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Diritti umani: Svizzera speranzosa ma prudente

Il 15 marzo scorso, malgrado l'opposizione degli Stati Uniti, l'Assemblea generale aveva accettato la creazione del nuovo Consiglio. Keystone

Martedì a New York, l'Assemblea generale dell'ONU elegge i 47 paesi membri del nuovo Consiglio dei diritti dell'uomo. I candidati sono 64, tra i quali la Svizzera.

La campagna elettorale è stata viva, rileva il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), prudentemente ottimista sulle possibilità della candidatura elvetica.

“Niente è acquisito, ma sono relativamente ottimista”, dice Ulrich Lehner, responsabile delle organizzazioni internazionali per il DFAE. “La Svizzera dispone di buone carte da giocare davanti ai 191 membri dell’Assemblea generale dell’ONU”.

Per condurre la sua campagna, la Svizzera ha mobilizzato i suoi diplomatici a New York e tutta la sua rete d’ambasciate nel resto del mondo.

“Rappresentiamo la diversità rispetto a sette delle nove candidature occidentali, tutte provenienti dall’Unione europea”, precisa Ulrich Lehner quasi come stesse citando un argomento elettorale.

“Abbiamo inoltre ricordato il nostro impegno di lunga data in difesa dei diritti dell’uomo e in favore della creazione del Consiglio, senza dimenticare il nostro ruolo di mediatori sulla scena internazionale”.

Giurista presso la sezione svizzera di Amnesty international (AI), Alain Bovard sottolinea invece i progressi di questo processo elettorale.

“È la prima volta che i paesi candidati si sono annunciati presto ed hanno condotto una campagna per essere eletti. Hanno così dovuto prendere degli impegni verso il Consiglio e verso il rispetto dei diritti dell’uomo nel mondo e nei loro paesi”, spiega Alain Bovard.

Chiedere il conto

La Svizzera ha annunciato più di una ventina di promesse relative alla sua azione in seno al futuro Consiglio ed in altre organizzazioni ONU implicate nella difesa dei diritti umani, senza dimenticare la promozione di questi diritti fondamentali nel mondo e nella stessa Svizzera.

Ad esempio, il governo elvetico si è impegnato ad adottare quei trattati internazionali o alcuni dei loro protocolli relativi ai diritti dell’uomo che non erano ancora stati firmati o ratificati.

“La maggior parte dei paesi candidati ricorda quello che ha già realizzato. Soltanto una minoranza, tra cui la Svizzera, va oltre e fa menzione delle proprie azioni future”, sottolinea Alain Bovard.

“Potremo così metterli di fronte alle loro responsabilità nel caso in cui le promesse non saranno mantenute”, aggiunge il giurista di AI, lamentando tuttavia che il governo elvetico non ha menzionato la creazione di un istituto nazionale sui diritti umani, “un progetto vitale per la Confederazione”.

I punti neri della Svizzera

Alain Bovard approfitta dell’occasione per sottolineare i punti più oscuri della Svizzera in materia di rispetto dei diritti dell’uomo.

“Amnesty International ha stilato dei bilanci per tutti i paesi candidati al Consiglio. Per quel che riguarda la Svizzera, i problemi riguardano il giro di vite voluto nella legislazione sugli stranieri”.

AI è inquietata da due nuove leggi che saranno oggetto di uno scrutinio popolare nel prossimo settembre: la legge sugli stranieri e quella sui richiedenti d’asilo.

Ciò detto, se verrà eletta nel Consiglio, la Svizzera dovrà rendere i propri conti, visto che ogni membro sarà sottoposto a degli esami durante il suo mandato.

Buoni o cattivi allievi?

Secondo Adrien-Claude Zoller, la prospettiva ha già fatto fuggire alcuni dei peggiori Stati violatori.

Il direttore dell’ONG Genève pour les droits humains cita ad esempio la Libia, il Sudan o lo Zimbabwe. La presenza e l’azione di questi paesi in seno alla vecchia Commissione dei diritti dell’uomo avevano in effetti contribuito largamente a discreditare l’istituzione.

Ma neppure il futuro Consiglio sarà formato da soli buoni allievi.

L’ONG UN Watch denuncia ad esempio le candidature dell’Arabia Saudita, della Cina, di Cuba, dell’Iran e della Russia. Tutti Stati la cui elezione danneggerebbe la credibilità del nuovo organismo.

Altre ONG che militano per la difesa dei diritti dell’uomo ritengono che la partecipazione di questi Stati al Consiglio potrà invece rappresentare un vantaggio per le loro vittime. In effetti, i governi di questi paesi dovranno presentare i loro conti al nuovo organismo.

swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)

Il 9 maggio, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite elegge i 47 Stati membri del Consiglio dei diritti dell’uomo. La Svizzera è candidata assieme ad altri 63 paesi.

Ogni candidato deve ottenere almeno la maggioranza assoluta dei voti dei 191 Stati membri dell’Assemblea (96 voti).

La Svizzera concorre nell’ambito del gruppo occidentale, che ha diritto a 7 seggi.

Il 19 giugno a Ginevra, il Consiglio dei diritti dell’uomo inizierà la sua prima sessione.

Il nuovo organismo delle Nazioni Unite si riunirà almeno tre volte l’anno. In caso di crisi potrà organizzare delle riunioni d’urgenza.

Rimpiazza la Commissione dei diritti dell’uomo, istituzione largamente discreditata dai misfatti dei suoi stessi membri.

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