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Dalle urne un doppio sì

Keystone

Il 54,5% degli svizzeri ha detto sì all'aumento dell'IVA per risanare l'Assicurazione invalidità. La rinuncia all'iniziativa popolare generica è stata invece approvata con il 67,9% dei voti.

Il destino dell’Assicurazione invalidità (AI) è stato a lungo appeso a un filo. Le proiezioni di voto hanno indicato quasi subito una tendenza al sì per quanto riguardava la popolazione, ma fino all’ultimo non era chiaro se ci sarebbe stata anche la maggioranza dei cantoni.

Alla fine la proposta del governo – tra i grandi partiti, combattuta solo dall’Unione democratica di centro – è stata approvata in 12 cantoni su 23. In totale, la proposta ha ottenuto il 54,4% dei voti.

L’abolizione dell’iniziativa popolare generica – un diritto popolare di cui non è mai stato fatto uso – non ha invece incontrato resistenze ed è stata accettata, come previsto, da tutti i cantoni e dalla grande maggioranza della popolazione (64,9%).

Pascal Couchepin, in una delle sue ultime apparizioni come ministro dell’interno, si è dimostrato particolarmente soddisfatto del sì accordato al finanziamento dell’AI. «Siamo riusciti a convincere il popolo», ha dichiarato. Ora si tratta di dare il via alla 6a revisione dell’AI. Per Couchepin è necessario fare una politica orientata alle persone. La giusta via, quella che garantirà un futuro alle assicurazioni sociali, sta nel mezzo: «Non vogliamo una politica dal cuore di ghiaccio».

La consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf ha dal canto suo salutato il sì all’abolizione dell’iniziativa generale generica, introdotta con buone intenzioni, ma senza riflettere prima se fosse o no applicabile. «Siamo contenti di aver chiuso questo capitolo», ha detto Widmer-Schlumpf, «e di non dover più cercare il modo di tradurre in pratica questo articolo costituzionale».

Medicina necessaria

La situazione finanziaria dell’AI è peggiorata in modo drammatico negli ultimi anni: se nel 1996 presentava un deficit di “soli” 427 milioni di franchi, nel 2000 il disavanzo ha raggiunto 1,5 miliardi di franchi. Per risanare le finanze dell’AI, il governo e il parlamento federali hanno proposto di aumentare per sette anni il tasso dell’Imposta sul valore aggiunto (IVA).

Con il sì popolare, il tasso IVA passerà dal 7,6% all’8%. Rialzo più contenuto per i tassi minimi (applicati attualmente a libri, medicamenti e derrate alimentari) e per il tasso preferenziale accordato all’industria alberghiera.

Il risultato scaturito dalle urne soddisfa le associazioni dei portatori di handicap e tutti i partiti di governo, ad esclusione dell’UDC, l’unica che si era dichiarata contraria.

Per il presidente dell’UDC Toni Brunner, la sconfitta non è amara: il risultato rimasto in bilico fino alla fine indica che la battaglia del partito contro il malfunzionamento dell’AI è sostenuta da molti cittadini. L’UDC, ha detto Brunner, presenterà già nei prossimi giorni un progetto per risanare l’AI.

Anche il Partito popolare democratico – pur soddisfatto del sì scaturito dalle urne – chiede di non perdere di vista la sesta revisione dell’AI, revisione che dovrebbe permettere un risanamento sostenibile e duraturo.

Dal canto suo, il presidente dei socialisti Christian Levrat, ha parlato di una vittoria della ragione. La pillola amara dell’aumento dell’IVA è l’unica via d’uscita al dilemma finanziario dell’AI. Stesso tenore per le dichiarazioni degli altri partiti e delle associazioni padronali.

Un diritto che non si poteva esercitare

Nessuno schieramento politico di un certo peso si è opposto alla soppressione dell’iniziativa popolare generica e i cittadini svizzeri non hanno esitato a decretarne la morte.

In parlamento, solo il consigliere nazionale Ruedi Lustenberger (Partito popolare democratico) si era espresso contro lo stralcio dalla Costituzione federale dell’iniziativa generica. Per Lustenberger, la campagna è stata dominata dall’altro tema in votazione e la maggioranza degli elettori ha rinunciato a formarsi una vera e propria opinione in merito all’iniziativa generica, limitandosi a seguire le raccomandazioni del governo e dei partiti.

Per il consigliere agli Stati socialista Didier Berberat, la soppressione dell’iniziativa popolare generica era ineluttabile vista l’impossibilità di applicarla: non è piacevole sopprimere un diritto popolare, ma nel caso concreto non vi era alternativa.

La capogruppo dei liberali radicali Gabi Huber ha fatto notare che non serve a nulla mantenere nella Costituzione federale un «diritto popolare che non può essere utilizzato». Nemmeno l’UDC, ardente partigiana dei diritti popolari, non sembra dispiaciuta per lo stralcio dell’iniziativa generica. Poiché nel 2003 (con il 70,3% di sì) si è aggiunto un diritto che non si può esercitare, tanto vale abolirlo, ha dichiarato il deputato UDC Jean-François Rime.

swissinfo.ch e agenzie

Finanziamento dell’AI: 54,47% sì; 12 cantoni sì, 11 cantoni no.

Rinuncia all’iniziativa popolare generica: 67,9% sì, 23 cantoni sì.

Partecipazione al voto: 40%.

Stando al portavoce del governo André Simonazzi, 15’000 persone nei cantoni Zurigo, Neuchâtel e Ginevra hanno fatto pervenire il loro voto in forma elettronica.

A Ginevra, per la prima volta, anche gli svizzeri all’estero hanno potuto votare servendosi di un computer.

Nella città di Calvino, la metà dei voti elettronici sono stati inoltrati da cittadini residenti all’estero. Per Simonazzi, questo dimostra che il sistema è adatto alle esigenze della Quinta Svizzera.

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