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Un’agorà pericolante o quando il cuore della democrazia vacilla

Redazione Swissinfo

Il ruolo dei media nella democrazia è il tema su cui vertono le Giornate della democrazia di Aarau 2017, che si svolgono oggi e domani nel capoluogo argoviese. In questo articolo introduttivo, il professor Mark Eisenegger ricorda che l’era digitale, in cui ognuno diventa consumatore, autore e divulgatore di informazioni, non è necessariamente l’apogeo del dibattito democratico.

Nel V secolo a.C., nell’antica città-stato di Atene, nacque una delle più influenti utopie dell’umanità: l’idea che una comunicazione pubblica aperta potesse garantire la ragione (logos) e la forma societaria più legittima di tutte: la democrazia. Gli antichi greci erano convinti che solo quanto si potesse imporre dopo la valutazione pubblica di diverse opinioni divergenti, sarebbe poi stato approvato dalla totalità della popolazione. 

La realizzazione di questo ideale sottostava a condizioni ben definite. Con l’istituzione dell’Agorà, la piazza delle idee, doveva esserci un luogo comune per il dibattito pubblico dove la comunicazione valorizzasse al meglio la “forza dell’argomento migliore”. Il discorso non doveva essere dominato da posizione oppure potere, bensì dalla capacità di persuasione dei diversi argomenti.

Per controbattere occorreva trovare altri argomenti senza dirigerli contro le persone. I dibattenti provenivano da diversi contesti sociali e dovevano essere disposti a rivedere la loro posizione personale, se necessario. Solo così l’Agorà stimolava l’intelligenza collettiva.

Mark Eisenegger è professore di scienze della comunicazione a Salisburgo e presidente dell’Istituto di ricerca sulla sfera pubblica e la società (fög), associato all’università di Zurigo. zvg

Questo antico ideale diventò il cavallo di battaglia dell’Illuminismo nel XVIII secolo. Senza Illuminismo, le società democratiche attuali non esisterebbero. In seguito, tramite l’istituzione di agorà fatte di mass-media, l’utopia della società democratica si estese ad aree molto ampie come lo stato-nazione. All’Illuminismo dobbiamo lo stato di diritto moderno, i diritti umani e dei cittadini e la constatazione che una comunicazione libera e pubblica costituisce la più elevata istanza nella società perché tutti si devono legittimare davanti a essa, anche chi detiene il potere.

Cos’è rimasto dell’utopia dell’epoca antica e dell’Illuminismo? L’agorà mediatica è molto pericolante.

1. Sempre meno partecipazione all’agorà mediatica

Ben un terzo della popolazione svizzera fa parte del gruppo dei cosiddetti “deprivati delle notizie”. Questo gruppo di utenti si interessa in misura decisamente al di sotto della media alle offerte di informazione professionali, e se lo fa, ricorre a offerte di informazione di qualità inferiore oppure fruisce di notizie tramite i social media (cfr. Annuario qualità dei media, 2016). Negli ultimi anni, la loro quota è aumentata di ben 10 punti percentuali, passando dal 21% (2009) al 31% (2016). Sono soprattutto i giovani adulti sotto i 30 anni a far parte di questo gruppo.

Questo consumo mediatico ha delle ripercussioni sulla percezione della società. I “deprivati delle notizie” dedicano la loro attenzione soprattutto alle cosiddette soft news, notizie leggere e poco impegnative, oppure agli eventi minacciosi. Pertanto sono potenzialmente più inclini a seguire una politica populistica che fa leva sulle paure e che suggerisce soluzioni semplicistiche.

2. La digitalizzazione dell’agorà promuove l’irragionevolezza

Molti ricercatori e giornalisti hanno creduto a lungo che la digitalizzazione dell’agorà mediatica avrebbe dato un nuovo impulso alla qualità delle informazioni. Si sperava che Internet avrebbe promosso una ragione in grado di emanciparsi dal potere e che avrebbe rafforzato la democrazia stessa. Ma è accaduto il contrario.

#DearDemocracy, la piattaforma di swissinfo.ch sulla democrazia diretta, è partner mediatico delle Giornate della democrazia di Aarau e trasmette il dibattito in diretta streaming su FacebookCollegamento esterno in tedesco (16 marzo dalle 17.30).

Invece di assistere alla creazione di grandi agorà a cui partecipano molti utenti, la rete sociale si è suddivisa in piccolissime agorà in cui spesso gli utenti che condividono le stesse opinioni restano tra di loro. Nel calore del “proprio nido” e tra “amici” anche le idee più astruse trovano sostenitori e conferme. 

Invece di valutare i punti di vista contrastanti e così aiutare la ragione a imporsi, gli utenti si cullano in “camere a eco” dove ci si sostiene a vicenda. La drasticità soppianta la precisione, la rabbia caccia l’intelletto. Una società di questo tipo, che opera nella modalità dell’autoconferma, si instupidisce sempre di più. Anche l’idea che la rete offra spazio per un discorso in grado di emanciparsi dal potere diventa sempre più evanescente. Già da tempo si sono imposte nuove tendenze di consolidazione del potere. Gli algoritmi dei giganti tecnologici, come Facebook e Google, determinano principalmente le informazioni che saranno mostrate all’utente. Inoltre, l’influsso comunicativo sull’agorà digitale è diventato un servizio acquistabile. Secondo diversi studi, già il 15% dei partecipanti alle discussioni su Twitter non è costituito da persone in carne e ossa, bensì da robot (“Social Bots”) usati per la disinformazione mirata. 

3. L’agorà mediatica è presa di mira

Sono proprio i media che operano maggiormente in base a standard qualitativi e al principio della “forza dell’argomento migliore” a essere attaccati maggiormente. Questo vale innanzitutto per i media pubblici. I rappresentanti delle case editrici oppure dei partiti borghesi di destra descrivono la Società svizzera di radiotelevisione (SSR SRG, l’emittente pubblica) come il problema principale a monte della crisi dei finanziamenti dei media privati. Queste accuse omettono i veri motivi della crisi, come la concorrenza spietata dei giganti tecnologici globali oppure la cultura della notizia gratuita promossa dai media privati stessi.

In realtà, sia il servizio pubblico sia i media privati di qualità adempiono funzioni democratiche irrinunciabili: tutte le fasce della società, anche le minoranze, devono essere raggiunte, l’acculturazione – la familiarizzazione a un nuovo ambiente culturale – deve essere promossa e la comprensione tra gruppi opposti deve essere favorita. Ma non è solo il servizio pubblico a essere attaccato. Si è anche sviluppata la nuova moda di screditare servizi di informazione professionali come “main stream mediatico” oppure “stampa del falso”. Negli Stati Uniti, il presidente in carica ha decretato che i media di qualità tradizionali sono nemici del popolo americano e ha addirittura dichiarato loro guerra. Attaccare in questo modo l’agorà mediatica significa sradicare le fondamenta della democrazia stessa.

Ma nonostante i processi di erosione dell’agorà, restano segnali che danno speranza. Sempre più persone riconoscono che dal profilo storico, la democrazia ha costituito più spesso l’eccezione che conferma la regola e che i tempi attuali richiedono una difesa a spada tratta dell’utopia degli antichi greci. 

I punti di vista espressi in questo articolo sono quelli dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione di swissinfo.ch.

Giornate della democrazia di Aarau 2017

Questo contributo è pubblicato nel quadro delle 9e Giornate della democrazia di AarauCollegamento esterno. La manifestazione promossa dal Centro per la democrazia di Aarau (ZDA) si tiene il 16 e 17 di marzo. Il tema di quest’anno è “Il ruolo dei media nella democrazia diretta”.

Programma:

Giovedì 16 marzo, 17.30-19.30:

Relazione di Katharina Kleinen-von Königslöw, professoressa all’Università di Amburgo, “Democrazia diretta nell’epoca dell’uso individualizzato dei media”

Seguito da discussione tra esperti con:

Susanne Wille (giornalista e moderatrice, Televisione svizzera SRF);

Roger Schawinski (giornalista e imprenditore/pioniere mediatico);

Peter Wanner (editore, AZ Medien);

Iwan Rickenbacher (consulente esperto in comunicazione).

Venerdì 17 marzo, 9.15-15.30:

Giornata di ricerca con tre panel sui temi:

“Media nelle campagne elettorali”;

“Condizioni quadro legali dell’ambiente mediatico digitalizzato”;

“Formazione politica nell’epoca di Internet e dei social media”.

E voi come vi informate? Scriveteci i vostri commenti!

(Traduzione dal tedesco: Michela Montalbetti)

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