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Opposizione unanime al piano “discriminatorio” di una commissione parlamentare

i membri del Consiglio degli svizzeri all estero seduti nei banchi del parlamento bernese.
Il Consiglio degli svizzeri all'estero si è riunito a Berna per la seduta di primavera. swissinfo.ch

No all'unanimità: questa è la risposta del Consiglio degli svizzeri all'estero al progetto di congelare per dieci anni il diritto alle prestazioni complementari delle assicurazioni vecchiaia e superstiti (AVS) e invalidità (AI) degli espatriati che rientrano nella Confederazione.


La propostaCollegamento esterno della maggioranza della Commissione della sicurezza sociale del Consiglio nazionale (CSSS-N) è all’ordine del giorno della Camera il 15 marzo. Essa prevede di introdurre una durata di domicilio in Svizzera o in uno Stato membro dell’UE o dell’AELS di al minimo dieci anni, prima di poter percepire le prestazioni complementari AVS/AI.

Le prestazioni complementari (PC) sono sempre abbinate alle prestazioni AVS/AI esistenti. I beneficiari sono persone assicurate che, in caso di vecchiaia o d’invalidità, non sono in grado di provvedere al proprio sostentamento con le proprie risorse.

Al Consiglio degli svizzeri all’estero, riunito oggi in seduta plenaria a Berna, essa ha avuto un effetto di una bomba. Ideata con l’obiettivo dichiarato “di prevenire un’immigrazione indesiderata nel sistema sociale svizzero”, di fatto, se fosse approvata dal parlamento, questa disposizione colpirebbe i cittadini elvetici che hanno vissuto in paesi extra-comunitari e che rientrano in Svizzera.

La reazione dell’organismo che è considerato il “parlamento della Quinta Svizzera” è stata di sdegno e costernazione. I 140 membri del Consiglio degli svizzeri all’estero hanno adottato all’unanimità una risoluzione in cui si “chiede alle Camere federali di respingere la proposta discriminatoria della CSSS-N”.

Nella risoluzione si domanda alle Camere federali di rifiutare anche la proposta di una minoranza della CSSS-N che esige invece il versamento per almeno 10 anni, anche se non consecutivi, dei contributi AVS/AI, per avere diritto alle prestazioni complementari.

Il consigliere nazionale dimissionario Tim Guldimann, rappresentante degli svizzeri di Germania, ha riassunto la questione in una frase: “Tutti gli svizzeri sono uguali davanti alla legge. Questo principio qui è violato”.

Hermes Murrat, rappresentante degli svizzeri in Libano, ha osservato: “Anche noi paghiamo contributi AVS e AI. Quindi perché non dovremmo avere alcun diritto in Svizzera? Anche noi ci assumiamo una responsabilità nei confronti della nostra patria e paghiamo le tasse”.

“Non si può prendere questo sul serio!”

Per Erich Bloch, rappresentante degli svizzeri di Israele, la proposta è inconcepibile: “Quando ho letto questo, mi è letteralmente caduta la penna dalla mano. Non può essere così!” si è detto Bloch. “Se dovesse avvenire questo, dovremmo presentarci dinanzi a giudici stranieri per far rispettare l’uguaglianza dei diritti. Ma non posso prenderlo veramente sul serio”.

“Invece lo dobbiamo fare”, ha sottolineato il presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) Remo Gysin.

Anche François Baur di Economiesuisse, l’organizzazione ombrello degli imprenditori svizzeri, si è detto contrario alla proposta della CSSS-N. “Ciò costituirebbe un’ulteriore discriminazione nei confronti degli svizzeri all’estero, che non andrebbe nell’interesse dell’intera economia”.

Sala del parlamento.
Il Consiglio degli svizzeri all’estero, il cosiddetto “parlamento della Quinta Svizzera” si riunisce due volte all’anno in seduta plenaria: in marzo e in agosto. swissinfo.ch

Il sostegno del parlamento si sgretola?

Tim Guldimann ha affermato che la proposta potrebbe rappresentare un cambiamento di mentalità in seno al parlamento federale: “Fino a un anno fa in parlamento avevamo un grande sostegno. La situazione potrebbe tuttavia ribaltarsi, dato che ci sono diversi mirini puntati contro la Quinta Svizzera”.

Quale esempio, Guldimann ha citato la richiesta di qualche singolo collega parlamentare di destra di revocare il diritto di voto agli svizzeri all’estero.

Ha poi ricordato anche la dichiarazione della deputata nazionale e presidente del Partito liberale radicale (PLR) svizzero Petra Gössi, secondo la quale gli svizzeri all’estero possono ricevere rendite di pensione elvetiche, ma non pagano le tasse e non consumano nulla in Svizzera. Quella dichiarazione, rilasciata l’estate scorsa nell’ambito della campagna sulla votazione in merito alla riforma della Previdenza di vecchiaia 2020, aveva provocato una bufera, andata ben oltre la Quinta Svizzera.

E gli occhi della Quinta Svizzera sono ora puntati sul Consiglio nazionale, che la settimana prossima dibatterà la proposta della CSSS-N. Si saprà dunque subito se la chiara rivendicazione del Consiglio degli svizzeri all’estero sarà condivisa dalla maggioranza della Camera del popolo.

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(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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