Crisi iraniana: occorrerà del tempo per trovare una soluzione
Non esiste una soluzione immediata alla crisi provocata dal programma nucleare iraniano. Lo ha detto a swissinfo l'ex ambasciatore svizzero a Teheran, Tim Guldimann.
Guldimann afferma che la comunità internazionale segue al momento due piste: il dialogo e le possibili sanzioni.
L’ex ambasciatore elvetico esprime la propria opinione all’indomani della scadenza dell’ultimatum posto dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU all’Iran per la sospensione del suo programma d’arricchimento dell’uranio.
Teheran non ha voluto cedere alle pressioni internazionali. Giovedì, il presidente Mahmud Ahmadinjead ha affermato che «non arretrerà di un pollice», anche davanti alla minaccia di sanzioni. La Repubblica islamica sostiene che l’utilizzo dell’uranio è previsto per scopi civili, ma numerosi paesi occidentali nutrono dei dubbi riguardo questa affermazione e temono che l’Iran intenda dotarsi della bomba atomica.
La prossima settimana, i rappresentanti di sei grandi potenze si incontreranno per decidere su come agire nei confronti di Teheran. Mentre gli Stati Uniti prediligono l’applicazione di sanzioni internazionali, l’Europa sembra disposta al dialogo.
swissinfo: L’Iran ha ignorato l’ultimatum postogli dalle Nazioni Unite. Cosa succederà ora?
Tim Guldimann: La comunità internazionale ha davanti a sé due possibili strade da seguire. Da un lato vi è una certa volontà di discutere con l’Iran. Al contempo la prossima settimana i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza (CS) più la Germania si incontreranno per discutere su questa crisi e sulle possibili reazioni del CS.
Si può presupporre che gli Stati Uniti chiederanno l’applicazione di sanzioni contro l’Iran, ma non si può essere certi che tale proposta sarà accettata dalla Russia e dalla Cina. Per questa ragione occorre immaginare che le discussioni in merito dureranno un certo periodo di tempo.
swissinfo: Se decideranno di optare per le sanzioni in cosa consisteranno?
T.G.: Il problema delle sanzioni ha numerosi risvolti. Innanzitutto bisogna chiedersi se un accordo fra i membri permanenti del CS sia veramente possibile.
Un altro problema è dovuto al fatto che nel contesto politico attuale non è possibile ottenere l’accordo globale all’applicazione di sanzioni realmente dure contro uno Stato. Per questa ragione, le punizioni piuttosto «blande», anche se in seguito saranno inasprite, non impressionano gli iraniani. Le sanzioni internazionali possono inoltre implicare il rischio che si crei un’ulteriore tensione. Lo scopo quindi non è di punire l’Iran, bensì di spingerlo a fare delle concessioni.
swissinfo: Negoziare è quindi il miglior mezzo per trovare una soluzione?
T. G.: Trovare il giusto equilibrio tra il dialogo e le pressioni non è affatto facile. In particolare quando si ha a che fare con un governo come quello iraniano, che reagisce solo quando è messo sotto pressione e che quando la pressione è troppo forte reagisce notoriamente in modo negativo.
Il fatto che si giunga o meno a una soluzione dipenderà anche dalla coordinazione internazionale. Coordinazione che l’Iran ritiene impossibile. La posizione di Teheran è quindi da considerare pericolosa. Dando prova di poca flessibiltà la Repubblica islamica rischia infatti di sopravvalutare il proprio peso internazionale rispetto a quello dei membri del CS.
swissinfo: In futuro pensa che una soluzione possa essere trovata?
T.G.: Penso che sarà possibile se entrambe le parti mostreranno una volontà in tal senso. È possibile anche perché le capacità dell’Iran di sviluppare il proprio programma nucleare sono meno ampie di quanto si pensasse anche solo alcuni mesi fa. La minaccia non è quindi immediata.
Se l’Iran avesse deciso di sviluppare il proprio programma nucleare per scopi militari – ciò che tra l’altro ha finora sempre smentito – gli occorrerebbero comunque parecchi anni per realizzare tale scopo. Non siamo quindi ancora confrontati realmente al problema di sapere se Teheran disporrà entro breve della bomba atomica.
Tuttavia possiamo supporre che il Paese abbia pensato all’opzione militare. In tal caso potrebbe volere prepararsi a dotarsi dell’arma nucleare. Tenendo conto di questa precisazione, ma anche del fatto che l’Iran ha firmato il Trattato di non-proliferazione nucleare possiamo ancora sperare che si trovi una soluzione che permetta di mantenere sotto il controllo internazionale il programma nucleare iraniano.
Alla luce di queste considerazioni le parti devono rendersi conto che è ancora possibile negoziare. In tal caso possiamo continuare a sperare che l’affare si risolva positivamente.
Intervista swissinfo, Isobel Leybold-Johnson
Traduzione, Anna Passera
Tim Guldimann è stato assunto dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) nel 1982.
Dal 1999 al 2004 è stato ambasciatore a Teheran.
Attualmente ha preso un periodo sabbatico dal lavoro presso il DFAE per dedicarsi all’insegnamento presso l’Università di Francoforte.
Il segretario generale dell’ONU Kofi Annan ha in programma una visita a Teheran la prossima settimana.
L’ambasciatore degli Stati Uniti presso l’ONU, John Bolton, ha affermato che il Consiglio di sicurezza deve essere pronto ad applicare delle sanzioni contro Teheran. Ma nessuna azione sarà decisa prima dell’incontro fra un rappresentante dell’Unione Europea e le autorità iraniane.
Il ministro degli esteri dell’UE, Javier Solana, dovrebbe incontrare il principale negoziatore iraniano in ambito nucleare all’inizio della prossima settimana. Venerdì, l’UE ha ribadito la sua volontà di impegnarsi per trovare una soluzione sul piano diplomatico.
I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU (Cina, Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Russia) più la Germania si incontreranno dal canto loro alla fine della prossima settimana.
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