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Gli immigrati tunisini mettono in allerta la Svizzera

Immigrati tunisini aspettano di poter entrare nel centro di accoglienza di Lampedusa, 13 febbraio 2011. Ciro Fusco/EPA

L’esodo di tunisini sbarcati gli scorsi giorni sull’isola di Lampedusa preoccupa le autorità elvetiche. Dopo quella dei cittadini nigeriani nel 2010, la Svizzera si sta preparando ad affrontare un’altra ondata di richiedenti l’asilo.

La politica in materia di migrazione si trova in cima alla lista dei programmi dei partiti svizzeri elaborati in vista delle elezioni federali dell’autunno prossimo. I flussi migratori sono anche stati al centro dei dibattiti del recente forum sociale mondiale di Dakar, in Senegal.

Dopo i recenti avvenimenti nei Paesi nordafricani, la questione è ritornata ad inquietare la fortezza Europa e la Svizzera, poiché, crollate le barriere sulle coste tunisine, migliaia di giovani sono partiti alla caccia di un sogno: la speranza di un lavoro e di un futuro migliore.

In pochi giorni, più di cinquemila giovani hanno lasciato la Tunisia per raggiungere con imbarcazioni di fortuna, con carrette del mare l’isola di Lampedusa, a un tiro di schioppo dalle coste del paese nordafricano.

Rifugiati economici

Il mare piatto e l’assenza di controlli sulle coste tunisine hanno favorito questo esodo di massa, che qualcuno ha subito definito “biblico”. A fuggire da un paese tutto ancora da inventare, in cui la situazione politica è provvisoria dopo la caduta del presidente Ben Ali, sono soprattutto i giovani, di età compresa tra i 25 e i 30 anni.

Sono partiti soprattutto dal golfo di Gabès e di Zarzis e sono in cerca di un lavoro. In Tunisia, infatti, la gioventù difficilmente può costruirsi un futuro: il tasso di disoccupazione giovanile è circa del 30%.

E verso dove sono diretti? «Non sappiamo ancora se queste persone tenteranno di raggiungere la Francia o la Spagna, oppure di venire in Svizzera», ha affermato Marie Avet, portavoce dell’Ufficio federale della migrazione (UFM). Intanto, Berna segue con attenzione l’evolversi della situazione e il Ticino si prepara a un flusso maggiore di immigrati.

Dichiarazioni contrastanti

Lunedì, la ministra di giustizia e polizia svizzera Simonetta Sommaruga ha indicato ai media che «le autorità elvetiche hanno già iniziato a prepararsi nel caso di un esodo di clandestini dal Nordafrica».

Nel contempo, l’Ufficio federale della migrazione ha reso noto che «non era prevista nessuna strategia, visto che l’arrivo in Svizzera dei richiedenti l’asilo dal Maghreb non è atteso prima di un mese».

Il direttore dell’UFM Alard du Bois-Reymond ha tuttavia spiegato alla Radio svizzero romanda che «la Svizzera deve preparasi su due piani. Su quello internazionale, collaborando con l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea (Frontex), e su quello interno, nel senso di una coordinazione tra cantoni e Confederazione».

Marie Avet ha sottolineato che «la Svizzera finora non è mai stata una destinazione privilegiata per i rifugiati tunisini, che preferiscono andare in Francia». Dello stesso avviso è anche Jalel Matri, membro dell’Associazione dei tunisini in Svizzera e militante dei diritti dell’uomo. «Queste persone proseguono il loro viaggio verso la Francia, dove vivono cugini, parenti o amici. In generale, non vengono in Svizzera poiché non conoscono nessuno e la vita è troppo cara».

Ciò nonostante, il bilancio migratorio indica che alla frontiera meridionale i migranti tunisini sono il terzo gruppo nazionale, dopo i georgiani e i nigeriani.

Meno di una settimana

Le guardie di confine ticinesi si aspettano di essere confrontate con una possibile ondata di profughi tunisini non prima di una settimana dallo sbarco a Lampedusa del fine settimana scorso.

«Circa il 90% dei clandestini africani che tentano di entrare in Svizzera, lo fanno utilizzando il treno», ha affermato Fabio Ghielmini, del corpo delle guardie di confine della regione IV Lugano. I binari della linea ferroviaria Milano-Chiasso distano pochi metri dal centro di registrazione e procedura di Chiasso.

Il funzionario ha precisato che sul versante ticinese «nessuna misura concreta è stata prevista per il momento dalle guardie di confine», ricordando la possibilità di ottenere rinforzi da altre regioni della Svizzera «in uno o due giorni».

Polemiche a iosa

Intanto, al di fuori delle frontiere elvetiche sono altri i problemi ad occupare l’agenda politica. Tra Bruxelles e Roma i toni si sono subito fatti aspri, dopo che il ministro dell’interno Roberto Maroni aveva accusato l’Ue di «lentezze burocratiche» e di lasciare l’Italia sola di fronte all’urgenza umanitaria. Il ministro della Lega Nord ha chiesto alla Commissione europea lo stanziamento di 100 milioni di euro.

Altro tema di tensione è stato il ruolo dell’Agenzia europea delle frontiere Frontex. La sua azione per frenare l’esodo di profughi dal Nordafrica è giudicata insufficiente da qualcuno.

Per il portavoce dell’Organizzazione internazionale per la migrazione, Jean-Philippe Chauzy, «la collaborazione tra la Libia e l’Italia avrebbe dovuto frenare l’esodo di migranti a destinazione dell’Europa». Opinione condivisa anche da Claire Rodier, del Gruppo di informazione e sostegno degli immigrati in Francia, che parla di una vera e propria «breccia nel Mediterraneo che potrebbe essere collegata all’allentamento della vigilanza da parte della Libia».

Infine, a sud della Svizzera, la Lega dei Ticinesi ha colto l’occasione per chiedere «l’erezione di un muro di cemento alto quattro metri lungo la frontiera fra Svizzera e Italia, un paese alla deriva, incapace di gestire il flusso migratorio e la criminalità», ha affermato provocatoriamente il presidente a vita della Lega, Giuliano Bignasca.

È l’isola principale del gruppo delle Pelagie, nel mar Mediterraneo.

Si trova a 205 km dalla costa siciliana e a 113 da quella tunisina.

 

Conta circa 6000 abitanti e ha una superficie di circa 20 kmq.

Gli abitanti risiedono quasi tutti nell’unico centro, Lampedusa. Di costituzione calcarea, ha scarsa vegetazione. Attività principali sono la pesca e il turismo.

Dalla fine degli anni Novanta dello scorso secolo, Lampedusa è diventata la meta principale dei migranti africani nel mar Mediterraneo.

Nel corso della notte tra lunedì e martedì non si sono più verificati sbarchi sull’isola di Lampedusa. A scoraggiare gli immigrati tunisini, sembra siano state le condizioni non ottimali del mare e i controlli rafforzati sulle coste della Tunisia.

Nell’isola si trovano attualmente circa 2000 migranti, ospitati quasi tutti nel centro di accoglienza sull’isola, riaperto domenica 13 febbraio.

In Svizzera vivono oggi circa 25’000 persone con lo statuto di rifugiato e circa 23’000 persone con quello di rifugiato provvisorio.

L’anno scorso sono state depositate 15’567 domande di asilo. Un aumento pari al 2,7% rispetto al 2009. La maggior parte di queste persone proviene dalla Nigeria (1969), dall’Eritrea (1799), dallo Sri Lanka (939) e dalla Serbia.

Nel corso del 2010, delle

20’690

domande d’asilo trattate in prima istanza, 3’499 persone hanno ottenuto l’asilo (17,7%).

4’496

persone (23%) hanno ottenuto lo statuto di rifugiato provvisorio e per

9’466

persone è stata emanata una decisione di non entrata in merito.

I principali operatori turistici elvetici Kuoni, Hotelplan e Tui riprendono i loro viaggi a destinazione della Tunisia.

Seguono le raccomandazioni del Dipartimento degli affari esteri DFAE che malgrado giudichi la situazione nel paese nordafricano “non ancora stabile”, afferma sia ora possibile raggiungere le località balneari della costa e la capitale Tunisi.

Per quanto riguarda invece la situazione in Egitto, il DFAE

sconsiglia i viaggi urgenti. «Nonostante la calma apparente – si legge nel sito del DFAE – lo sviluppo della situazione di sicurezza permane incerto».

(traduzione e adattamento dal francese, Luca Beti)

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