Diritti dell’infanzia: Svizzera bacchettata
Nel raffronto internazionale, i bambini in Svizzera hanno un'infanzia felice. Ma un rapporto di 47 ONG denuncia importanti e "indegne" lacune.
L’applicazione della Convenzione dell’ONU sui diritti del bambino in Svizzera è incompleta, criticano le organizzazioni non governative (ONG). In un rapporto presentato venerdì a Berna, chiedono alle autorità di impegnarsi maggiormente a vari livelli.
Le riserve con cui la Confederazione ha adottato il documento nel 1997 sono inaccettabili e vanno eliminate, ha dichiarato alla stampa Elsbeth Müller, direttrice del comitato svizzero dell’Unicef.
Povertà e giovani stranieri
In particolare, le ONG criticano l’insufficienza degli aiuti finanziari alle famiglie povere, le lacune nell’integrazione, nel sostegno dei fanciulli stranieri e dei richiedenti l’asilo minorenni. «In numerosi cantoni i giovani asilanti non godono di un aiuto appropriato» e vivono negli stessi centri degli adulti, ha dichiarato Jürg Schertenleib, responsabile della sezione «Protezione» all’Organizzazione svizzera d’aiuto ai rifugiati (OSAR).
Una delle riserve adottate dalla Svizzera impedisce ai giovani il ricongiungimento famigliare, ha spiegato Schertenleib. Sono inoltre molti i cantoni che frenano la scolarizzazione di questi minorenni.
Riserve sulla violenza famigliare
Franz Ziegler, direttore dell’Associazione svizzera per la protezione dell’infanzia, ha denunciato la mancanza di una base legale che condanni esplicitamente le punizioni fisiche e i comportamenti degradanti sui bambini. Non si dimentichi, ha ammonito, che «in Svizzera la maggioranza dei fanciulli subisce violenza in ambito famigliare».
Particolarmente indegno è proprio il mantenimento della riserva relativa all’articolo della Convenzione concernente la violenza parentale, ha detto la Müller. Su questo punto, il parlamento nel dibattitto sull’adozione del testo nel 1997 si era aggrappato al principio dell’autorità parentale «con considerazioni meramente politiche e niente affatto giuridiche».
Carenze politiche
«A causa di una raccolta di dati lacunosa, è impossibile valutare i reali progressi realizzati a favore dei bambini», ha aggiunto la Müller. Secondo la segretaria generale di Pro Familia Lucrezia Meier-Schatz la spiegazione è semplice: in Svizzera «manca una politica statale per i bambini».
«Siamo l’unico paese che non dispone di un Ufficio per le questioni giovanili e famigliari», ha sottolineato. Anche le strutture federalistiche intralciano lo sviluppo di una politica coerente.
Le critiche trasmesse all’ONU
Le 47 ONG hanno redatto il loro testo quale complemento al rapporto ufficiale del Consiglio federale relativo all’applicazione della Convenzione in Svizzera.
Gli Stati firmatari sono tenuti a presentare al Comitato dell’ONU per i diritti del bambino un rapporto ogni cinque anni: Berna lo farà per la prima volta mercoledì prossimo. Basandosi sulle informazioni delle autorità nazionali, 17 esperti dell’ONU formuleranno poi critiche e raccomandazioni ai paesi contraenti.
swissinfo e agenzie
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