Contributo svizzero per le riforme e le infrastrutture
Malgrado un ottimo tasso di crescita, il livello di benessere dei nuovi Stati membri è inferiore al resto dell’Unione europea. Dal 2007, la Svizzera sostiene progetti volti a migliorare le condizioni di vita in questi Paesi, così anche in Estonia.
Attraversando in macchina l’Estonia lo sguardo si ferma sulle foreste infinite, sulle poche case e su un inatteso pennacchio di fumo nero di una ciminiera, unico segnale di una produzione industriale.
«Durante l’occupazione sovietica le nostre industrie sono state statalizzate e molte sono state chiuse», afferma Elmet Puhm, consulente del ministero degli affari sociali estone.
Scopriamo poi che quel fumo nero proviene dal comignolo di un’azienda di lavorazione di legname, costruita da una società finlandese negli anni Novanta. «L’industria è pressoché inesistente. La maggior parte delle ditte si occupa della lavorazione del legno. C’è un po’ di turismo grazie alla città vecchia di Tallin, riconosciuta dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. Ci sono poi alcune aziende di software e di servizi».
In un recente passato, l’industria informatica di questo Stato baltico si è ritagliata una certa notorietà internazionale con il programma di telefonia tramite internet Skype, sviluppato da informatici estoni. «L’Estonia è un paese molto innovativo», afferma Andreas Lehmann, direttore della filiale estone della ditta svizzera Trüb AG. «Ma ciò non basta per entrare in maniera consistente sul mercato. Spesso un programma viene sviluppato qui su commissione, la commercializzazione viene invece affidata a una grossa azienda tedesca».
Le ombre dell’Unione sovietica
L’Estonia soffre ancora – così come altri Stati dell’Europa dell’Est – a causa dell’occupazione sovietica. Fino a qualche anno fa, il Paese registrava una crescita economica con un tasso d’incremento a due cifre. Con la crisi finanziaria si trova ora in una grave recessione.
Lo Stato è stato costretto a ridurre i salari dei funzionari del 15%. Dal 2002, il salario minimo fissato dalla legge veniva aumentato il primo gennaio di ogni anno. A causa della crisi, ciò non è più avvenuto dal 2009. Il salario lordo mensile ammonta così a 278 euro. Fra i più pagati ci sono gli impiegati nel settore finanziario con un salario medio mensile di 1997 euro, quelli nel ramo alberghiero percepiscono invece uno stipendio lordo medio di 505 euro.
Il tasso ufficiale di disoccupazione era del 15.5% nel dicembre 2009. Gli esperti ritengono però che questa percentuale non rispecchi la realtà dato che non tutti gli estoni disoccupati si sono annunciati a un ufficio del lavoro.
Elmet Puhm afferma ironicamente che l’Estonia non è toccata da un problema che affligge altri Stati. «Non abbiamo problemi di immigrazione. Non vuole venire nessuno da noi. Non ci sono soldi e il clima non è nemmeno piacevole. Siamo tutt’al più un’area di passaggio tra la Russia e i Paesi scandinavi».
Un contributo anche per Bulgaria e Ungheria
Con il contributo all’allargamento, la Svizzera partecipa ai progetti volti a ridurre le disparità sociali ed economiche presenti nell’Ue dei 27. La Confederazione si attende dall’allargamento dell’Ue maggiori sicurezza, stabilità e benessere in Europa e di riflesso nuove prospettive per le ditte svizzere.
Il contributo all’allargamento ammonta a 1,257 miliardi di franchi. Un miliardo è stato accordato il 26 novembre 2006 dal popolo svizzero che ha accettato in votazione popolare la legge federale sulla cooperazione con gli Stati dell’Europa dell’Est. Questa cifra è destinata ai dieci Stati che nel maggio 2004 hanno aderito all’Ue. Per la Romania e Bulgaria, entrate nell’Ue nel 2007, il Parlamento ha stanziato ulteriori 257 milioni di franchi.
Il governo svizzero ha concluso con ogni singolo Paese un accordo quadro bilaterale volto a stabilire i principi e gli ambiti della cooperazione con gli Stati partner. I primi trattati sono stati firmati nel dicembre 2007, quelli con la Bulgaria e la Romania nel giugno 2010.
Molti progetti in cantiere
Vengono sostenuti progetti nei settori sicurezza e sostegno alle riforme, sistema giudiziario e polizia, sostegno alla società civile, integrazione delle minoranze, ambiente e infrastrutture, promozione del settore privato, ricerca e formazione. La Svizzera copre l’85% dei costi di ogni progetto accettato, il Paese partner il restante 15%.
Così, grazie al contributo elvetico nei prossimi mesi verranno costruiti in Estonia dai dieci ai dodici istituti di accoglienza per bambini. In settembre, con il sostegno finanziario elvetico l’Associazione dei giudici estoni organizzerà una conferenza internazionale dei magistrati sul tema del reciproco riconoscimento delle sentenze.
L’aiuto svizzero è rivolto però soprattutto a Polonia, Ungheria e Repubblica ceca. Questa priorità geografica viene giustificata con il fatto che le regioni periferiche di questi Paesi presentano gli indicatori di sviluppo e i redditi pro capite più bassi degli Stati membri dell’Ue. Un altro criterio è fornito dai dati demografici.
In Polonia, la Confederazione sosterrà piccole e medie aziende mettendo a disposizione di un capitale a lungo termine e promuovendo le loro esportazioni. In Ungheria, una delle priorità nell’ambito della prevenzione delle catastrofi sarà la protezione contro le piene lungo il fiume Tibisco. Il suo corso sarà monitorato con delle videocamere e con delle stazioni di misurazione. Nella Repubblica ceca, si investirà invece nel ripristino e nell’ampliamento dell’infrastruttura di base e nella protezione ambientale.
Il fondo di coesione dell’Unione europea (Ue) è uno strumento creato nel 1994 allo scopo di attenuare il divario economico e sociale tra i diversi membri dell’unione.
L’Unione europea ha dato avvio alla politica di coesione nel 1986 con l’obiettivo di promuovere la coesione economica e sociale e di ridurre le disparità tra gli Stati membri.
Dal 1988 al 2004 l’Ue ha investito a questo scopo 500 miliardi di euro.
Con l’allargamento verso Est, dieci nuovi Stati hanno aderito all’Ue nel 2004. Da allora la maggior parte dei contributi vengono investiti in questi nuovi Paesi, dal 2007 anche in Romania e Bulgaria.
Nel 2004, l’UE ha chiesto a Berna di sostenere finanziariamente la coesione dei suoi nuovi membri, così come hanno fatto gli altri Stati dell’Associazione europea di libero scambio (che oltre alla Svizzera raggruppa Norvegia, Islanda e Liechtenstein).
Il 26 novembre 2006, i cittadini svizzeri hanno accettato al 53% la nuova Legge federale sulla cooperazione con gli Stati dell’Europa dell’Est. Essa stabilisce le basi legali per il versamento del contributo di coesione ai dieci nuovi membri dell’UE aderiti nel 2004.
Il contributo elvetico all’allargamento non finisce però nel fondo di coesione dell’Ue, ma viene gestito indipendentemente dalla Svizzera.
Dal 1990 al 2006 la Svizzera ha versato 3,45 miliardi di franchi in favore della cooperazione elvetica con l’Est e dal 2007 al 2011 altri 0,73 miliardi agli Stati non membri dell’Ue.
(Traduzione dal tedesco: Luca Beti)
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