Clinton: «È ora che Gheddafi se ne vada»
Mentre in Libia l'opposizione si sta preparando a marciare su Tripoli, a Ginevra la sessione del Consiglio dei diritti umani è stata dominata proprio dalla questione libica. Dopo le sanzioni dell'Onu, lunedì anche l'UE ha varato una serie di misure contro il regime di Gheddafi.
«In Libia sono stati commessi, e vengono tuttora commessi, dei crimini contro l’umanità (…). Queste violenze devono cessare immediatamente e gli autori di questi crimini devono essere perseguiti».
È con queste parole che Micheline Calmy-Rey ha aperto lunedì a Ginevra la sessione annuale del Consiglio dei diritti umani, un organismo dell’Onu che riunisce i ministri degli esteri di 47 paesi.
La presidente della Confederazione ha lodato il coraggio dei manifestanti, contro i quali il regime «ha fatto un uso eccessivo della forza, ricorrendo ad esecuzioni sommarie». Atti di violenza che Berna giudica «inammissibili» e che «non resteranno impuniti». Dall’inizio delle proteste, il 14 febbraio, si contano almeno un migliaio di morti e oltre 2’000 feritî, secondo le stime avanzate dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.
«Muammar Gheddafi e il suo clan devono essere ritenuti responsabili per queste azioni, che violano le regole legali internazionali e la comune decenza», ha dichiarato la segretaria di Stato americana Hillary Clinton. Gheddafi sta usando «mercenari e criminali» contro il suo stesso popolo, ha proseguito Hillary Clinton: «È ora che se ne vada, senza ulteriore violenza o ritardo. Se continuerà ad uccidere, nessuna opzione sarà esclusa».
«Questo non è più il mondo di mia madre e nemmeno il mio. I giovani, grazie alla tecnologia, sanno tutto quello che avviene in qualsiasi parte del mondo, e non tollereranno più uno status quo che blocchi le loro aspirazioni», ha poi concluso la segretaria di Stato americana. «Questa primavera araba è una stagione di speranza per tutti».
Diritti umani, senza compromessi
Dal canto suo, il presidente dell’assemblea generale dell’Onu Joseph Deiss ha tenuto a sottolineare che non c’è più spazio per «i regimi perversi». «Le folle si sono sollevate» e si aspettano che la comunità internazionale difenda i «diritti umani con rigore morale e senza compromessi».
Riunito venerdì in seduta straordinaria, il Consiglio dei diritti umani ha raccomandato all’unanimità l’esclusione della Libia dallo stesso organismo dell’ONU, del quale fa parte – assieme alla Svizzera – dal maggio del 2010.
L’Assemblea generale dell’Onu, alla quale spetta la parola finale, discuterà della questione martedì a New York. Affinché la decisione sia effettiva, è necessaria l’approvazione di due terzi dei 192 Stati membri.
Piovono le sanzioni contro la Libia
Dopo le sanzioni decise sabato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, lunedì è stato il turno dell’Unione europea. I Ventisette hanno infatti deciso all’unanimità un divieto di ingresso in territorio europeo per Muammar Gheddafi e il suo clan, un embargo sulle armi e un blocco degli averi.
Il procuratore della Corte penale internazionale (CPI), Luis Moreno-Ocampo, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta preliminare sulle violenze commesse in Libia, conformemente a quanto previsto dalla risoluzione 1970. Una risoluzione che sarà applicata anche dalla Svizzera, come sottolineato a Ginevra da Micheline Calmy-Rey. La Segreteria di Stato dell’economia sta esaminando le conseguenze di un embargo, in particolare per quanto concerne il gruppo Tamoil, in mani libiche.
La Nato, intanto, sta vagliando l’ipotesi di una No fly zone che necessiterebbe però dell’avallo del Consiglio di sicurezza dell’Onu. E in attesa di una decisione da parte della Casa Bianca, il Pentagono ha riposizionato le forze armate, navali e aeree attorno alla Libia, pronte per ogni eventualità.
Sul campo, infatti, la situazione resta critica. L’opposizione, dopo aver formato un Consiglio nazionale a Bengasi, si sta muovendo verso ovest per unirsi alle altre forze anti Gheddafi e lanciare l’assalto finale a Tripoli. Il regime di Gheddaffi invece avrebbe perso il controllo dei principali campi petroliferi del paese, secondo quanto dichiarato dal commissario UE all’energia Gunther Oettinger.
L’Unione europea ha adottato lunedì una serie di sanzioni nei confronti del leader libico Muammar Gheddafi e del suo governo.
Il pacchetto di misure prevede, in particolare, un divieto di ingresso in territorio europeo, un embargo sulle armi e un blocco degli averi.
Due giorni prima, anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva varato all’unanimità una serie di sanzioni contro la Libia.
La risoluzione 1970 prevede il congelamento dei beni di Muammar Gheddafi e di alcuni famigliari e dignitari del regime, l’embargo sulle armi e il deferimento alla Corte penale internazionale (CPI) dell’Aja di una o più persone che abbiano potenzialmente commesso crimini contro l’umanità o un genocidio.
Le autorità svizzere hanno ricevuto lunedì una lista di 22 nuovi nomi di persone fisiche e morali legate al colonnello Gheddafi.
Il documento è stato inoltrato dall’avvocato di origine tunisina Ridha Ajmi, per conto dell’ONG Arab Transparency Organisation, che chiede il blocco degli averi di queste persone in Svizzera.
Una prima lista era giunta sui tavoli dell’amministrazione pubblica la scorsa settimana.
Il 24 aprile, Consiglio federale aveva infatti deciso di bloccare immediatamente eventuali averi in Svizzera del leader libico Muammar Gheddafi e del suo clan.
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