Due coniugi per una carica diplomatica
Due consorti hanno sfondato un soffitto di cristallo nella diplomazia elvetica: sono stati nominati alla carica di ambasciatore svizzero in Thailandia, Laos e Cambogia. Secondo i coniugi Schraner Burgener, condividere il lavoro contribuisce a migliorare la comunicazione anche nella vita di coppia.
Christine Schraner Burgener e Christoph Burgener si apprestano a diventare i primi svizzeri che assumono in job sharing l’incarico di ambasciatore. I due entreranno in carica a Bangkok alla metà di agosto, ha comunicato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Per garantire la linearità dell’attività diplomatica, ciascun coniuge sarà responsabile di Paesi diversi, ma insieme condivideranno la carica per tutti gli altri aspetti, dall’ufficio allo stipendio, passando per il personale dell’ambasciata. Christine Schraner Burgener sarà ambasciatrice straordinaria e plenipotenziaria per la Thailandia, Christoph Burgener avrà le stesse funzioni per la Cambogia e il Laos.
Secondo Christoph Burgener, potrebbe persino trattarsi di una prima mondiale. L’unico altro caso simile di cui si ha conoscenza è quello di una coppia britannica che condivide la poltrona di ambasciatore in Zambia alternandosi ogni sei mesi alla guida della delegazione.
“Il nostro è un pacchetto due per uno”, ha dichiarato a swissinfo.ch durante un momento di tregua dal turbinio di impegni che, nel mese prima della partenza, ha investito la coppia con svariati incontri, bagagli da preparare, lezioni di thai e corsi di gestione delle crisi.
“Credo che questa soluzione offrirà numerosi vantaggi a noi, alla ministra degli affari esteri e ai nostri figli. Insomma, sarà davvero una situazione win win win”.
Per la coppia Schraner Burgener quello che si accinge ad affrontare non è il primo incarico in job sharing. Negli anni 1990, infatti, entrambi sono già stati consiglieri dell’ambasciatore svizzero in Irlanda e, nel 2001, hanno condiviso la posizione di capo della Sezione politica dei diritti dell’uomo.
Nondimeno, questa sarà la prima volta che assumeranno insieme la carica di capomissione. Durante tutta la loro carriera, i due coniugi hanno fatto a turno a lavorare a tempo pieno e parziale, affinché entrambi potessero avanzare professionalmente.
Il beneplacito della direttrice del DFAE
Quando due anni or sono la coppia cominciò a meditare il proprio trasferimento, fu il padre di Christine ad avanzare l’idea dell’ambasciatore in job sharing come soluzione per consentire a entrambi di fare carriera lavorando a tempo parziale.
L’idea ha ricevuto il benestare della direttrice del DFAE Micheline Calmy-Rey. La responsabile della diplomazia elvetica, del resto, ha fatto della promozione dell’uguaglianza tra i sessi all’interno del suo Ministero una priorità.
“L’appoggio della signora Calmy-Rey è stato fondamentale; in realtà è stata lei la chiave di questo modello”, spiega Christine Schraner Burgener.
“Oggi la metà dei giovani diplomatici in formazione è di sesso femminile”.
“Quando 18 anni fa entrammo nel servizio diplomatico, eravamo solo tre donne su una classe di 15. Se oggi la percentuale femminile ha pressoché raggiunto quella maschile lo dobbiamo alla signora Calmy-Rey che si è impegnata anima e corpo per raggiungere questo obiettivo”.
L’auspicio della coppia è che il loro caso possa fare scuola nel mondo della diplomazia e che, al riguardo, la Svizzera assuma il ruolo di apripista rompendo con gli schemi tradizionali che condannano le mogli a seguire il loro consorte diplomatico ovunque lo porti la sua missione oppure a prendere la difficile decisione di rimanere in patria e vivere separatamente.
“Credo che per chi lavora nella diplomazia questo costituisca un problema serio”, ha aggiunto. “Qui in Svizzera, molte mogli di diplomatici hanno un ottimo impiego e sempre più spesso sono restie a trasferirsi in un Paese straniero dove difficilmente potrebbero lavorare e dove dovrebbero ricostruirsi daccapo la cerchia di conoscenze”.
“A volte, per chi valuta di intraprendere questa carriera, il pensiero di quanto sia difficile trasferirsi all’estero con la famiglia al seguito, può avere un effetto dissuasivo. Da parte nostra, vogliamo trasmettere un’immagine positiva, mostrare che è possibile vivere all’estero con la famiglia e che la mentalità aperta del nostro Dipartimento degli affari esteri ci consente di lavorare a tempo parziale. Per i giovani diplomatici, il nostro caso può essere certamente preso ad esempio”.
Un’immagine al passo con i tempi
“Ovviamente la nostra soluzione mette in discussione alcune tradizioni consolidate della diplomazia”, ammette Christoph Burgener, “ma ritengo che la politica estera innovativa perseguita dalla Svizzera si sposi perfettamente con la nostra immagine. E sarà proprio questa immagine di Paese moderno, dalla mentalità aperta e al passo con i tempi che trasmetteremo all’estero”.
I due coniugi sperano anche di dare il buon esempio al figli di 10 e 13 anni che, abituati come sono ad avere in casa o la madre o il padre, sono soliti rivolgersi a entrambi con l’appellativo ‘mapa’.
“Per i ragazzi, ne sono certa, è stata una buona decisione,” osserva Christine Schraner Burgener. “Hanno davanti ai propri occhi la prova che fare qualcosa di diverso è possibile e non assimilano l’immagine stereotipata della donna confinata in casa”.
Il job sharing ha persino migliorato la comunicazione all’interno della loro coppia, ammettono i due.
“Il nostro lavoro ci costringe a parlare molto e questo è un bene per il nostro rapporto. Credo che mio marito ed io condividiamo gli stessi valori e lo stesso entusiasmo per la nostra professione. Siamo entrambi ottimisti e lavorare ci diverte. All’inizio è stato certamente più difficile dividerci le faccende domestiche”, confessa.
“Proprio così”, conferma lui con un sorriso. “Siamo entrambi inguaribili ottimisti e tendiamo a sdrammatizzare”.
“Naturalmente dovremo prestare attenzione a come la nostra situazione si rifletterà sul personale. In passato, mi è capitato per caso di sentire dire da un collega ‘non portarlo alla signora, aspetta il pomeriggio quando è di turno il marito perché lui è meno interessato ai dettagli’. Più cortese di così… Dopo tutto le cose possono essere gestite in modi diversi”.
Sotto osservazione
“Qui in Svizzera, la gente ci tiene sotto stretta osservazione. Dobbiamo e vogliamo dimostrare di essere all’altezza, ma vogliamo farlo a modo nostro”, sottolinea.
Le autorità thailandesi sono state messe al corrente del job sharing, ma sinora non è giunta alcuna reazione.
A tutt’oggi, in vista dell’insediamento quale nuovo ambasciatore, i coniugi Schraner Burgener hanno partecipato a una trentina di incontri con organizzazioni svizzere che hanno interessi in Thailandia e seguito un corso sulla gestione delle crisi in thai, mentre i loro figli hanno frequentato lezioni di inglese per potersi iscrivere alla scuola svizzera di Bangkok.
Inoltre, la direttrice del DFAE ha istruito i due diplomatici su come affrontare potenziali emergenze come quella provocata dallo tsunami che si è abbattuto sulla regione nel 2004. La Thailandia ospita circa 6’000 cittadini elvetici ed è una delle destinazioni vacanziere privilegiate dagli svizzeri.
“Le sfide non mancano di certo, ma siamo estremamente positivi e impazienti di cominciare il nostro lavoro”, conclude Burgener.
Jessica Dacey, swissinfo.ch
(Traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano)
I primi contatti tra Svizzera e Thailandia risalgono al XVII secolo, quando alcuni missionari elvetici pubblicarono una serie di resoconti sui loro viaggi nel Regno del Siam.
Nel 1897 e nel 1907, re Chulalongkorn venne ricevuto dal Consiglio federale. Dopo la sua prima visita in Svizzera, rappresentanti dei due Paesi avviarono i negoziati per la stipulazione di un accordo commerciale e di amicizia firmato nel 1931.
L’attuale monarca Bhumibol Adulyadej ha vissuto a Losanna dal 1933 al 1950 con la madre, il fratello e la sorella.
La Svizzera ha aperto un consolato onorario a Bangkok nel 1932 e un’ambasciata nel 1949.
La forte presenza di aziende svizzere in Thailandia ha rafforzato i legami tra i due Paesi. All’indomani dello tsunami del 26 dicembre 2004 nell’Oceano Indiano, la Confederazione ha aiutato Bangkok a identificare le vittime e ha finanziato la ricostruzione di tre villaggi di pescatori.
Christine Schraner Burgener è nata nel 1963. Ha frequentato le elementari a Tokyo e le scuole superiori a Winterthur, in Svizzera. Nel 1988, ha conseguito la licenza in giurisprudenza all’Università di Zurigo.
Nel 1991 è entrata nel servizio diplomatico del DFAE e, come primo incarico, è stata inviata come addetta d’ambasciata a Rabat, in Marocco. Nel 1993 è rientrata a Berna e ha cominciato a lavorare come desk officer presso la Sezione diritti dell’uomo della Direzione del diritto internazionale pubblico.
Nel 1997 è stata trasferita all’ambasciata di Dublino, dove ha condiviso con il marito la carica di consigliere dell’ambasciatore. Di ritorno nella capitale elvetica, nel 2001 è stata nominata capo, sempre in job sharing con il marito, della Sezione politica dei diritti dell’uomo, prima di diventare consulente diplomatica dello Stato maggiore della Divisione politica sicurezza umana.
Successivamente, ha assunto le redini della Divisione diritto internazionale e diritti dell’uomo, dove ha ricoperto la carica di coordinatrice dell’antiterrorismo nella politica estera e di segretaria della Commissione internazionale di inchiesta in ambito umanitario.
Il suo nuovo incarico dalla metà di agosto sarà quello di ambasciatrice straordinaria e plenipotenziaria della Svizzera in Thailandia.
Christoph Burgener è nato nel 1962 a Visp. Dopo aver ottenuto la licenza in giurisprudenza all’Università di Friborgo nel 1987, ha cominciato a lavorare per il desk Asia dell’Ufficio federale della migrazione per poi trasferirsi in una pretura dove ha trascorso due anni.
Nel 1991 è entrato nel servizio diplomatico del DFAE dove, in un primo tempo, è stato assegnato alla Sezione servizi legali. Successivamente, ha ricoperto la carica di addetto d’ambasciata in Algeria.
Nel 1993 è tornato a Berna ed è stato nominato desk officer presso la Direzione del diritto internazionale pubblico.
Nel 1997, è stato trasferito all’ambasciata di Dublino dove ha condiviso con sua moglie la carica di consigliere dell’ambasciatore.
Nel 2001, di ritorno nella capitale elvetica, è stato nominato capo, in job sharing con la moglie, della Sezione politica dei diritti umani. La sua carriera è proseguita con la nomina, nel 2002, a consulente diplomatico dell’allora ministro degli affari esteri Joseph Deiss, e nel 2003 a sostituto capo della Divisione politica V del DFAE.
Dal 2005, ricopre la carica di coordinatore allo Stato maggiore della Direzione politica.
Il suo nuovo incarico sarà quello di ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Svizzera in Laos e Cambogia.
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