Cittadini costretti ad assumere cariche controvoglia
È una cruda realtà nella democrazia Svizzera: in molti cantoni – prevalentemente di lingua tedesca – i cittadini sono costretti ad assumere determinati mandati pubblici, negli esecutivi comunali o nella vigilanza scolastica. Questo perché non si trovano abbastanza volontari. Ad Uri, la maggioranza dei votanti il 5 giugno ha approvato una modifica della legge, che punisce gli obiettori ufficiali con 5'000 franchi di multa.
Johanna Tschumi nel 2008 è stata eletta nel municipio di BauenCollegamento esterno, comune di 150 abitanti nel cantone di Uri, senza essersi candidata. Per motivi di salute e professionali, non aveva tuttavia le capacità di esercitare la funzione. Perciò ha presentato le dimissioni, corredate da un certificato medico. Invano: le dimissioni sono state respinte.
La donna ha visto una sola via d’uscita: ha affittato una camera in un altro villaggio, a sei chilometri di distanza, si è annunciata ufficialmente alle autorità come residente, e per tre mesi ha pernottato solo nei fine settimana a Bauen. Altre due persone elette contro la propria volontà hanno fatto lo stesso. Di conseguenza il municipio non poteva più deliberare.
Ciò che potrebbe sembrare un aneddoto surreale è invece una amara realtà quotidiana in molti cantoni della Svizzera tedesca. Nei cantoni di Zurigo, Sciaffusa, Nidvaldo, Soletta, Grigioni, Vallese, Uri e Appenzello Interno vige ancora l’obbligo per i cittadini di assumere certe cariche pubbliche (in tedesco: Amtszwang).
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Sistema di milizia in crisi
Il sistema politico svizzero è basato sulla milizia: i cittadini assumono cariche pubbliche a tempo parziale. Non solo i deputati a livello comunali e cantonale, ma anche la maggioranza dei parlamentari federali esercitano il loro mandato a tempo parziale, accanto a un’attività professionale.
Questo cosiddetto sistema di milizia è uno dei principali pilastri della democrazia diretta, poiché si considera che i cittadini non debbano solo codecidere, ma anche partecipare attivamente. E soprattutto al livello che più li riguarda personalmente: il comune, fulcro della democrazia diretta.
“Il sistema di milizia risale all’Antico Regime. Era una forma di fraternizzazione tra governanti e il ceto inferiore”, spiega a swissinfo.ch il politologo Claude Longchamp. “È interessante che il sistema di milizia sia sopravvissuto con la democratizzazione”.
Certo, il sistema di milizia è sopravvissuto, ma è anche un dato di fatto che – soprattutto a livello comunale – è in crisi: I mandati pubblici rappresentano un grosso carico di lavoro per una magra retribuzione. “Soprattutto nei comuni medie dimensioni, con una popolazione dai 5’000 ai 10’000 abitanti, non vi sono più abbastanza persone che si mettono a disposizione per cariche politiche”, rileva Longchamp. Ciò deriva soprattutto dalla vita quotidiana moderna: sempre più persone abitano in un luogo diverso da quello in cui lavorano. Le persone sono più mobili e non si sentono più così legate al luogo di domicilio.
Anche l’ex ministro svizzero Adolf Ogi ha raccontato a swissinfo.ch che nel suo comune natale di Kandersteg, nell’Oberland bernese, è ormai diventato difficile trovare dei municipali volontari. Nella sua infanzia, negli anni 1950, era completamente diverso: “All’epoca a Kandersteg non c’erano partiti, ma era un dovere politico mettersi a disposizione del comune, della collettività”.
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Carica pubblica, come dovere civico
A causa della crisi del sistema di milizia, molti comuni mantengono l’obbligo di accettare certe cariche, anche se questa costrizione è criticata e giudicata obsoleta. È quanto ha fatto Uri il 5 giugno a furor di popolo: il 72% dei votanti ha accettatoCollegamento esterno una modifica legislativa che definisce esplicitamente come un dovere civico l’obbligo di assumere certe funzioni e che sanziona con una multa di 5’000 franchi il rifiuto.
Comunque alcune disposizioni sono ammorbidite rispetto a quelle in vigore finora. L’obbligo di accettare la carica scade al compimento dei 65 anni. Inoltre, il mandato può essere rifiutato per “motivi importanti” – per esempio, problemi di salute o impellenti motivi professionali. Per esempio, se la nuova legge fosse stata in vigore nel 2008, Johanna Tschumi avrebbe potuto ricusare il mandato senza dover traslocare.
Tra l’altro, per finire Johanna Tschumi è diventata municipale di Bauen. Persino di sua spontanea volontà: quando è andata in pensione. “È indispensabile per il funzionamento del comune che tutti facciano qualcosa”, dice. “Ma non contro la volontà delle persone”. A suo avviso, occorre trovare altri modi. Per esempio con le fusioni tra comuni o con rimunerazioni decenti, si potrebbe trovare un numero sufficiente di volontari. “Al giorno d’oggi, con il mondo del lavoro stressante e i redditi stagnanti, molti non possono assolutamente permettersi una simile attività supplementare”, spiega.
Attualmente nel villaggio di Bauen c’è di nuovo un mandato municipale vacante. Se nel frattempo non si annuncerà alcun volontario, l’assemblea comunale nel prossimo autunno dovrà eleggere un cittadino o una cittadina. Alla persona che avrebbe la sfortuna di essere designata, resterebbero solo tre opzioni: accettare la carica, pagare 5’000 franchi di multa o prendere armi e bagagli.
Ritenete necessario obbligare i cittadini ad assumere cariche pubbliche? Oppure vedete altre soluzioni per la crisi del sistema di milizia?
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)
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