Disputa Svizzera-Unione europea sulle tasse
Una delegazione svizzera incontra giovedì i rappresentanti dell'UE per discutere la politica fiscale di alcuni cantoni che attirano le aziende con tasse basse.
La Svizzera respinge le accuse contenute in una lettera inviata al governo dall’UE, secondo la quale il sistema fiscale elvetico violerebbe l’Accordo di libero scambio del 1972.
La lettera è stata spedita in settembre, un giorno dopo la votazione popolare che ha sancito l’estensione dell’accordo di libera circolazione delle persone ai 10 nuovi membri dell’Unione europea. Vi si chiede in particolare perché il canton Zugo e il canton Svitto garantiscano dei vantaggi “scorretti” alle aziende straniere che s’installano sul loro territorio.
Nella missiva spedita dall’UE alla Svizzera si specifica che questo atteggiamento «potrebbe non essere compatibile con gli obblighi contratti dalla Confederazione» attraverso la firma dell’Accordo di libero scambio con la Comunità economica europea (oggio Unione europea) nel 1972.
Prima dell’incontro chiarificatore, il capo della Missione svizzera a Bruxelles, Bernhard Marfurt, ha inviato una risposta di tre pagine, in cui vengono respinte le accuse. La presa di posizione scritta segue le affermazioni del ministro elvetico delle finanze, Hans-Rudolf Merz, che ha pubblicamente e vigorosamente difeso il sistema fiscale della Confederazione.
Nella sua lettera ai responsabili dell’Unione europea, Marfurt ha spiegato il funzionamento del sistema fiscale svizzero e ha fornito i link a pagine web che contengono le informazioni in materia. Ha inoltre chiesto di specificare nel dettaglio in che modo l’autonomia fiscale dei cantoni contravverrebbe all’Accordo di libero scambio.
Dopo le lettere, l’incontro
Il confronto sulle tasse prosegue giovedì pomeriggio, quando Bernhard Marfurt incontrerà i delegati della Direzione generale per le relazioni esterne (Commissione europea), guidati da Richard Wright.
«Abbiamo ricevuto una lettera che stiamo ancora studiando», ha dichiarato la portavoce della Direzione generale per le relazioni esterne Christina Mueschen. «Speriamo che i colloqui siano costruttivi e utili per tutti».
La Missione svizzera a Bruxelles rifiuta di rilasciare commenti sulla strategia che la Svizzera seguirà durante i colloqui.
Obwaldo l’ultimo caso
Domenica, i cittadini del canton Obwaldo hanno deciso di diminuire in modo drastico, al 6,6%, il tasso d’imposizione sugli utili aziendali. A partire dal primo gennaio, Obwaldo sarà il cantone della Svizzera che offrirà l’imposizione fiscale più vantaggiosa per le aziende. Finora a guidare la classifica dei cantoni interessanti per le aziende era stato Zugo.
Economiesuisse, l’associazione del padronato elvetico, ha difeso il diritto dei cantoni di stabilire un livello d’imposizione basso per le aziende. In questo modo, si contribuirebbe a mantenere una sana concorrenza.
In ottobre, il portavoce di Economiesusse, Pascal Gentinetta, aveva dichiarato a swissinfo che «il popolo elvetico avrebbe dei problemi con una Commissione che tentasse di trovare sbagliata l’autonomia cantonale in materia fiscale».
swissinfo, Matthew Allen
(traduzione, Doris Lucini)
L’articolo 23.iii dell’Accordo di libero scambio del 1972 dichiara incompatibile col trattato «ogni aiuto pubblico che falsi o minacci di falsare la concorrenza, favorendo talune imprese o talune produzioni».
I cantoni svizzeri sono liberi di stabilire la loro politica fiscale nel quadro della Legge federale sull’armonizzazione delle imposte (2001).
Il canton Obwaldo ha deciso un tasso d’imposizione degli utili aziendali del 6,6%, uno dei più bassi della Svizzera; spera in questo modo di attrarre nuove aziende.
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