Elezioni in Ticino: la Lega nell’ora della verità
Il 10 aprile potrebbe segnare una svolta epocale nella storia politica del canton Ticino. Secondo i sondaggi, la Lega dei ticinesi potrebbe conquistare un secondo seggio in governo. Molto probabilmente a scapito del “partitone storico”, il Partito liberale-radicale, in aperta crisi d'identità.
Per Norman Gobbi, 34enne laureato in comunicazione, la Lega ha le carte in regola per fare il colpaccio. I sondaggi danno il giovane politico in vantaggio rispetto agli altri candidati all’esecutivo cantonale, ad eccezione del ministro leghista del territorio Marco Borradori, la cui rielezione è scontata.
Entrato nel 1996 nella Lega dei ticinesi, deputato al Gran Consiglio dal 1999 e consigliere nazionale dal 2010, il leventinese deve però vedersela con l’altro “favorito” della Lega, il luganese Lorenzo Quadri, 36 anni, laureato in giurisprudenza, giornalista, deputato in parlamento cantonale dal 2003 e municipale della sua città dal 2008.
“Se la Lega riuscirà ad ottenere il secondo seggio in governo”, ci dice Norman Gobbi, “una delle sue priorità sarà quella di regolare le attuali pendenze con l’Italia, ciò con l’appoggio di Berna. Bisognerà anche fare capire agli ambienti politici ed economici della capitale quali sono i problemi che il Ticino ha con la vicina Italia.”
“Tasti dolenti mai affrontati”
Norman Gobbi non ha dubbi in proposito: “La delegazione ticinese a Berna dovrà essere rinforzata in modo che possa ottenere interventi più incisivi da parte del governo federale. Si tratterà di dibattere sull’accordo di doppia imposizione con l’Italia – noi abbiamo proposto di sospendere il ristorno, alle provincie di confine, delle imposte prelevate alla fonte dai frontalieri – e di trovare una soluzione alla palese mancata reciprocità degli accordi bilaterali”.
Questi, per il candidato leghista al Consiglio di Stato sono “tasti dolenti che la politica ticinese non ha mai affrontato in questi ultimi anni. La maggioranza liberale-radicale e democratica non ha dato sufficiente peso alla particolare situazione del Ticino come cantone di frontiera”.
Durante una campagna elettorale dai toni forti e provocatori non sono mancati gli insulti lanciati dalle colonne del “Mattino della domenica”, il settimanale della Lega, agli avversari. Il partito di Giuliano Bignasca ha cercato di sfruttare le palesi debolezze del Partito liberale radicale (PLRT), diviso nel suo interno tra i sostenitori della ministra dell’economia in carica Laura Sadis e quelli dell’outsider Sergio Morisoli, economista ed ex braccio destro di Marina Masoni, consigliera di Stato mandata a casa nell’aprile del 2007 in seguito ad uno scandalo fiscale che aveva coinvolto la sua famiglia.
L’appoggio dell’UDC
La Lega dunque potrebbe farcela, anche perché, nella sua corsa all’esecutivo, è appoggiata dall’Unione democratica di centro (UDC), che non ha schierato nessun candidato per il Consiglio di Stato. “Ci siamo limitati al Gran Consiglio con lo scopo di ottenere almeno un seggio in più” ci spiega il suo presidente Pierre Rusconi, di Lugano. Deputato uscente, si rappresenterà il prossimo 10 aprile assieme ad altri 89 candidati.
Storicamente debole in Ticino, dove non ha mai seduto in governo e dove non è andata oltre al 3,7% dei consensi nel 2007, l’UDC finisce la legislatura con tre deputati dopo la defezione di Paolo Clemente Wicht, ex-presidente del partito. “Vogliamo lasciarci sorprendere” dice Pierre Rusconi, auspicando di pari passo che “la Lega ce la faccia con il nostro sostegno”.
A meno di due settimane dall’assemblea dei delegati dell’UDC svizzera, che si è tenuta a Lugano lo scorso 26 marzo e durante la quale sono stati ribaditi un fermo no all’UE, ai bilaterali III e all’accordo di doppia imposizione con l’Italia, l’UDC Ticino conta anche sul forte effetto mediatico ottenuto con la sua controversa campagna anti-frontalieri “Bala i ratt”.
Dallo scorso settembre e in più tappe, a suon di cartelloni giganti affissi in tutto il cantone e raffiguranti tre loschi topi stranieri intenti a rosicchiare il formaggio elvetico, ha puntato il dito contro “l’invasione” frontaliera, denunciando nel contempo la mancata reciprocità, da parte dell’Italia, degli accordi bilaterali. “Il Ticino dovrà anche farsi sentire meglio a Berna. La Confederazione non ha saputo agire verso l’Italia con la stessa fermezza con cui è intervenuta contro la Germania”, conclude Pierre Rusconi.
Singolari iniziative al centro
Dal canto loro, il PLRT ed il PPD (Partito popolare democratico) stanno affrontando l’ultima settimana di campagna elettorale con iniziative inconsuete. Lunedì, Walter Gianora presidente del PLRT, affiancato dalle “due anime del partito”, come ha descritto il consigliere di stato uscente Gabriele Gendotti e il sindaco di Lugano Giorgio Giudici, si è rivolto al proprio elettorato. “Il partito vive un momento di difficoltà, è vero”, ha ammesso Walter Gianora, “abbiamo commesso degli errori che non ripeteremo. Chiediamo la fiducia di chi crede ancora in noi e, comunque vada l’unità del partito è stata ricostruita”.
Il PPD ha voluto distanziarsi dalle liti in corso – Lega e PLRT, da una parte, Verdi e PS dall’altra – e ha sbandierato i suoi cinque candidati al governo nelle strade del Ticino. Le loro gigantografie, scattate negli ultimi giorni, sono state portate nelle piazze ed i mercati del cantone da altrettanti uomini-sandwich. Un’azione singolare che verrà ripetuta giovedì e venerdì. “Difenderemo il ruolo di seconda forza politica del cantone perché siamo certi di disporre di tutti i requisiti per poterlo fare e perché i nostri candidati al Consiglio di Stato ed al Gran Consiglio sono persone competenti”.
Manuele Bertoli in buona posizione
E a sinistra? Il presidente del partito socialista Manuele Bertoli, classe 1961 e deputato uscente al Gran Consiglio, è candidato alla poltrona della “compagna” dimissionaria Patrizia Pesenti, in carica del dipartimento sanità e socialità. I sondaggi lo danno in ottima posizione. Se la spuntasse sugli altri quattro candidati, Bertoli sarebbe il primo Consigliere di stato non vedente in Svizzera. Affetto da una malattia degenerativa che gli ha tolto a poco a poco la vista, Manuele Bertoli vive però il suo handicap in modo del tutto normale e la cecità, ormai totale, non è un ostacolo alla sua corsa al governo come lui stesso ha ribadito più volte.
Anche i Verdi puntano all’esecutivo, sulla scia dell’ondata anti-nucleare provocata dal disastro che ha colpito le centrali giapponesi. Ma a sud delle Alpi, la sensibilità ecologica non ha ancora raggiunto quella riscontrata ultimamente a Zurigo o in Germania. Il capofila dei candidati al Consiglio di Stato, il giornalista bellinzonese Sergio Savoia, 46 anni, ex-militante del partito socialista (lo ha lasciato nel 2006) non nasconde però le proprie ambizioni.
La campagna ormai è alle battute finali. In questi giorni gli ultimi volantini sono stati recapitati agli elettori. Da giovedì aprono in seggi che chiuderanno domenica a mezzogiorno. La composizione del governo sarà resa nota nel pomeriggio di domenica, quella del parlamento a partire dal mezzogiorno del lunedì. Sarà una svolta epocale? Gli scenari sono stati delineati, ma bisogna comunque fare il conto con delle sorprese. Non ci resta quindi che attendere il riscontro delle urne.
Per la prima volta e, in prima svizzera assoluta, il governo ticinese propone due nuove soluzioni per la consultazione dei risultati (diramati in tempo reale sul sito internet della Cancelleria dello Stato): le pagine web accessibili tramite i sistemi operativi “smartphone” e l’applicazione per iPhone.
Questo nuovo canale di comunicazione è un test dell’Area dei servizi amministrativi e gestione del web, ha annunciato la Cancelleria dello Stato del canton Ticino mercoledì 6 aprile.
L’applicazione nominata “RisultaTI-Elezioni cantonali 2011” è scaricabile dal 6 aprile e le informazioni, in continuo aggiornamento, saranno disponibili dalla domenica 10 aprile in contemporanea con il portale ufficiale www.ti.ch/elezioni.
I seggi sono aperti da giovedì 7 a domenica 10 aprile a dipendenza dei comuni. Gli iscritti in catalogo sono 214 119 ripartiti in 392 uffici elettorali.
Il voto per corrispondenza è ammesso soltanto per gli elettori ospedalizzati, residenti in case di riposo o in istituti analoghi, per le reclute o per chi presta servizio civile, per i detenuti o per i ticinesi residenti fuori cantone.
36 cittadini hanno inoltrato la loro candidature per il Consiglio di Stato, su un totale di otto liste.
676 invece i candidati per il Gran Consiglio, che figurano complessivamente su 10 liste.
Il Consiglio di Stato è formato da cinque membri, di cui tre della legislatura 2007-2011 non si ricandidano. Si tratta della socialista Patrizia Pesenti (sanità e socialità) del liberale-radicale Gabriele Gendotti (educazione e sport) e del democratico-cristiano Luigi Pedrazzini (istituzioni).
Si rappresentano invece i consiglieri uscenti Laura Sadis, PLRT (economia e finanze) e Marco Borradori, Lega (territorio).
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