Contro il WEF, fra radicalismo e pacifismo
Al contrario degli anni passati, gli oppositori all’edizione 2004 del Forum economico di Davos (WEF) si esprimono in ordine sparso.
Ma non per questo, le critiche contro l’appuntamento annuale dei “global leaders” si sono fatte meno aspre.
A quanto pare, il Forum economico mondiale (WEF) ha vinto almeno una partita a scapito del fronte della protesta.
Il suo incontro annuale nella località grigionese stavolta non sarà disturbato da una grande manifestazione unitaria (pur se, accanto a già annunciate azioni non autorizzate, un corteo sfilerà attraverso Coira il 24 gennaio).
Le organizzazioni riunite nell’Alleanza di Olten, il cartello che avrebbe dovuto organizzare la mobilitazione, non sono riuscite a raggiungere un accordo.
Si tratta di molteplici associazioni e partiti (Verdi, Giovani socialisti, sindacati, organizzazioni non governative, estrema sinistra o anarchici), che non sono giunte a definire mezzi di azione comuni, né una posizione unitaria sulla violenza connessa a questo tipo di mobilitazioni.
No alla violenza
Uno scacco che sembra consacrare la rottura fra la maggioranza del movimento anti-globalizzazione e i piccoli gruppi che prediligono lo scontro violento.
Secondo il sociologo ginevrino Jean Rossiaud: “Si tratta di un movimento eterogeneo, ma che sempre di più afferma il suo attaccamento alla non violenza, alla trasparenza e alla rappresentanza democratica. E l’azione diretta proposta dai gruppuscoli estremisti non è trasparente, né democratica”.
Un’analisi che ci conferma, a modo suo, Jürg Bühler, esperto del servizio di analisi e prevenzione dell’Ufficio federale di polizia.
“Sorvegliamo solo gli individui e i piccoli gruppi che fanno parte dell’Alleanza rivoluzionaria contro il WEF, un coordinamento che riunisce gli elementi più inclini alla violenza”, spiega. “Il resto del movimento anti-globalizzazione non ci pone nessun problema”.
Opinioni divergenti
Risultato: le varie componenti della galassia no global non esprimono quest’anno la loro opposizione al WEF in piazza, ma piuttosto con dei forum. Numerose conferenze, che fanno risaltare le divergenze esistenti in seno a questo nascente movimento sociale.
Così l’Open Forum di Davos, creato dall’organizzazione non governativa Pane per il prossimo, porta avanti il dialogo con gli organizzatori del WEF.
Mentre Public Eye on Davos, lanciato dalla Dichiarazione di Berna, cerca di controbattere le tesi del WEF con le ragioni dei paesi in via di sviluppo.
Oltre a queste due riunioni, che si terranno nella località grigionese, la sezione svizzera di ATTAC ha invitato la sinistra elvetica a “L’altra Davos”, una giornata di convegno a Zurigo.
“Le divergenze di opinione che trovano voce in queste diverse conferenze non sono una novità”, ricorda il portavoce di ATTAC-Svizzera Alessandro Pelizzari. “Anzi”, aggiunge, “ci sono sempre state, da quando è iniziato questo movimento”.
Unità a rischio
Resta da vedere se le differenze non porteranno alla rottura tra partigiani della corrente riformista e quanti prediligono un cambiamento radicale o rivoluzionario del sistema.
A Bombay queste due correnti di pensiero si esprimono in due forum concorrenti. Uno si tiene sotto la bandiera del Forum Sociale Mondiale (FMS), l’altro gli si oppone sotto l’etichetta di Mumbai Resistance.
Il sociologo Jean Rossiaud pensa si tratti di un dibattito vecchio come la storia del movimento operaio e per di più superato.
Anche perchè: “Una terza voce sta emergendo, soprattutto grazie alle associazioni ecologiste”, sostiene il ricercatore, che é anche membro dei Verdi svizzeri.
Un avvenire da costruire
“La grande maggioranza dei no global ritiene necessario cambiare le strutture economiche e politiche delle nostre società. Ed in questo senso, è un movimento radicale o addirittura rivoluzionario”, dice Rossiaud.
“Ma il mezzo per raggiungere il cambiamento non consiste più nel rimpiazzare brutalmente un modello politico-economico con un altro, ma piuttosto nel trasformare per tappe il sistema esistente”, conclude.
Tutto da vedere, come si concretizzerà questo processo. Un tema che è al cuore del dibattito che agita in questo momento il movimento anti-globalizzazione.
swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
(traduzione di Serena Tinari)
1999: prima manifestazione contro il WEF a Davos. La conferenza
ministeriale dell’OMC viene parzialmente bloccata a Seattle.
2000: a Ginevra, lancio del Forum Sociale Mondiale. La prima edizione si terrà l¹anno seguente a Porto Alegre (Brasile).
2001: a Genova, enorme manifestazione in occasione del vertice G8. Muore il primo manifestante anti-globalizzazione.
2002: primo Forum Sociale Europeo a Firenze.
2003: oltre 10mila persone sfilano contro il G8 di Evian. Ginevra e
Losanna sono teatro di scontri violenti fra la polizia e una parte dei manifestanti.
2004: la maggior parte degli attivisti anti-globalizzazione rinuncia ad una manifestazione contro il WEF a Davos.
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