Disegnare un nuovo patto di solidarietà
Economia e assicurazioni sociali: saranno due campi di aperta battaglia per Fulvio Pelli, nuovo presidente del partito liberale radicale svizzero.
Riuscirà il ticinese a frenare l’emorragia del grande partito storico borghese? La nostra intervista.
Per la presidenza del partito, Fulvio Pelli l’ha spuntata nei confronti del lucernese Georges Theiler, considerato un esponente dell’ala più dura del partito. Pelli è convinto che sui temi fondamentali legati all’economia sarà fondamentale un’intesa del centro borghese.
Il dialogo sarà avviato con il Partito popolare democratico, che con la nuova presidente Doris Leuthard sembra avere trovato un nuovo slancio, e con i rappresentanti meno intransigenti dell’Unione democratica di centro, la destra populista.
Su altri dossier di carattere sociale, Pelli non esclude una collaborazione con forze della sinistra.
swissinfo: Fulvio Pelli, nessuno aveva previsto un’elezione tanto chiara. Che cosa ha fatto pendere la bilancia in modo così netto in suo favore?
Fulvio Pelli: La convinzione che rappresento per il partito un’opportunità, qualcuno che può dare qualcosa di nuovo e di diverso rispetto a quello che è stato proposto negli ultimi anni.
swissinfo: Appunto, il partito liberale radicale ha perso negli ultimi anni parecchi elettori. Cosa hanno sbagliato i suoi predecessori?
F.P.: In Svizzera è maturato un certo rimprovero nei confronti dei partiti considerati partiti di potere, ossia noi radicali e i popolari democratici, perché le cose non vanno più così bene. Ci siamo addormentati sugli allori, distribuendo il benessere invece di coltivare le situazioni che creano benessere.
Le nostre radici sono quelle di un Paese liberale che ha investito nella capacità d’iniziativa, nella responsabilità individuale, sul confronto interno, su un’economia capace di lavorare all’interno e all’esterno del Paese. Si tratta di valori che negli ultimi decenni abbiamo trascurato.
swissinfo: Lei ha detto di essere pronto a collaborare con gli altri partiti politici. Su che temi e a che condizioni intende collaborare nell’attuale contesto di polarizzazione fra destra e sinistra?
F.P.: I problemi più urgenti da risolvere per la Svizzera sono legati alla stagnazione della crescita economica, dovuta a chi vuole mantenere posizioni acquisite. Per uscirne dobbiamo cercare una collaborazione con gli altri due partiti borghesi. La sinistra ha su questi temi posizioni troppo diverse dalle nostre.
Su altri temi di società, invece, l’UDC ha dimostrato una chiusura che renderà impossibile la discussione. Ma ci sono altri partiti aperti al dialogo.
swissinfo: Durante la campagna per la presidenza del partito, lei ha fatto notare come il PLR sia riuscito in Ticino a contenere i populisti della Lega dei ticinesi. Qual è la chiave per arginare il populismo?
F.P.: Il populismo si è sviluppato perché non abbiamo saputo infondere fiducia alla gente. Non siamo riusciti a dire: “Certo, il futuro sarà difficile, ma lo conquisteremo, riusciremo a trovare le soluzioni per renderlo migliore del passato”.
In Svizzera esiste il “barometro delle preoccupazioni”, ma credo che in un Paese vincente si dovrebbe misurare l’opinione della popolazione con un “barometro delle opportunità, delle speranze”.
swissinfo: Quali sono i temi su cui intende profilare il partito da qui alle elezioni federali del 2007?
F.P.: Alcuni temi appartengono alla natura del partito, come quelli dello sviluppo economico o del controllo della funzionalità dello Stato. A parole, tutti vogliono rimettere ordine nelle finanze della Confederazione e rilanciare lo sviluppo, ma quando si tratta di prendere misure concrete c’è una grande confusione.
Poi dobbiamo ricuperare tutta una politica di società che, negli ultimi tempi, è stata trascurata. Naturalmente, essa deve trasformarsi in una politica dei diritti, perché i cittadini hanno dei diritti e bisogna continuare a modellarli, a riconoscerli.
Infine, dobbiamo occuparci del problema delle assicurazioni sociali. Oggi, nella loro stragrande maggioranza, non sono più gli anziani ad essere minacciati. Sono i giovani ad essere in difficoltà, chi si appresta a fondare una famiglia, le famiglie monoparentali. Dobbiamo ridisegnare un patto sociale di solidarietà che tenga conto delle nuove realtà.
swissinfo: La politica dell’asilo divide la Svizzera. Che ruolo svolgerà il suo partito in questo settore?
F.P.: Qui, dobbiamo riconoscere che abbiamo un po’ perso il controllo della situazione. Capisco il desiderio della popolazione per una linea dura, ma, probabilmente, con una linea dura non si ottengono grandi risultati. Inoltre, ci sono dei limiti che non si devono superare. In questo settore, il quadro entro cui manovrare è dato dalle convenzioni europee.
swissinfo: Un altro tema controverso è quello dell’integrazione della Svizzera in Europa.
F.P.: Io sono un pro-europeo. In passato, la Svizzera ha fatto degli errori: avremmo dovuto percorrere la strada verso l’Europa insieme all’Italia, alla Francia, alla Germania e all’Austria. Invece, siamo andati a fare il libero scambio con la Svezia e la Gran Bretagna.
Oggi ci troviamo in una situazione in cui il Paese fa fatica ad accettare l’integrazione al di là di un certo numero di passi modesti. Penso che sia giusto fare questi passi. Saranno lo sviluppo del quadro europeo e l’evoluzione del dibattito interno in Svizzera a dettare i tempi di una nostra futura maggiore integrazione.
swissinfo: A questo dibattito contribuiranno certamente anche gli Svizzeri dell’estero, che nella misura di oltre il 60% si trovano proprio nei Paesi dell’Ue. Lei che percezione ha della cosiddetta Quinta Svizzera?
F.P.: Penso a molte persone integrate nel Paese dove risiedono, pur rimanendo molto attaccate al proprio paese d’origine. Si tratta di una forza considerevole del nostro Paese, che è anche l’ambasciatore più importante che noi abbiamo nel mondo.
swissinfo: Che importanza ha per lei l’immagine della Svizzera all’estero?
F.P.: La Svizzera all’estero è generalmente conosciuta come un Paese positivo. C’è ancora una certa invidia verso la Svizzera e questo vuol dire che la si stima.
Dobbiamo però coordinare l’attività dei numerosi strumenti di comunicazione verso l’esterno. Oggi abbiamo l’impressione che questi organismi operino nella rivalità più che nella coesione.
Credo in ogni caso che un’operazione di marketing in favore della Svizzera sia giustificata, perché un determinato Paese può essere interessante per un altro solo se è conosciuto.”
swissinfo, intervista a cura di Mariano Masserini
Fuvio Pelli, 54 anni, è il quarto presidente del Partito liberale radicale (PRD) svizzero in cinque anni. Negli ultimi anni, il partito ha subito sulla sua destra gli attacchi dei populisti dell’Unione democratica di centro, che ha cavalcato lo scontento della popolazione.
Tradizionalmente vicino agli ambienti economici, il PRD è così passato dal primo al terzo posto e, se Pelli non invertirà la tendenza attuale, rischia di farsi superare anche dai democristiani.
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