Fiscalità: una macchia nei rapporti tra Svizzera e Italia
Il governo italiano e le autorità elvetiche intendono rilanciare il dialogo per risolvere le divergenze fiscali, che ostacolano le relazioni tra i due paesi. Un nuovo tentativo, dopo due anni di incomprensioni, è stato avviato durante la visita a Berna del ministro degli esteri italiano Franco Frattini.
Non si può parlare di crisi, ma le divergenze in materia di fiscalità rappresentano “un’autentica difficoltà” nei rapporti tra Svizzera e Italia, ha sottolineato la presidente della Confederazione e responsabile del dipartimento degli affari esteri Micheline Camy-Rey, al termine dell’incontro con il ministro degli esteri italiano Franco Frattini.
Rapporti che, senza questa macchia, rimangono ottimi, come hanno tenuto a ribadire i due interlocutori. “Sono relazioni molto strette già soltanto dal profilo umano, dal momento che in Svizzera vivono circa 500’000 cittadini di origine italiana, una comunità molto ben integrata che rafforza oltretutto la componente italofona della cultura quadrilingue elvetica”, ha indicato Micheline Calmy-Rey.
“Altrettanto importanti sono le relazioni bilaterali in campo economico: l’Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera, mentre il nostro paese figura in quinta posizione tra i partner dell’Italia”, ha aggiunto la presidente della Confederazione. “Il volume di scambi economici con la Svizzera si avvicina a quello che abbiamo con la Russia: un dato impressionante se teniamo conto della differenza di grandezza territoriale tra questi due paesi”, gli ha fatto eco Franco Frattini.
Misure discriminatorie
Tenendo conto dell’importanza degli interessi economici reciproci, da parte svizzera si senta da tempo a capire l'”ostruzionismo” del governo italiano in ambito di fiscalità. Un vero problema, a detta di Micheline Calmy-Rey: “L’Italia blocca da anni i negoziati su un accordo di doppia imposizione, mentre Berna ha già potuto concludere accordi simili con gli altri paesi vicini”.
“Non riusciamo inoltre a capire perché Roma non abbia ancora ratificato l’accordo raggiunto dalla Svizzera e dall’Unione europea sulla frode. E non possiamo neppure comprendere perché l’Italia abbia introdotto misure discriminatorie nei confronti della Svizzera, come l’iscrizione della Confederazione su una lista nera dei paradisi fiscali, con effetti negativi per l’evoluzione delle nostre relazioni economiche e commerciali”, ha deplorato la presidente della Confederazione.
Lista nera, ma anche disposizioni discriminatorie verso la Svizzera nell’ambito dello scudo fiscale, perquisizioni di banche elvetiche in Italia, inasprimento dei controlli del traffico valutario alla frontiera: diverse misure applicate negli ultimi due anni da parte italiana hanno suscitato interrogativi e perplessità a Berna.
Trasparenza completa
Interrogativi a cui il ministro degli esteri italiano non ha potuto dare una risposta precisa. “Il ministero italiano dell’economia sta cercando la soluzione più efficace per una trasparenza completa in ambito fiscale. L’opinione pubblica italiana ha l’impressione che, in Italia, vi siano delle persone che nascondono dei soldi in Svizzera. Dobbiamo pertanto trovare con le autorità svizzere la soluzione più efficace per far sparire questa impressione. È quindi un problema politico e non solo tecnico”.
Un problema politico che non sembra però, a sua volta, vicino ad una soluzione. Anche l’anno scorso, nonostante le visite a Roma dell’ex presidente della Confederazione Doris Leuthard e del ministro elvetico dell’economia Johann Schneider-Ammann, le autorità italiane e quelle svizzere non sono riuscite ad avviare un dialogo in materia fiscale, per non parlare di negoziati veri e propri.
“Attualmente non si muove niente, né per l’accordo sulla doppia imposizione, né per quello sulla frode e neppure per quanto riguarda le misure discriminatorie. La peggior situazione è quando non succede proprio nulla. Dal momento che non siamo incaricati di questi dossier, il ministro Frattini ed io stiamo ora cercando di aprire delle porte per rilanciare il dialogo”.
“Non possiamo ancora parlare di un’agenda per l’avvio di negoziati”, ha rilevato anche Franco Frattini. “Vi è per il momento la volontà di esplorare la via più rapida per riprendere dei contatti tecnici. Una possibilità, che ho suggerito alla presidente della Confederazione, potrebbe essere quella di un accordo sulla doppia imposizione in base al modello concluso tra Svizzera e Francia”.
Misura di ritorsione
Il ministro degli esteri italiano si è detto inoltre preoccupato per un’eventuale riduzione del ristorno ai comuni italiani delle regioni di frontiera delle imposte alla fonte versate dai frontalieri in Svizzera. Una riduzione dal 38,5 al 12,5% era stata ventilata negli ultimi anni da alcuni esponenti politici ticinesi, quale misura di ritorsione contro i provvedimenti fiscali applicati da Roma nei confronti della Svizzera e della piazza finanziaria ticinese.
Per quanto concerne infine la politica dei trasporti, Franco Frattini ha annunciato che il governo italiano ha deciso di inserire tra le priorità dello sviluppo infrastrutturale della Penisola il nuovo asse ferroviario nord-sud attraverso il San Gottardo. L’apertura nel 2017 di una nuova galleria di 57 chilometri sotto il massiccio del San Gottardo permetterà di accelerare e intensificare notevolmente il traffico di passeggeri e di merci tra l’Italia e il Nord dell’Europa.
Con una quota pari al 9,5% del commercio estero elvetico, l’Italia è il secondo partner economico della Svizzera, dopo la Germania.
L’Italia è il secondo principalefornitore (11% delle importazioni elvetiche) e costituisce il terzo mercato d’esportazione (9% delle esportazioni elvetiche).
La Svizzera figura invece al quinto rango tra i partner ecomici dell’Italia. Le esportazioni di prodotti italiani sul mercato elvetico raggiungono circa 20 miliardi di franchi all’anno.
La Svizzera è il sesto investitore estero in Italia (22 miliardi di franchi a fine 2008). Le imprese elvetiche nella vicina Penisola danno lavoro a circa 78’000 persone.
Gli investimenti italiani nella Confederazione, a cui sono legati 13’000 posti di lavoro, ammontano a 6 miliardi di franchi all’anno.
La cooperazione tra Svizzera e Italia è regolata da diversi trattati. Tra quelli di particolare importanza entrati in vigore negli ultimi anni vi è il trattato sulla cooperazione tra le autorità doganali e di polizia (2000), il trattato sull’assistenza giudiziaria in materia penale (2003) e il trattato sulla cooperazione scientifica e tecnologica (2006).
Nell’ambito della collaborazione transfrontaliera, il Ticino e le province italiane di Como, Varese e Verbano-Cusio-Ossola, hanno fondato nel 1995 la comunità di lavoro Regio Insubrica.
La colonia italiana è la comunità straniera più numerosa in Svizzera: oltre mezzo milione di persone possiedono la cittadinanza italiana o la doppia cittadinanza.
In Italia risiede la quarta comunità di svizzeri all’estero in ordine di grandezza, dopo quelle di Francia, Germania e Stati Uniti.
Alla fine del 2009 erano registrati 48’638 cittadini elvetici nei tre consolati svizzeri in Italia. I due terzi vivono nel nord del Paese.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.