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dei poliziotti tengono una donna per le braccia
Scene consuete in Turchia: arresto di una politica pro-curda, Sebahat Tuncel, a Diyarbakir, il 4 novembre 2016. Reuters/Sertac Kayar

Soppressione dei diritti umani quali la libertà di espressione, censura dei media, controllo della magistratura, intimidazione dell'opposizione: tutto questo è tipico dei regimi autocratici, i quali continuano ad avanzare in tutto il mondo. In occasione della Giornata internazionale della democrazia del 15 settembreCollegamento esterno, il politologo svizzero Claude Longchamp analizza questo fenomeno di autocratizzazione.


Questo articolo fa parte di #DearDemocracy, la piattaforma per la democrazia diretta di swissinfo.ch. Qui esprimono il loro punto di vista i nostri collaboratori così come autori esterni. Le loro posizioni non coincidono necessariamente con quelle di swissinfo.ch.

‘Democratizzazione’ è un termine ben noto. Ciò che si intende è che determinati regimi politici si stanno evolvendo in direzione della democrazia. A questo processo sono associate due promesse: più pace e più prosperità.

Fino a poco tempo fa, il termine opposto ‘autocratizzazione’ non era d’uso comune. Eppure, è al centro del rapporto annuale ‘Democracy for all?Collegamento esterno‘ del progetto di ricerca Varities of Democracy (V-DEMCollegamento esterno). Per il più grande progetto di ricerca mai realizzato sul confronto internazionale tra differenti regimi democratici, i ricercatori hanno intervistato 3’200 esperti di democrazia provenienti da tutto il mondo.

Il motivo della popolarità del termine ‘autocratizzazione’: nel 2017, ventiquattro dei 178 Stati analizzati registravano un deterioramento della democrazia – esattamente lo stesso numero di paesi che stavano vivendo un miglioramento della democrazia.

Lo slancio della democratizzazione rallenta

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, presero piede processi di democratizzazione. Gli Stati nati dalla sua dissoluzione hanno guardato al modello di democrazia liberale con economia di mercato e competizione politica.

Questo ha portato libertà, ma quasi nessun progresso economico nei diversi paesi. L’ottimismo ha lasciato il posto al pessimismo nei confronti del futuro. In questi contesti, sono gli uomini forti a suscitare speranze.

Se valutiamo la democrazia dei diversi Stati in rapporto al numero di abitanti, osserviamo un deterioramento della democrazia dopo il 2016 per la seconda volta di fila. E questa volta in maniera molto chiara. Lo dimostrano anche i grafici sullo sviluppo della democrazia dal 1970.

due grafici che mostrano l evoluzione della democrazia dal 1970
Grafico a sinistra: numero di paesi che vivono un deterioramento della democrazia (rosso). Paesi con andamento positivo: linea tratteggiata (grigia). Grafico a destra: percentuale della popolazione mondiale nei paesi con un deterioramento della democrazia (rosso). Nei paesi con andamento positivo: linea tratteggiata (grigia). zvg

Gli esperti di democrazia intervistati dall’Università di Göteborg non localizzano più l’autocratizzazione solo in regioni povere e scarsamente popolate. Piuttosto, nel 2017 la tendenza riguarda i paesi più popolosi del mondo: l’India con il primo ministro Narenda Modi, gli Stati Uniti con Donald Trump, il Brasile con Michel Temer e la Russia con Vladimir Putin. Il processo di autocratizzazione ha così raggiunto l’Asia, l’America e l’Europa.

Nessuna responsabilità colpevole

La soppressione della libertà, la censura dei media e l’intimidazione dell’opposizione sono tipiche dei regimi autocratici.

Autocratizzazione significa il sorgere di una situazione in cui si hanno principi democratici combinati con un certo grado di autoritarismo dei leader governativi.

Il rapporto annuale del V-DEM offre informazioni concrete al riguardo: nel 2017, la libertà di esprimere pubblicamente la propria opinione personale era confrontata con la più forte pressione di sempre. Anche la libertà di riunione era ampiamente limitata. Gli intervistati considerano minacciata anche la libertà della scienza.

Allo stesso tempo, agli autocrati piace ridurre lo stato di diritto. Ciò significa mettere a repentaglio l’indipendenza dei tribunali e il rispetto del diritto internazionale. Entrambi appartengono al nucleo sensibile di qualsiasi democrazia.

Le elezioni migliorano, ma non portano ancora la democrazia

Gli autori si esprimono in maniera meno pessimista sugli sviluppi delle elezioni stesse. Grazie ai programmi internazionali di formazione e alle missioni di monitoraggio, sarebbero più regolari di quanto accadeva già. Il problema principale, tuttavia, sarebbe la libertà dei media, attraverso la repressione dall’alto o la manipolazione dell’opinione pubblica.

È una delle osservazioni più volte citate del presente: lo svolgimento corretto delle elezioni non garantisce condizioni democratiche. Esse devono essere integrate con dei diritti civili costituzionali e un controllo dell’operato del governo.

Ma è proprio qui che sta il problema: nel peggiore dei casi, emergono autocrazie legittimate democraticamente o democrazie con governanti autoritari.

Dalla democrazia liberale alla dittatura totalitaria

Il rapporto degli esperti nazionali sui 178 Stati valutati in modo uniforme distingue quattro livelli:

● Le democrazie complete: democrazie liberali con elezioni, libertà estese, uguaglianza garantita, partecipazione vivace dei cittadini e una sfera pubblica funzionante. 39 paesi con il 14% della popolazione mondiale soddisfano pienamente questi criteri.

● Democrazie elettorali: pur conoscendo delle elezioni regolari, hanno caratteristiche tipiche delle democrazie liberali limitate. Questo gruppo comprende 56 paesi con il 38% della popolazione mondiale.

● Democrazie basate sulle elezioni: anche qui si tengono le elezioni, anche se prevalentemente per legittimare una società completamente libera o diseguale. 56 stati con il 23% degli abitanti della terra sono a questo livello.

● Autocrazie chiuse: qui si svolgono anche delle elezioni, ma queste hanno solo un carattere apparente. Mancano libertà garantite o istituzioni democratiche, come un sistema bipartitico e mezzi di comunicazione di massa indipendenti. 27 paesi con un quarto dell’umanità sono classificati qui.

Se si dividono democrazie e autocrazie in modo semplificato, l’anno scorso 95 Stati hanno adottato un approccio democratico. Nel 2017, poco più della metà della popolazione mondiale viveva in paesi più o meno democratici.

Altri sviluppi

Situazione in Europa

Non ci sono più autocrazie chiuse in Europa. Ma Russia, Bielorussia, Ucraina, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro e Kosovo sono solo allo stadio di un’autocrazia elettorale. Ciò vale anche per la Turchia, tra Europa e Asia. Dieci anni fa la Turchia, l’Ucraina e la Serbia erano democrazie elettorali. Questa è l’espressione di una manifesta autocratizzazione.

Le democrazie elettorali in Europa oggi sono la Bulgaria, la Romania, la Moldavia, la Macedonia, la Croazia, l’Ungheria, la Slovenia, la Polonia e la Lituania. In un confronto decennale, l’Ungheria in particolare è diminuita di livello, ma anche la Slovacchia, la Polonia e la Lituania rientrano in questo contesto. Le caratteristiche di una democrazia liberale sono qui troppo fortemente erose.

Il successo più importante della democratizzazione riguarda l’Albania. Il paese si colloca per la prima volta nel 2017 come una democrazia a tutti gli effetti.

I cambiamenti autocratici sono più spesso graduali, come in Serbia o Ungheria.

La democrazia svizzera come modello – con debolezze

La Svizzera ottiene ottimi risultati nel rapporto annuale sul confronto internazionale della democrazia. La sua democrazia è al quarto posto. Solo Norvegia, Svezia ed Estonia hanno ricevuto punteggi migliori.

Secondo il progetto V-DEM, la forza assoluta della Svizzera è la partecipazione. La Confederazione è addirittura il leader mondiale in questo campo. Naturalmente, questo include i diritti popolari. Tuttavia, essa si distingue anche per le opportunità di partecipazione politica a livello regionale e locale e di partecipazione sociale.

Nel complesso, la Svizzera deve la sua prima posizione davanti all’Uruguay, al quinto posto, alla sua grande leadership nella democrazia diretta. La Svizzera non accede però al podio a causa di disfunzioni delle autonomie locali, le quali non funzionano più correttamente in seguito alla mancanza di personale.

La debolezza della democrazia svizzera, tuttavia, è l’uguaglianza di fronte alla legge. In quest’ambito, il paese si trova a livello globale “solo” all’ottavo posto. La ragione principale di ciò è la protezione dei diritti, in qualche modo criticata, soprattutto per gli estranei. Modelli a livello mondiale sono paesi quali il Lussemburgo e la Norvegia.

La nota sull’autonomia locale appare problematica anche per la Svizzera, che si situa in questo caso al 21esimo posto.

La crescente trasformazione di agglomerati e villaggi svizzeri in dormitori è una caratteristica dei giorni nostri. #DearDemocracy ne ha parlato in un reportage multimediale. Sempre più spesso mancano giovani motivati per la democrazia. È qui che si trova una vera e propria bomba ad orologeria per la Svizzera.

Traduzione dal tedesco di Mattia Lento

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