Gli Stati Uniti sospesi alla Florida

Gli Stati Uniti ed il mondo intero potranno forse conoscere il nome del 43.esimo presidente oggi pomeriggio, giovedì 9. L'annuncio ufficiale dovrebbe avvenire attorno alle 23 ora svizzera. Ma il condizionale resta d'obbligo in questa elezione.
Tra le polemiche per i timori di tempi lunghi e le denunce di presunte frodi, in queste ore si stanno ricontando i voti della Florida che devono decidere chi sarà il 43.esimo presidente degli Stati Uniti fra Al Gore, il democratico vice-presidente uscente e George W. Bush, il repubblicano.
Dalla verifica dei voti filtrano indiscrezioni: ci sono da scrutinare di nuovo circa 6 milioni di schede e Gore avrebbe guadagnato finora su Bush 34 preferenze. Nel primo spoglio, martedì, Bush aveva chiuso davanti a Gore con circa 1.800 voti di margine.
I due candidati alla Casa Bianca hanno spedito in Florida loro plenipotenziari perché tutelino i loro interessi. Entrambi hanno scelto ex segretari di Stato: Bush ha inviato James Baker, mentre Gore ha mandato Warren Christopher.
S’è fatto da parte, invece, Jeb Bush, fratello del candidato e governatore della Florida, che avrebbe dovuto fare parte di diritto della commissione di verifica: ha annunciato che, per evitare sospetti, ne resterà fuori. Jeb Bush ha anche ricordato quello che tutti in America sanno: oltre alle schede nelle urne, bisogna anche scrutinare quelle che arrivano per posta e che hanno dieci giorni di tempo per giungere agli uffici elettorali. Se la verifica confermerà un distacco minimo fra Bush e Gore, bisognerà quindi attendere la metà del mese e l’esaurimento dei voti per corrispondenza. Anche se da quelli Gore ha poco da sperare: vengono in genere da militari che votano repubblicano a stragrande maggioranza.
Il governatore della Florida ha sparato a zero sui media e sui tecnici che conducono gli exit poll, le interviste all’uscita delle urne in base alle quali si fanno le proiezioni. «Entrambi i candidati, a mio parere, sono stati trattati ingiustamente dalle prime proiezioni per la Florida, come lo sono stati anche gli elettori», ha detto Jeb, nome che è la sigla per John Ellis Bush.
Nelle prime dichiarazioni pubbliche dopo il combattuto voto di martedì, Gore ha rilevato di avere vinto il voto popolare, anche se – ha ricordato – contano i Grandi Elettori. «Adesso, abbiamo bisogno di risolvere questa situazione senza fretta», ha detto da Nashville davanti ai microfoni, senza poi accettare domande dai giornalisti. Il manager della sua campagna, William Daley, ha aggiunto: «Gore è in testa nel voto popolare e per i Grandi Elettori. E la Florida confermerà che ha vinto le elezioni».
Anche Bush è stato fiducioso: accompagnato dal candidato alla vice-presidenza Dick Cheney, s’è mostrato sicuro della vittoria in Florida. Bush, che appariva rilassato, nonostante avesse dormito solo tre ore, ha definito la notte scorsa «un momento storico», e ha promesso che, se sarà presidente, lavorerà anche per coloro che hanno votato per il candidato democratico.
Nessuna delle due parti ha finora mostrato di voler cavalcare le polemiche su errori e frodi. Migliaia di elettori hanno infatti bombardato mercoledì di telefonate la commissione elettorale, affermando di aver votato per errore, a causa del disegno grafico della scheda, Pat Buchanan, il giornalista ultraconservatore capolista del partito riformista che fu di Ross Perot, invece di Al Gore.
Il Partito democratico ha definito illegale il disegno grafico delle schede di West Palm Beach, ma non ha finora unito la sua voce alla richiesta per un secondo voto.
swissinfo e agenzie

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.