Giro di vite per l’Assicurazione invalidità
Il primo pacchetto di misure per risanare l'AI è stato al centro dell'ultima settimana di sessione delle Camere federali, i cui lavori si sono conclusi venerdì.
Adottando il principio “reinserimento prima della rendita”, la Camera del popolo vuole ridurre di almeno il 20% il numero di beneficiari dell’Assicurazione invalidità.
Con un dibattito fiume durato ben 14 ore, negli ultimi giorni della sessione il Consiglio nazionale ha dato i primi colpi di piccone al grande cantiere dell’AI.
L’Assicurazione invalidità rappresenta da alcuni anni la voragine finanziaria più inquietante per i conti della Confederazione. Con un disavanzo pari a 1,7 miliardi di franchi nel 2005, l’AI ha ormai scavato una debito che sfiora gli 8 miliardi.
Prima di dare inizio ai lavori per colmare questo buco con nuove entrate finanziarie, i parlamentari hanno adottato in questi giorni una serie di provvedimenti destinati a chiudere rapidamente la falla.
Falsi invalidi
Le misure, che si iscrivono nella quinta revisione dell’AI, mirano in particolare a ridurre del 20% i nuovi beneficiari di rendite, rispetto al 2003.
Il numero di coloro che percepiscono prestazioni dell’assicurazione statale ha registrato infatti un balzo spettacolare da oltre un decennio, passando dal 3,2% della popolazione attiva nel 1992 al 5,2% nel 2004.
Una crescita legata in particolare, a detta degli operatori del settore, al clima sociale e professionale più duro che grava in Svizzera dalla lunga stagnazione economica degli anni ’90. Attualmente, ben il 40% delle richieste di rendite presentate all’Assicurazione invalidità sono motivate da problemi di natura psichica.
Prima ancora di approdare in Parlamento, i problemi dell’AI hanno suscitato negli ultimi anni controversie e schermaglie politiche.
Secondo l’Unione democratica di centro (UDC), vi sarebbero infatti troppe persone in Svizzera che abuserebbero dell’assicurazione statale per godersi una rendita non meritata. Lo stesso Christoph Blocher, consigliere federale del partito di destra, aveva parlato a più riprese di “falsi invalidi”, prima di venir eletto in governo.
Diffamazione collettiva
Durante il dibattito alla Camera del popolo, la sinistra è nuovamente insorta contro quella che è stata definita una “campagna di attacchi irresponsabili”.
Per la consigliera nazionale socialista Christine Goll il dibattito lanciato dall’UDC e il progetto di riforma dell’AI corrispondono ad “una diffamazione collettiva delle persone disabili, trattate come parassiti”.
Incurante delle critiche della sinistra, la maggioranza del Consiglio nazionale ha sostenuto la necessità di un cambiamento di paradigma, approvando il principio “reinserimento prima della rendita”.
In altre parole, in futuro gli assicurati che rivendicano delle prestazioni dovranno partecipare a tutte le misure proposte dall’AI per mantenere il loro lavoro o reinserirsi nella vita professionale. Tale obbligo comprende sia il ricorso a mezzi medici, che corsi di formazione professionale o programmi occupazionali.
Pur puntando sul reinserimento professionale, i deputati hanno invece scartato la proposta, avanzata dalla sinistra, in favore dell’imposizione di quote per costringere i datori di lavoro ad assumere persone disabili.
Restrizioni su tutti i fronti
La maggioranza della Camera bassa ha inoltre deciso di accordare il diritto ad una rendita solo alle persone assicurate da almeno tre anni (finora un anno). Una disposizione che rischia di penalizzare stranieri e giovani che accedono per la prima volta al mercato del lavoro in Svizzera.
Il Consiglio nazionale ha pure stralciato le rendite complementari versate attualmente ai coniugi dei beneficiari di prestazioni AI e ha soppresso anche il cosiddetto “supplemento di carriera”. Le rendite dovrebbero quindi venir calcolate sulla base dell’ultimo guadagno realizzato, senza tener conto delle prospettive professionali dell’assicurato.
Tra le proposte approvate vi è anche una misura che tocca direttamente degli svizzeri dell’estero e degli stranieri che percepiscono prestazioni dell’AI, pur non abitando più in Svizzera. In futuro le rendite versate all’estero dovrebbero venir infatti adattate al potere di acquisto del paese in cui vivono gli assicurati.
Il provvedimento, che non concerne i paesi dell’UE, è stato criticato tra l’altro dallo stesso ministro competente Pascal Couchepin, secondo il quale in questo modo si darà “un’immagine pietosa della Svizzera all’estero”.
Referendum in vista
Il pacchetto di misure della quinta revisione dell’AI, che deve ancora passare tra le mani della Camera alta, consentirebbe risparmi per 300 milioni di franchi all’anno.
Ma esponenti della sinistra hanno già annunciato un referendum: ai loro occhi, governo e parlamento hanno appositamente lasciato peggiorare per anni la situazione finanziaria dell’AI, allo scopo di poter smantellare una parte delle sue prestazioni.
La sinistra chiede un risanamento dell’assicurazione statale tramite un aumento delle entrate. Una proposta che dovrebbe rientrare invece nella sesta revisione dell’AI.
swissinfo, Armando Mombelli
La quinta revisione dell’Assicurazione invalidità mira a ridurre del 20% il numero dei nuovi beneficiari, rispetto ai dati del 2003.
Attualmente il 5,2% della popolazione attiva svizzera percepisce una rendita AI (3,2% nel 1992).
Con una nuova perdita di oltre 1,7 miliardi di franchi nel 2005, l’Assicurazione invalidità ha accumulato finora un debito di quasi 8 miliardi.
Durante la sessione primaverile, le Camere federali hanno tra l’altro portato a termine la revisione della legge radio-televisiva, in corso da 7 anni.
In futuro la SRG SSR idée suisse dovrà cedere alle emittenti private il 4% del canone (45 milioni di franchi). La Confederazione si assumerà almeno la metà del finanziamento di swissinfo.
Le Camere hanno pure trovato un accordo sulla liberalizzazione dell’ultimo chilometro della telefonia fissa. Swisscom dovrà aprire alla concorrenza le reti di allacciamento degli utenti alle centrali di telecomunicazione.
Il Parlamento ha inoltre approvato il versamento di 1 miliardo di franchi, quale contributo al fondo di coesione dell’UE.
Il Consiglio nazionale ha infine sostenuto il principio dell’introduzione di una tassa sul CO2 per i combustibili, allo scopo di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.