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Elezioni: verso una frammentazione del paesaggio politico

La crescita di partiti minori potrebbe complicare le intese nei corridoi di Palazzo federale Keystone

Verdi liberali e Partito borghese democratico si profilano come vincitori delle prossime elezioni, a scapito dei due grandi partiti del centro. La frammentazione dello scacchiere politico potrebbe complicare il gioco delle alleanze, ma offrire anche nuove opportunità, ritiene il politologo Daniel Bochsler.

Dopo il fenomeno della polarizzazione, iniziato negli anni ’90, la frammentazione del centro appare come la nuova tendenza sulla scena politica nazionale, a mezz’anno dalle elezioni del 23 ottobre.

I sondaggi e i risultati delle elezioni cantonali degli ultimi 4 anni indicano che i due grandi schieramenti storici di governo – il Partito liberale radicale (PLR) e il Partito popolare democratico (PPD) – sono in perdita di voti a favore di due partiti emergenti al centro, i Verdi liberali e il Partito borghese democratico (PBD).

Per illustrare il quadro politico attuale, swissinfo.ch ha raccolto le valutazioni di Daniel Bochsler, politologo dell’Università di Zurigo.

swissinfo.ch: Verdi liberali e PBD si delineano come probabili vincitori delle prossime elezioni. Come si spiega la loro crescita a livello nazionale?

Daniel Bochsler: Credo che questi due partiti non offrano cose sostanzialmente nuove per gli elettori del centro, ad eccezione forse della collocazione ecologista dei Verdi liberali. Rappresentano però un’opzione attraente per coloro che non sono più soddisfatti della politica del PLR e del PPD. In tal senso, Verdi liberali e PBD offrono soprattutto la possibilità di votare per un nuovo partito – che rappresenta le stesse idee ma forse un po’ più modernizzate – senza cambiare radicalmente le proprie posizioni.

swissinfo.ch: La frammentazione del centro può essere attribuita anche all’incapacità da parte del PLR e del PPD di rinnovare la loro politica, di adeguarsi ai cambiamenti?

D.B.: Senz’altro. PLR e PPD non sono riusciti in questi ultimi tempi a trasmettere un messaggio chiaro, a far capire in che direzione vogliono andare. Un giorno sono ad esempio favorevoli a regolamentazioni del settore bancario o a centrali nucleari, il giorno dopo contrari. Soffrono però anche dello svantaggio di esprimersi con molte voci e di essere dei partiti tradizionali, mentre i piccoli partiti emergenti sono ancora rappresentati da poche persone e godono certamente di un bonus di credibilità iniziale.

PLR e PPD pagano anche il fatto di reggere da molto tempo il governo e la politica svizzera. Sono quindi considerati più facilmente come i principali responsabili di ciò che va male, da parte degli scontenti. Pensiamo in particolare ad una certa crisi all’interno del governo, confrontato da anni a divisioni e a problemi di credibilità.

swissinfo.ch: La moltiplicazione di partiti al centro sta complicando lo scacchiere politico nazionale. Vi è già chi parla di “un’israelizzazione” della politica svizzera.

D.B.: Non intravedo una situazione di ingovernabilità della Svizzera. Da un lato si tratta di fenomeni ciclici: già in passato vi erano partiti minori del centro, come l’Anello degli indipendenti, che poi sono scomparsi. Inoltre il successo di Verdi liberali e PBD va relativizzato, rispetto a quanto pronosticato da alcuni sondaggi. Diversi elettori indicano di voler sostenere in ottobre uno di questi due partiti in cantoni in cui non sono neppure presenti.

swissinfo.ch: Se Verdi liberali e PBD dovessero conquistare, come sperano, almeno una decina di seggi ciascuno, le decisioni e le alleanze in parlamento rischiano però di diventare più difficili.

D.B.: In parte sì. Da un lato, è difficile immaginare che i partiti del centro riescano a concordare un’unica grande alleanza, dal momento che tentano tutti di profilarsi, di distinguersi dagli altri. Coloro che vogliono cercare delle coalizioni, come pure i lobbisti, si vedranno probabilmente costretti a parlare con più persone, rispetto ad ora.

D’altro canto, il fatto di avere più giocatori al centro apre nuove possibilità interessanti. Può portare ad esempio a costruire alleanze più flessibili, soprattutto con le forze di sinistra o di destra, e magari a far passare delle leggi per le quali non vi era finora una maggioranza.  

swissinfo.ch: A sinistra, anche il Partito socialista (PS) è uscito sconfitto da quasi tutte le elezioni cantonali. Come mai i socialisti non hanno potuto approfittare della recente crisi finanziaria e continuano a cedere voti, soprattutto al Partito ecologista svizzero (PES)?

D.B.: Il PS non è più tanto un partito che mobilita la gente delle classi più basse con la sua politica sociale, anche perché la struttura economica e industriale è molto cambiata in questi ultimi decenni. È diventato invece un partito che si orienta sempre più verso valori postmateriali, come la pace, l’ecologia, i diritti delle minoranze sessuali, ecc. Si vede quindi confrontato alla concorrenza del PES, che condivide più o meno le stesse posizioni. Mentre il PS sta perdendo la sua vecchia base sindacale, per i nuovi simpatizzanti, soprattutto i giovani, è piuttosto indifferente se votare per i socialisti o per i Verdi. Le crescenti preoccupazioni ambientali favoriscono chiaramente questi ultimi.

swissinfo.ch: In base ai sondaggi e ai risultati delle elezioni cantonali, l’Unione democratica di centro (UDC) si profila nuovamente tra i vincitori. Vi è ancora un potenziale di crescita per la destra nazionalista?

D.B.: Direi di sì, soprattutto nei cantoni rurali, conservatori e cattolici. Se guardiamo i risultati di alcune votazioni, ad esempio delle ultime due sugli stranieri, possiamo vedere che vi sono molte persone che votano come l’UDC, anche se non sono, o non sono ancora, elettori di questo partito. E poi, a livello generale, vi è ancora un potenziale presso coloro che temono di perdere qualcosa con l’apertura della Svizzera verso l’Europa e verso il mondo. Queste persone si riconoscono nell’UDC, come rappresentante dei loro interessi e difensore dell’identità nazionale.

Nato a Berna nel 1978, Daniel Bochsler ha conseguito nel 2003 un master in scienze sociali e politiche all’Università di Berna e nel 2008 un dottorato all’Università di Ginevra.

Tra il 2003 e il 2010 ha pubblicato diversi studi sul federalismo, la democrazia diretta e la democratizzazione degli ex paesi comunisti dell’Europa orientale, realizzati presso gli atenei di Ginevra, Zurigo e Budapest.

Dal 2011 lavora come professore assistente presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Zurigo. Partecipa inoltre ai lavori del Centro nazionale di ricerche sulla democrazia di Zurigo (NCCR) e al Centro per la democrazia di Aaarau (ZDA).

Bilancio dei maggiori partiti svizzeri nelle elezioni parlamentari cantonali a cui hanno partecipato negli ultimi 4 anni.

Unione democratica di centro (UDC):  in crescita in 14 cantoni e in calo in 7 rispetto alle elezioni precedenti.

Partito socialista (PS): + 2 e – 19 

Partito liberale radicale (PLR): + 3 e – 18

Partito popolare democratico (PPD): + 4 e – 17

Partito ecologista svizzero (PES): + 14 e – 4

I Verdi liberali sono cresciuti nel canton Zurigo rispetto alle elezioni precedenti e si sono presentati per la prima volta in altri 9 cantoni

Il Partito borghese democratico (PBD) si è presentato per la prima volta in 6 cantoni.

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