi in materia di concorrenza fiscale a cui si aggiunge, come strumento di propaganda politica, la carovana itinerante; composta dai candidati socialisti alle Camere, la carovana percorre il paese facendo tappa in una trentina di città.
A questo proposito, lo scorso fine settimana, i circa 300 delegati del partito socialista hanno adottato un manifesto per una riforma del federalismo che propone di dare più peso politico alle città affinché esse siano rappresentate al Consiglio degli Stati (Senato).
Il PS, come pure il Partito liberale radicale (PLR, destra), continua a diffondere le proprie posizioni ricorrendo ai metodi classici, quelli cioè delle conferenze stampa tematiche. Secondo Pascal Sciarini non ci sono ricette speciali. “Ciò che conta e sapere come passa il messaggio nella popolazione”.
L’ultimo barometro elettorale, il quinto sondaggio di una serie di otto in vista delle elezioni federali, indica che la campagna dell’UDC è considerata dai cittadini di gran lunga la più visibile. In termini di impatto, per contro, l’aumento dei consensi è nettamente meno marcato.
L’UDC impone il proprio stile
Malgrado il ricorso a strategie diverse e l’attuale intensificazione della campagna, c’è un dato incontrovertibile che vale per tutti: la campagna elettorale permanente. “Solo fino qualche anno fa – osserva Sciarini – si limitava al massimo a sei settimane prima delle elezioni”.
Questo cambiamento porta la firma dell’UDC, che ha inventato un nuovo stile politico riassumibile in: occupazione permanente dei media e dell’agenda politica a scopi elettoralistici. La crescita dirompente dei consensi ai quattro angoli della Svizzera, ha inoltre indotto una nazionalizzazione progressiva delle elezioni federali.Senza lesinare sui simboli.
Lo scorso fine settimana a Basilea i 400 candidati UDC alle elezioni federali hanno sottoscritto un “contratto con il popolo”. In questo documento – una pergamena che ricorda il Patto federale del 1291 – i candidati promettono di battersi contro l’adesione all’Unione Europea, per una riduzione delle imposte e per l’espulsione dei criminali stranieri.
“Forti del principio federalista – sottolinea il politologo – si diceva che c’erano solo due elezioni cantonali parallele e simultanee. Era un modo di sottolineare che, per le elezioni alle Camere, il contesto cantonale era almeno tanto importante quanto il contesto federale, se non persino di più”.
Fidelizzare l’elettorato
Per un partito la posta in palio è doppia. Non deve solo tenersi stretto le elettrici e gli elettori già acquisti, ossia il 60-65% delle persone che votano per lui. Durante la campagna deve infatti conquistarne altri, come i giovani e gli astensionisti.
Le ricerche condotte a partire dal 1999 sulla fedeltà al partito, mostrano che un numero sempre maggiore di elettori ed elettrici, circa il 20-25%, cambia opinione. “Si tratta di persone – spiega l’esperto – che in un primo tempo pensavano di astenersi e che successivamente hanno deciso di votare per un partito piuttosto che per un altro”. Solo un elettore su dieci, tuttavia, cambia davvero partito.
Malgrado tutti gli sforzi dei partiti, è spesso il caso a creare sorprese nelle dinamiche elettorali. I Verdi, che secondo i sondaggi stanno raccogliendo una messe di consensi da ormai diversi mesi, potrebbero raccogliere ulteriori frutti in seguito alle recenti alluvioni.
swissinfo, Abigail Zoppetti
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)
L’UDC è il primo partito della Svizzera è dovrebbe conservare questa posizione anche dopo le elezioni federali del 21 ottobre. Nel 2003 ha raccolto il 26,7% dei suffragi e la sua forza è stimata, secondo il quinto barometro elettorale, al 26,2%.
Secondo partito del paese il PS (23,3%) uscirebbe sconfitto alle prossime elezioni federali. Secondo l’ultimo sondaggio preelettorale dovrebbe perdere l’1,7% dei consensi.
Il PLR, che nel 2003 ha raccolto il 17,3% dei voti, dovrebbe perdere l’1,1% dei consensi.
Il PPD, invece, dovrebbe riuscire a situarsi attorno al 14%.
I Verdi, infine, si preannunciano come grandi vincitori: secondo il quinto barometro elettorale potrebbero passare dal 7,4% del 2003, à più del 10% alle prossime elezioni.
Gli altri piccoli partiti – Verdi Liberali, Partito evangelico, Partito Liberale, Partito del lavoro, Unione democratica federale – oscillano tra l’1 e il 2%.
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