Come salvare il servizio civile
Il servizio civile ha dieci anni, ma la diminuzione del numero di coscritti minaccia la sua esistenza. Per superare questo ostacolo, un comitato propone l'apertura a donne e stranieri.
La Svizzera è stata uno degli ultimi paesi europei ad introdurre il servizio civile. Gli obiettori di coscienza hanno questa alternativa solo dal 1996.
Il primo ottobre ricorre il decimo anniversario del servizio civile svizzero. Il comitato che lo difende chiede ai politici di abolire il colloquio – quasi un esame di coscienza – a cui sono sottoposti coloro che, rifiutando il servizio militare, intendono prestare servizio civile.
Il Comitato svizzero per il servizio civile (CSSC) – che riunisce diverse organizzazione come il Gruppo per una Svizzera senza esercito e il Centro per l’azione non violenta – ha inoltre chiesto, nel corso di una conferenza stampa tenutasi martedì a Berna, di aprire alle donne e agli stranieri le porte del servizio civile.
Farsi scartare è più facile che servire
Oggi, solo gli uomini che hanno superato la visita di leva e che sono disposti a sottoporsi ad un «esame di coscienza» condotto da una speciale commissione possono sperare di vedere i loro obblighi militari trasformati in servizio civile.
Inoltre, con la riforma Esercito XXI il numero di uomini che per ragioni mediche non sono ritenuti idonei al servizio militare – e che quindi non hanno accesso nemmeno al servizio civile – è raddoppiato (quasi il 40%, contro il 15-20% in precedenza). Attualmente, critica il CSSC, è più facile farsi riformare che prestare servizio civile.
Da quando è operativo Esercito XXI, il numero di coloro che chiedono di prestare servizio civile è diminuito di un quinto. Un confronto con il numero totale di coloro che vengono dichiarati idonee al servizio militare, mostra però che il servizio civile gode di una buona reputazione e che – in proporzione – è una scelta fatta da una percentuale crescente di persone (+80% tra il 1998 e il 2005; nel 2005, l’8% del totale dei giovani dichiarati idonei al servizio militare ha chiesto di prestare servizio civile).
Se gli effettivi calano, il motivo è dunque da cercare nella facilità attuale a farsi scartare come inabile al servizio. Questo rischia di dissuadere i giovani dal rendersi utili alla comunità, denuncia il comitato. E chiede alla Confederazione di dare un «segnale forte» per mettere fine a questa «situazione aberrante e controproducente».
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Il fatto di dover sostenere un colloquio che ricorda molto da vicino un esame, scoraggia molti giovani. Il CSSC ritiene che procedure di questo tipo siano arbitrarie. Chi non ha doti oratorie si sente a disagio in situazioni simili e un esame delle motivazioni è spesso superfluo. Solo una persona motivata, infatti, sceglie un servizio – quello civile – che dura complessivamente 390 giorni, ovvero 130 in più di quello militare.
Il CSSC ritiene che gli ostacoli posti sulla strada di chi vorrebbe prestare servizio civile, privino la società di un contributo prezioso. Inoltre, la procedura ha un costo: per il solo 2003 sono stati spesi 6,6 milioni di franchi. Una spesa non indifferente per i contribuenti e, sostiene il CSSC una spesa evitabile, visto che la percentuale di richieste respinte non supera il 5%.
Nel corso della seduta autunnale, la camera bassa del parlamento discuterà la mozione Studer, modificata dai senatori. Sebbene non chieda più esplicitamente l’abolizione dell’esame di coscienza, incontra il favore del CSSC perché incarica il governo di elaborare una legge che faciliti l’accesso al servizio civile.
Una storia sofferta
La Svizzera è stata uno degli ultimi paesi dell’Europa occidentale ad introdurre un servizio civile per gli obiettori di coscienza. Nonostante le prime rivendicazioni della sinistra e dei pacifisti risalgano al 1903, fino all’inizio degli anni Novanta il rifiuto di prestare servizio militare era punito con il carcere. Solo per chi si richiamava a motivi religiosi erano previste alcune attenuanti, come gli arresti domiciliari.
Nel 1977 e nel 1984 il popolo svizzero ha respinto due iniziative popolari che intendevano introdurre un servizio civile. Il clima è mutato solo con il collasso del blocco sovietico. Nel 1991 i votanti hanno accettato una modifica del codice penale militare che prevedeva per gli obiettori la possibilità di svolgere lavori socialmente utili. Nel 1992 il principio del servizio civile è stato iscritto nella costituzione, la legge è entrata in vigore nel 1996.
swissinfo e agenzie
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Iniziativa popolare
Il servizio civile dura una volta e mezza quello militare, ovvero 390 giorni suddivisibili in più periodi di cui uno deve durare almeno 180 giorni.
L’obiettore di coscienza lavora in istituzioni di utilità pubblica: sanità, socialità, ambiente, aiuto umanitario e aiuto allo sviluppo (anche all’estero).
Durante il servizio civile, l’obiettore riceve un’indennità per la perdita di guadagno (80% del salario, come i militari) e un «soldo» di 5 franchi il giorno.
In 10 anni, in Svizzera hanno prestato servizio civile più di 15’000 persone, per un totale di 2 milioni di giorni di servizio.
In Svizzera, la legge sul servizio civile è entrata in vigore il primo ottobre 1996. Il servizio civile non ha lo statuto di libera scelta; è definito come forma particolare dell’adempimento degli obblighi militari.
Per poter prestare servizio civile è necessario essere stati dichiarati idonei al servizio militare e presentare una domanda. In seguito, durante un colloquio, una commissione stabilisce se i motivi dell’obiettore di coscienza possono essere considerati validi.
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