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Chi troppo vuole nulla stringe

Code al Gottardo: un'immagine comune durante i periodi di vacanza Keystone Archive

Volevano ottenere tutto, dal miglioramento della mobilità negli agglomerati urbani al raddoppio del Gottardo, ma non hanno ottenuto nulla.

Il controprogetto all’iniziativa Avanti è stato respinto. Ma alcuni problemi legati al traffico rimarranno d’attualità.

I fautori del controprogetto all’iniziativa Avanti non si sono stancati di ripetere, nelle settimane precedenti la votazione, che la proposta dava – per la prima volta – una risposta globale ai problemi del traffico, tenendo conto sia del traffico privato, sia di quello pubblico.

In realtà, il tentativo di coagulare attorno al controprogetto il più gran numero possibile di consensi si è rivelato un calcolo sbagliato. Volendo aggiungere a tutti i costi il raddoppio del Gottardo alla proposta del Consiglio federale, il Parlamento si è dato la zappa sui piedi.

Sconfitta sul Gottardo

Chi avrebbe forse sostenuto un controprogetto che proponeva di risolvere i reali problemi di traffico negli agglomerati urbani, ha desistito di fronte alla prospettiva di indebolire l’articolo costituzionale sulla protezione delle Alpi e di mettere così in pericolo la politica dei trasporti seguita fin qui dalla Confederazione.

La lobby degli autotrasportatori ha dimenticato il valore simbolico e affettivo che il Gottardo ha per gli svizzeri. Per quanto in maggioranza urbana, la popolazione elvetica si identifica con le Alpi e dà un grande peso alla loro protezione.

All’elettorato progressista dei centri urbani si sono unite, nel respingere il controprogetto, anche le regioni periferiche, che temevano di rimanere definitivamente tagliate fuori dai contributi federali per lo sviluppo della loro rete di trasporti.

L’istinto del risparmio

Ma al no popolare ha contribuito certamente anche l’ammontare della spesa prevista per la realizzazione degli obiettivi del controprogetto. A nulla sono serviti gli sforzi dei promotori di far capire che i finanziamenti sarebbero provenuti dall’imposta sui carburanti, già oggi destinata alla manutenzione e all’ampliamento della rete stradale.

In tempi di vacche magre, in cui si parla di tagli nella sanità, nelle pensioni, nell’istruzione, era ben difficile far digerire agli elettori un progetto da 30 miliardi di franchi in 20 anni.

Tanto più dopo che negli scorsi giorni la stampa ha dato grande risalto al sorpasso di spesa nella realizzazione di Alptransit. Un fatto che ha contribuito a ricordare come i costi per progetti di tali dimensioni siano ben difficili da tenere sotto controllo.

Il tiepido sostegno del ministro

Si può infine imputare parte della responsabilità per il no popolare al sostegno men che tiepido dato al controprogetto dal ministro dei trasporti Moritz Leuenberger.

Leuenberger aveva subito lo smacco di veder stravolta dal parlamento la sua proposta alternativa all’iniziativa Avanti. Oggi potrebbe non essere troppo deluso dal risultato scaturito dalle urne, sebbene esso significhi l’affossamento delle sue proposte relative al traffico negli agglomerati urbani.

Nelle città il problema è reale. La situazione lungo alcune vie d’accesso è insostenibile. Il parlamento dovrà tornare prima o poi ad occuparsene.

La sinistra di nuovo vittoriosa

Il voto segna una sconfitta per la maggioranza del governo e del parlamento. Dopo lo scorno subito nell’elezione in dicembre del Consiglio federale, la sinistra aveva promesso di dare battaglia alle urne e aveva indicato nel controprogetto all’iniziativa Avanti una delle prime votazioni da vincere.

Così è stato. La democrazia semi-diretta svizzera sembra ancora in grado di fungere da strumento di riequilibrio dei rapporti di forza politici.

swissinfo, Andrea Tognina

Il controprogetto «Avanti» prevedeva un investimento di 30 miliardi in 20 anni per migliorare la rete stradale, intervenendo anche su traffico urbano e mezzi pubblici. Controverso era il raddoppio del traforo del Gottardo. Il popolo ha detto no.

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