Donghua Li deplora la politicizzazione delle Olimpiadi
Per i tibetani, l'annullamento delle Olimpiadi potrebbe avere ripercussioni peggiori del loro svolgimento: l'opinione pubblica cinese potrebbe ritenerli responsabili, rileva Donghua Li, rappresentante di Swiss Olympic.
“Normalmente le Olimpiadi dovrebbero portare pace e unire i popoli”, dichiara a swissinfo il campione olimpico nel cavallo con maniglie ai Giochi di Atlanta nel 1996.
Ora però si è invertita la situazione. “Forze politiche sfruttano le Olimpiadi per i propri fini. Lo deploro decisamente”.
Il ginnasta svizzero di origine cinese si rallegra comunque dello svolgimento dei Giochi. Molta gente non vuole mischiare politica e sport, poiché nella maggior parte dei casi i problemi politici danneggiano lo sport e gli sportivi, osserva. Donghua Li è convinto che anche la maggioranza degli altri atleti sia contenta che abbia luogo la manifestazione.
Svolgimento vincolato a questioni politiche?
Il carattere dei Giochi unificatori di popoli è solo una faccia della medaglia olimpica. I problemi del rispetto dei diritti umani in Cina sono noti da tempo. Ma Pechino è stata scelta per lo svolgimento della manifestazione anche per vincolare politicamente questo grande e importante paese.
Nel luglio 2001 il Comitato internazionale olimpico (CIO) ha assegnato le 29esime Olimpiadi estive a Pechino. In quell’ambito il Partito comunista cinese ha promesso che, grazie ai Giochi, la situazione dei diritti umani sarebbe migliorata.
Il CIO all’inizio 2007 ha ribadito il carattere sportivo della manifestazione. Al contempo ha chiesto il rispetto dei diritti umani durante i Giochi. Da allora le organizzazioni per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (HRW) e Amnesty International (AI) hanno iniziato ad accusare il CIO di lassismo nei confronti della Cina.
Olimpiadi portatrici di apertura
Sarebbe ora conseguente annullare le Olimpiadi? “Se adesso i Giochi venissero organizzati altrove, anche la soluzione dei problemi politici in Cina non farebbe progressi”, commenta Donghua Li.
Al contrario, finché a Pechino hanno luogo le Olimpiadi, la Cina resta al centro dell’attenzione internazionale, sottolinea l’atleta, che dal 1989 si è trasferito con la moglie elvetica nella Svizzera centrale.
Per tale motivo e per incentivare l’apertura del paese, Donghua Li è stato favorevole all’assegnazione dei Giochi a Pechino. Per i cinesi ciò rappresenta la possibilità concreta di essere in contatto con tutto il mondo.
Il lucernese d’adozione ritiene che un boicottaggio non sarebbe utile. “Danneggerebbe gli atleti, che hanno poco o nulla a che vedere con il conflitto”, commenta.
Conflitto Cina-Tibet: una storia centenaria
Sul conflitto sino-tibetano, Donghua Li, che si sente sia svizzero che cinese, non vuole dare un giudizio conclusivo. Da una parte ha vissuto in Cina per oltre 20 anni, dall’altra nel frattempo ha visitato il Tibet. Gli aspetti politici e sociali sono estremamente complessi, rileva.
Campione cinese nel cavallo con maniglie nel 1987, Donghua Li era già stato confrontato con il problema del Tibet all’epoca in cui andava ancora a scuola. “Questo conflitto ha una storia centenaria. Oggi la maggior parte dei cinesi cresce con la convinzione che il Tibet faccia parte della Cina”.
Di conseguenza in Cina la questione è vista da un altro punto di vista. Perciò, se le Olimpiadi a Pechino non avessero luogo, le conseguenze per i tibetani potrebbero essere molto negative. Infatti, l’opinione pubblica cinese potrebbe considerarli responsabili del fallimento. Un boicottaggio o l’annullamento non sono dunque la giusta via, spiega Donghua Li.
swissinfo, Alexander Künzle
(Traduzione dal tedesco di Sonia Fenazzi)
Donghua Li nasce nel 1967 a Chengdu, situata nel sud-ovest della Cina, capitale della provincia Sichuan.
Nel 1989 si trasferisce in Svizzera con la moglie elvetica. Nel 1994 ottiene la cittadinanza svizzera.
Nel 1996 partecipa come ginnasta svizzero alle Olimpiadi di Atlanta. Nella sua specialità, il cavallo con maniglie, conquista la medaglia d’oro.
Nella stessa disciplina, Donghua Li nel 1987 è stato campione cinese, nel 1994 campione svizzero, nel 1995 campione del mondo e nel 1996 campione europeo, oltre che olimpico.
Le manifestazioni in Tibet contro il governo cinese sono iniziate il 10 marzo 2008.
Pechino ha risposto con l’intervento delle forze armate, incarcerazioni e campagne di propaganda.
Nel week-end di Pasqua c’erano ancora isolati focolai di protesta.
Secondo fonti ufficiali, nel Tibet e nelle province confinanti regna ora la tranquillità.
Da giorni grossi dispiegamenti di truppe circondano i monasteri.
Pechino fa ufficialmente stato di 19 morti durante i disordini. Tibetani in esilio parlano di un centinaio di morti a Lhasa e in altre località.
Più di un migliaio di persone sono state arrestate.
Le autorità cinesi hanno espulso i giornalisti stranieri dalla regione teatro di disordini. Nel contempo la stampa cinese accusa i media occidentali di non presentare correttamente la situazione.
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