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Da Roma buone notizie per Micheline Calmy-Rey

Il segreto bancario è stato al centro dei colloqui a Roma fra Micheline Calmy-Rey e Franco Frattini. Keystone

La ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey ha proseguito lunedì a Roma il suo periplo diplomatico europeo per spiegare la decisione elvetica di allentare il segreto bancario. Un passo importante accolto positivamente dal ministro degli affari esteri italiano Franco Frattini.

“Quando la Svizzera assume un impegno, lo realizza. Lo ha sempre fatto”. Terminato l’incontro con il suo collega italiano, Micheline Calmy Rey risponde così alle attese dei paesi europei che prima hanno messo sotto pressione la Confederazione sul segreto bancario, e ora sull’applicazione delle norme OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) adottate da Berna, e che in sostanza ne determineranno un alleggerimento.

Doppia imposizione: Italia prioritaria

“È stato l’argomento più interessante del nostro incontro”, conferma il capo della diplomazia italiana, Franco Frattini, che davanti ai giornalisti convenuti alla Farnesina, sede del ministero degli esteri.

“Sono stato informato che la Svizzera dovrà rinegoziare i trattati di doppia imposizione fiscale con oltre 70 paesi per la concretizzazione dell’impegno alla massima trasparenza e collaborazione in fatto di frode e anche di evasione fiscale”, prosegue Frattini. L’Italia è tra i primi paesi con cui Berna avvierà al più presto il negoziato.

La Svizzera non è un paradiso fiscale

Delle tre tappe della tournée cominciata a Parigi e che la porterà anche a Berlino, quella di Roma è la meno difficile e problematica.

“Eccellenti relazioni”, affermano entrambi i ministri dopo un’ora di colloqui. Nella cosiddetta “battaglia” sul segreto bancario, l’Italia, secondo partner commerciale della Svizzera, ha mantenuto un “basso profilo”.

La ragione è semplice, ci aveva dichiarato pochi giorni fa a Bruxelles il ministro delle finanze Giulio Tremonti: nell’elaborazione in sede europea delle nuove norme, che dovranno regolare i mercati finanziari, “il compito di occuparsi in particolare dei paradisi fiscali è stato affidato a Germania e Francia”. Sono stati in effetti questi due paesi ad aver esercitato le maggiori pressioni sulla Svizzera.

G20: Calmy-Rey fa la corte ai paesi emergenti

Dopo le rassicuranti dichiarazioni emerse la settimana scorsa dal Consiglio europeo di Bruxelles, e dopo la tappa romana, la Confederazione appare dunque più tranquilla e fiduciosa di non finire sulla cosiddetta “lista nera” dei paradisi fiscali sanzionabili. Chiediamo conferma alla nostra ministra degli esteri.

“Ricordiamolo ancora una volta – è la risposta -, la Svizzera non è un paradiso fiscale”, e una conferma sta nel fatto che “da tempo la Confederazione si è dotata di norme tra le più severe al mondo in fatto di lotta al riciclaggio”. Ora, riprendendo gli standard OCSE sullo scambio di informazioni in materia di evasione fiscale, Berna compie un passo importante nella sulla volontà di collaborazione.

Cruciale sarà il vertice G20 del 2 aprile a Londra, sede in cui dovrebbe essere resa nota la cosiddetta “lista nera”. Ci sarà Barak Obama, alla sua prima apparizione europea da presidente. E ci saranno anche i cosiddetti “paesi emergenti”.

Anche nei loro confronti la Svizzera ha avviato la sua “offensiva diplomatica”. Uno dei principali collaboratori della consigliera federale ci confida che Micheline Calmy Rey ha avuto colloqui telefonici con i suoi colleghi di Russia, Cina, Brasile e Turchia: “Con buoni risultati”.

Crisi libica: Italia pronta a metterci una buona parola

È difficile dire quanto tempo i capi della diplomazia italiana e svizzera abbiano potuto dedicare al fitto elenco degli altri temi in agenda, internazionali e bilaterali.

La consigliera federale sottolinea l’impegno svizzero per salvare la “Conferenza Durban II” programmata per il prossimo mese a Ginevra, da cui l’Italia si è ritirata contestando con altri paesi un testo preparatorio (ora in revisione) ritenuto inaccettabile per le sue affermazioni nei confronti di Israele.

Da parte sua, Frattini dice che l’Italia, in virtù dei suoi buoni rapporti con Tripoli, potrebbe fare la sua parte e indirizzare “parole di rasserenamento a favore della Svizzera” nella lunga disputa con la Libia in seguito alla vicenda giudiziaria del figlio del ‘colonnello’, Hannibal Gheddafi.

Lettera all’OCSE: un caso inesistente

La tranquilla tappa romana ha infine dato la possibilità a Micheline Calmy-Rey di rispondere, e per la prima volta, alle polemiche svizzere in merito alla lettera da lei scritta ai vertici dell’OCSE (e poi bloccata), in cui si esprimeva apprezzamento per l’impegno della stessa organizzazione nella lotta ai paradisi fiscali.

L’OCSE è stata invece messa alla berlina da altri consiglieri federali per l’atteggiamento tenuto nei confronti del nostro paese. “Un ‘caso’ inesistente – ci risponde – visto che poi quella lettera non è mai stata spedita. Piuttosto ci si deve chiedere come mai quello scritto è stato fatto pervenire ai giornalisti…”. E lei, chiediamo, quale risposta si è data?

“Io faccio parte della delegazione strategica del Consiglio federale che si occupa della questione (ndr: della difesa del bancario elvetico), ed evidentemente c’è qualcuno che ha pensato di attaccarla in un momento particolarmente difficile”.

L’offensiva diplomatica della ministra degli affari esteri proseguirà a Berlino il 1 aprile. La cancelleria Angela Merkel ha sottolineato lunedì che un’intesa può essere raggiunta salvaguardando i buoni rapporti tra Germania e Svizzera.

Un buon viatico dopo le parole di fuoco delle ultime settimane che hanno incrinato i rapporti diplomatici fra Germania e Svizzera.

swissinfo, Aldo Sofia, Roma

In Italia risiede la quarta maggior comunità di svizzeri all’estero, dopo quelle di Francia, Germania e Stati Uniti.

Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, nel 2008 vivevano in Italia 48’147 svizzeri. Tra questi, 37’941 possedevano la doppia cittadinanza. 24’536 cittadini elvetici erano registrati presso il consolato di Milano.

Quattro delle 15 scuole svizzere all’estero si trovano in Italia: a Bergamo, Milano, Roma e Catania.

La Penisola è il secondo partner commerciale della Svizzera: stando agli ultimi dati della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), il 9% delle esportazioni elvetiche è destinato all’Italia, da dove giunge l’11% delle importazioni. L’Italia costituisce il terzo mercato per le esportazioni elvetiche, la Svizzera il sesto per quelle italiane.

Durante i primi due mesi del 2009, il valore delle importazioni provenienti dall’Italia ammontava a circa 2,8 miliardi di franchi (-21% rispetto al 2008). Dalla Confederazione sono stati esportati verso la Penisola beni per 2,7 miliardi (-16%). Buona parte del commercio elvetico nella Penisola si concentra nell’Italia settentrionale e nella Toscana.

Stando ai dati del 2007, quotidianamente circa 42’000 lavoratori frontalieri si spostano dalla Lombardia per recarsi a lavorare in Ticino. Il percorso inverso è compiuto da poche centinaia di persone.

In seguito ad alcuni appalti non concessi ad aziende ticinesi in Lombardia, il cantone Ticino ha recentemente denunciato la mancanza di reciprocità nel quadro degli accordi bilaterali: lavoratori e imprenditori elvetici sarebbero confrontati in Italia con difficoltà burocratiche che in Svizzera non sussistono.

Secondo la Seco, invece, quando un’azienda elvetica che desidera operare in Italia richiede aiuto alle autorità svizzere per un caso concreto, i risultati sono generalmente soddisfacenti.

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