Governo: ultime scaramucce prima della battaglia
L'elezione del successore di Moritz Leuenberger – e forse di Hans-Rudolf Merz – sarà uno dei temi dominanti dell'attualità politica nei prossimi mesi. Le schermaglie tra i partiti offriranno un primo assaggio della grande battaglia in programma nel 2011 con le elezioni parlamentari e la rielezione del governo.
Nell’ultimo anno di legislatura, dopo la pausa estiva, le Camere federali non saranno soltanto chiamate a chiudere diversi cantieri in corso da anni, ma anche a ritoccare la composizione dell’esecutivo. Un primo appuntamento è già stato fissato: l’8 dicembre il parlamento si riunirà per eleggere il successore di Moritz Leuenberger.
Lo scorso 9 luglio il ministro del Partito socialista (PS) ha infatti annunciato, un po’ a sorpresa, che lascerà il Consiglio federale alla fine dell’anno, rinunciando così ad assumere per la terza volta la presidenza della Confederazione. La poltrona ministeriale vacante non dovrebbe sfuggire di mano al PS. Finora soltanto l’Unione democratica di centro, che sogna da tempo di estromettere i socialisti dal governo, si è fatta avanti per contendere il seggio rimasto libero.
Il partito di destra riuscirà però difficilmente ad ottenere l’appoggio dei due schieramenti politici del centro, il Partito liberale radicale (PLR) e il Partito popolare democratico (PPD). Il PS, seconda forza politica nazionale, è rappresentato in governo con due ministri dal 1959. Un attacco frontale a pochi mesi dalle elezioni parlamentari dell’ottobre 2011 rischia di essere poco compreso dall’elettorato e di favorire i socialisti nella campagna elettorale.
Altre dimissioni attese
Il seggio socialista non sarà però prevedibilmente il solo che andrà rinnovato entro la fine dell’anno. Da tempo è infatti attesa la partenza del consigliere federale radicale Hans-Rudolf Merz, l’uomo politico più bersagliato dai mass media da almeno un anno e mezzo.
Il ministro delle finanze è stato continuamente “malmenato” non solo dalla stampa, ma anche da numerosi esponenti politici, per le sue iniziative nell’ambito della vertenza con la Libia, per il solerte aiuto prestato all’UBS, suo ex-datore di lavoro, e per l’accordo concluso con Washington sulla trasmissione di migliaia di dati dei clienti della banca svizzera alle autorità fiscali americane. Pesanti critiche sono giunte perfino dalle Commissioni di gestione delle Camere federali, incaricate di verificare l’operato del governo nell’ambito di queste vicende.
Se la decisione di Leuenberger di lasciare il governo ha sorpreso un po’ tutti per il momento scelto, ogni mese che passa senza dimissioni di Hans-Rudolf Merz rappresenta un po’ una sorpresa. In risposta alle crescenti speculazioni, il presidente del PLR Fulvio Pelli ha ribadito recentemente che il ministro dovrebbe rimanere in carica fino alla fine della legislatura.
Opzione più normale
Ma si tratta verosimilmente di dichiarazioni di natura tattica, volte ad alleviare le notevoli pressioni che pesano su Merz. In effetti, anche agli occhi di molti radicali, la permanenza in governo di un ministro continuamente sotto tiro non costituisce la premessa migliore per affrontare la prossima campagna elettorale. Dopo le elezioni parlamentari, il PLR potrebbe inoltre incontrare maggiori difficoltà a sostituire con un successo il suo consigliere federale.
“Finora i radicali hanno fatto valere il loro diritto a disporre di due seggi nell’esecutivo in base a ragioni aritmetiche, ossia per il fatto che sono attualmente la terza forza politica nazionale. Se dovessero perdere ulteriori percentuali di voto alle elezioni di ottobre, cosa tutt’altro che inverosimile, si ritroverebbero molto indeboliti di fronte alle rivendicazioni di altri partiti, in particolare il PPD o i Verdi”, rileva Georg Lutz, docente di scienze politiche all’Università di Losanna.
In caso di dimissioni di Merz in tempi brevi, il PLR potrebbe invece concordare un baratto di voti con il PS per assicurare l’elezione dei rispettivi candidati. “A me sembra questa l’opzione più normale. Anche se, da qualche tempo, le scelte tattiche dei partiti sono diventate molto complesse e sempre meno chiare. Non a caso, quasi tutte le ultime elezioni al governo si sono giocate per una manciata di voti”, osserva il politologo.
Nuova fase di volatilità
Dopo un lungo periodo di stabilità, unico a livello europeo, dal 2003 la scena politica svizzera è difatti entrata in una fase di volatilità, caratterizzata da scontri diretti, alleanze effimere e incertezze. Nessun seggio in governo è ormai più garantito a nessun partito e anche l’elezione del successore di Leuenberger – e Merz – potrebbe risultare molto combattuta, preannunciando la grande battaglia che si scatenerà quasi sicuramente nel dicembre del 2011, in occasione della rielezione di tutto il governo.
“Da almeno mezzo secolo si è sempre detto che la suddivisione dei seggi in governo deve corrispondere in qualche modo alla forza dei partiti in parlamento. Ora, i continui cambiamenti dei rapporti di forza dei partiti e la crescente polarizzazione della scena politica hanno generato una situazione d’instabilità, che non si concluderà di certo dopo le elezioni parlamentari dell’anno prossimo”, prevede Georg Lutz.
Una situazione che non preoccupa comunque il politologo: “In fin dei conti, nonostante le continue critiche al governo e al sistema attuale, la Svizzera se la cava abbastanza bene a livello internazionale. È riuscita ad esempio ad affrontare molto meglio di numerosi altri paesi la crisi finanziaria ed economica degli ultimi due anni”.
Armando Mombelli, swissinfo.ch
1959 – 2003
La lunga era della “formula magica”: 2 seggi al Partito socialista (PS), 2 al Partito liberale radicale (PLR), 2 al Partito popolare democratico (PPD) e 1 all’Unione democratica di centro (UDC).
2004 – 2007
L’UDC, con Christoph Blocher, strappa un seggio al PPD: 2 seggi PS, 2 PLR, 2 UDC e 1 PPD.
2008
Eveline Widmer-Schlumpf e Samuel Schimd lasciano l’UDC ed entrano nel nuovo Partito borghese democratico (PBD): 2 seggi PS, 2 PLR, 2 PBD e 1 PPD.
2009
In gennaio l’UDC ritorna in governo con Ueli Maurer che subentra a Samuel Schmid: 2 seggi PS, 2 PLR, 1 PPD, 1 UDC e 1 PBD. In settembre, il radicale Didier Burkhalter subentra in governo al collega dimissionario Pascal Couchepin.
2010
L’Assemblea federale elegge l’8 dicembre un nuovo ministro, dopo le dimissioni del socialista Moritz Leuenberger, che lascia l’incarico a fine anno
Percentuali di voto alle elezioni parlamentari 1995, 1999 e 2003 e 2007:
Unione democratica di centro: 14,9%, 22,5%, 26,7%, 29,0%
Partito socialista: 21,8%, 22,5%, 23,3%, 19,5%
Partito liberale radicale: 20,2%, 19,9%, 17,3%, 15,6%
Partito popolare democratico: 17,0%, 15,8%, 14,4%, 14,6%
Partito ecologista svizzero: 5,0%, 5,0%, 7,4%, 9,6%.
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