Dopo le parole, si attendono i fatti di Obama
La stampa svizzera rende omaggio a Barack Obama all'indomani del suo discorso al Cairo. Tuttavia, i commentatori elvetici avvertono che, per dare realmente un nuovo corso alle relazioni internazionali, alle parole del presidente degli Stati Uniti devono seguire fatti concreti.
Un’ammirazione per il messaggio di pace di Obama frammista a uno scetticismo sulle possibilità di trasformare le promesse in realtà, è sintetizzata nel titolo del Tages-Anzeiger: “Coraggioso, ma poco concreto”.
Il giornale zurighese sottolinea il coraggio che ha dimostrato il presidente statunitense presentandosi davanti “a una religione e a una regione alle quali il suo paese, dagli attentati dell’11 settembre, si contrappone senza velata diffidenza, o persino apertamente come nemico”.
Il Tages-Anzeiger osserva però che “le relazioni tra l’occidente e il mondo islamico sono talmente rovinate che i musulmani non si lasciano liquidare a lungo con la retorica. Se il presidente americano non riuscirà a far seguire le sue parole scelte accuratamente anche da fatti convincenti, il suo discorso sarà semplicemente ricordato come una bella Fata Morgana”.
Se “Obama il visionario ha detto molte parole giuste al Cairo, Obama il costruttore deve ancora provare le sue capacità”, gli fa eco la Berner Zeitung.
Convincere gli americani
Sulla stessa lunghezza d’onda si situa la Neue Zürcher Zeitung, che avverte: “Un discorso da solo non basta”. Il quotidiano zurighese rammenta che Obama deve rendere conto del suo operato ai cittadini statunitensi.
“Naturalmente per lui è conveniente suscitare simpatie fra i musulmani nel mondo. Ma quello che alla fine conta sono gli elettori americani”. E il presidente non ha “un grosso margine di manovra laddove sono in gioco interessi americani”
Obama ha parlato di un nuovo inizio nelle relazioni tra gli Stati Uniti e il mondo islamico, basato su interessi comuni e rispetto reciproco. La NZZ si interroga però su cosa succederà quando non vi saranno interessi congiunti. “Da che parte starà Washington in caso di emergenza? Da quella di noti autocratici come Mubarak, il suo ospite, oppure dalla parte di arabi democratici? Obama deve ancora fare molto, perché l’effetto delle belle parole è limitato”.
Sui conti che Obama dovrà fare con il suo elettorato pone l’accento anche il Corriere del Ticino. “Nel discorso del Cairo Obama ha cercato di dimostrare ai suoi ascoltatori che è cominciato, con la sua presidenza, un nuovo rapporto dell’America con il mondo. Quando ritornerà in patria dovrà convincere molti suoi connazionali che questo rapporto può essere costruito senza pregiudicare gli interessi degli Stati Uniti, che l’Islam può essere un partner, non un nemico”, commenta Sergio Romano nel foglio sudalpino.
Un inizio perfetto
Grande entusiamo e ottimismo invece da parte del giornale ginevrino Le Temps, secondo le quali quelle di Obama “non sono parole vuote”. Il quotidiano romando loda “la coerenza” del discorso e parla di “Diplomazia della trasparenza”.
“Nel suo esercizio di alta acrobazia, Obama doveva convincere i musulmani, rassicurare gli israeliani (e il suo elettorato ebraico), difendere gli interessi della potenza americana, mostrarsi rispettoso dei valori dell’islam, ma anche spalleggiare i difensori dei diritti umani che lottano spesso in un vuoto siderale ai quattro angoli del mondo arabo. Solo una convinzione ben ancorata e una visione esposta onestamente potevano riuscire il tour de force di conciliare questi obiettivi”, sostiene Le Temps.
La maestria di Obama a districarsi fra aspirazioni contrapposte portando un messaggio di conciliazione è elogiata senza riserve anche dal quotidiano bernese Der Bund, che titola ” Un inizio perfetto”.
Di fronte a un mondo musulmano “pieno di speranze”, “senza dubbio, nel suo discorso Barack Obama ha trovato il tono corretto e ha scelto le parole giuste”, scrive il giornale della capitale federale. Per il quotidiano bernese, ci sono ottime speranze che gli errori del passato siano corretti.
Sonia Fenazzi, swissinfo.ch
In un discorso pronunciato il 4 giugno all’università del Cairo, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha proposto”un nuovo inizio” al mondo musulmano basato “sul reciproco rispetto”. Il “ciclo del sospetto e della discordia” deve terminare.
Citando più volte il Corano, il Talmud e la Bibbia, Obama si è presentato come uomo di pace e ha invitato l’Islam a respingere il richiamo degli “estremisti violenti” e a concentrarsi “su ciò che ci unisce”.
In particolare Obama ha detto:
– La Shoah non può essere negata e che minacciare Israele di distruzione è “profondamente errato”. Ma nello stesso tempo non esistono dubbi sul fatto che “la situazione del popolo palestinese è intollerabile” come sul fatto che la soluzione è quella dei “due Stati”. Ma i palestinesi devono abbandonare la violenza.
– Gli Usa non intendono mantenere per sempre le truppe in Afghanistan ed ha riconosciuto la lezione dell’Iraq: perseguire sempre prima la diplomazia e la ricerca del consenso internazionale.
– L’Iran ha diritto di avere accesso all’energia nucleare pacifica. Ma è necessario evitare una corsa alle armi nucleari in Medio Oriente ed in tutto il mondo.
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